Capitolo 43

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Milano era davvero incantevole, io papà avevamo fatto una capatina in piazza, volevamo vedere il Duomo prima di arrivare a casa di sua sorella.

Non la conoscevo neanche, in tutti questi anni non si era mai fatta sentire neanche con mia mamma (mi raccontava spesso che erano molto amiche.)

Avrebbe potuto fare una chiamata, anche solo per sapere se stessimo bene, ma non mi andava di portare rancore per delle cose successe anni prima, quindi, anche se non era stata presente, l'avrei comunque trattata come una vera e propria zia.

La piazza principale era stupenda, il Duomo era enorme, io e papà ci eravamo ripromessi di visitare la città nelle settimane successive, visto che il corso mi impegnava soltanto tre ore al giorno.

La zia abitava ad appena venti minuti da Milano, sembrava una bella zona, tranquilla e con tutti i comfort. Non era potuta venire a prenderci a causa del turno lavorativo, quindi aveva lasciato un mazzo di chiavi dalla vicina così che appena arrivati potessimo sistemarci e riposare. L'autobus, per fortuna, ci aveva lasciati proprio davanti casa.

Appena entrati, si vedeva la cucina soggiorno, la casa era piccola ma deliziosa; era tempestata di foto di almeno dieci paesi esteri diversi. Probabilmente non se la passava male, dopotutto non era sposata e non aveva figli, quindi ogni estate la passava in viaggio, girando il mondo.

Papà mi aveva parlato un po' di lei in aereo: si era trasferita a Milano per amore, non aveva avuto fortuna, però. Dopo pochi mesi mentre stava per tornare a Palermo, era stata contattata da un'agenzia di pubblicità per un buon lavoro. Avevo provato tenerezza per lei, si era ritrovata in una città sconosciuta, lontano dalla famiglia e abbandonata dal fidanzato un mese prima del matrimonio.

L'idea di passare tre settimane a casa di un'estranea non mi faceva impazzire, ma papà non poteva permettersi un albergo, quindi per risparmiare qualcosa aveva accettato che ci ospitasse lei.

La doccia è il momento che amo di più, mi risveglia se devo affrontare una giornata pesante e mi rilassa se devo andare a letto, così, visto che eravamo ancora soli, decisi di entrare in bagno e godermi un momento di relax tutto per me.

<<Non consumare tutta l'acqua>> aveva urlato mio padre dall'altra stanza.

<<Papà è estate, pensi davvero che la farò calda?>> dissi ridendo.

Ero rimasta in bagno almeno per un'ora, come se fossi in una spa facendo anche una maschera facciale che mi avevano regalato le ragazze. "L'aria è secca a Milano" aveva detto Rebe.

Dopo aver avvertito mamma che eravamo già in casa, decisi di andare in camera per distendermi un po', io e mio padre avremmo dormito insieme, c'erano solo due camere da letto e anche se avrei voluto un po' di privacy in più, dovevo accontentarmi.

<<C'è qualcuno in casa?>> zia Teresa era appena entrata, papà gli era corso incontro ad abbracciarla ma io ero rimasta indietro.

<<Ciao, io sono Andy>> mi sentivo sempre impacciata quando conoscevo una persona nuova.

Sembrava una brava persona, era alta poco più di me e aveva dei capelli mossi castani. Papà mi aveva detto la sua età e anche se aveva quarant'anni, ne dimostrava almeno cinque di meno.

<<Ho preso qualcosa di pronto per cena, spero abbiate fame>> ci chiese

Io e papà avevamo mangiato un panino per pranzo mentre ci eravamo soffermati a guardare il Duomo e il mio stomaco reclamava del cibo più sostanzioso tanto che brontolava già da mezz'ora, e quasi in coro avevamo risposto di sì.

Dopo aver cenato papà e la zia erano rimasti in salone a parlare un po', sentivo che lui parlava tutto il tempo della mamma e mi era spuntato un sorriso sulla faccia. Era meraviglioso scoprire come dopo tanti anni, si potesse amare una persona come il primo giorno.

Le mie amiche mi stavano video chiamando, sicuramente erano state tutto il giorno insieme e avrebbero passato la notte a casa di Rebe.

<<Ciao bellezze, che fate di bello?>> dissi vedendole già in pigiama.

<<Tra poco iniziamo la solita maratona di film. Dobbiamo solo scegliere quale>> rispose Elena. Ogni estate, io e le mie amiche, ci riuniamo per guardare qualche saga tutta la notte, ma puntualmente ci addormentiamo dopo il primo film. É una nostra tradizione.

<<Scommetto che la prima a crollare sarà Rebe>> dissi, mentre proprio lei aveva iniziato a sbadigliare.

Mi mancavano già, sarebbe stato stupendo se, anche loro, fossero venute con me.

Non so se volevo che quei giorni passassero in fretta, anche se mi mancava casa, volevo godermi tutto di quell'esperienza.

Ero finalmente arrivata a teatro, eravamo una ventina tra ragazzi e ragazze; mi sentivo imbarazzata non conoscendo nessuno, ma Giulio (l'amico di mio padre) ci aveva messo subito a nostro agio facendoci presentare.

Il primo giorno praticamente era passato in quel modo, ma andava bene, ricordavo che anche il primo giorno delle superiori fosse andato così.

<<Domani iniziamo a leggere qualcosa, e vi presenterò anche gli altri docenti>> disse Giulio, sembrava severo a tratti, metteva anche un po' di timore, ma non dovevo scoraggiarmi, avevo attraversato tutta l'Italia per seguire questo corso, non di certo per farmi mettere paura da qualcuno.

Alle lezioni successive avevamo fatto tantissime attività: dal mettere a nudo le nostre paure alla dizione. Un giorno addirittura ci avevano chiesto di urlare più forte che avessimo potuto per liberarci di tutto e piangere se ne avessimo avuto il bisogno. Avevo pensato a Riccardo come sempre e del giorno in cui ci eravamo visti in caffetteria. Quei pensieri mi avevano fatto piangere come una fontana, e fu proprio in quel momento che Giulio, avvicinandosi a me, disse:

<<Se un giorno dovrai recitare una scena triste, pensa a quello che ti sta facendo piangere adesso e ti verrà benissimo.>>

Avevo appena capito cosa facessero i veri attori per rendere la scena più vera possibile sul set.

I giorni passavano in fretta, avrei voluto fermarli ma era impossibile, così non mi restava altro che godermi gli ultimi tre giorni a Milano; anche il corso era quasi terminato e mi ero appena resa conto di non essere riuscita a visitare nulla della città. Avevo studiato così intensamente tutto quello che ci facevano fare a teatro da non vedere quasi i giorni passare. L'unica cosa che mi ero concessa era stata quella di andare dal parrucchiere con la zia, un sabato mattina. Anche se inizialmente l'idea di tagliare i miei capelli lunghi non mi aveva entusiasmata, decisi di farlo lo stesso. Cambiare look era proprio quello che ci voleva.

Era arrivato il momento di partire e mi dispiacevalasciare casa della zia, eravamo stati bene, non ci aveva fatto mancare nulla eanche papà aveva passato dei giorni felici. Non vedeva sua sorella da moltotempo e godersela, per lui, era stato come ricevere un regalo.

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