Quello che aveva dedotto, forse, non era del tutto sbagliato, ma illudersi non serviva a nulla. Riccardo sapeva cosa provassi per lui, quindi, se fosse stato davvero come pensava Rebe, perché non dirmi nulla?
Odiavo avere il cervello in fumo, quei pensieri mi devastavano. Mi sarei soltanto voluta svegliare una mattina e poter dire: "Riccardo finalmente è uscito dalla mia testa. Adesso sto bene", ma non era così semplice come pensavo. I giorni a seguire per me erano stati difficili. Pensavo a quella mattina passata in caffetteria e dentro la mia testa avevo un caos incredibile. Parlargli, sentire ancora il suo profumo, guardarlo ridere, mi faceva bene e male allo stesso tempo; ogni volta, vederlo, era una pugnalata ad un ferita ancora aperta. Pensare, che fino a pochi mesi prima era "mio" mi angosciava. Forse, avrei preferito non svegliarmi e viverlo ancora dentro i miei sogni. "Ma che dici?" avevo subito scosso la testa. Restare intrappolata in un sogno, pur di stare con lui... No! Non era da me, quei pensieri stupidi, dovevano abbandonare la mia mente e anche alla svelta; speravo soltanto che lo studio, e la preparazione agli esami mi aiutassero.
Il primo giorno di scuola era stato molto pesante, anche se avevamo seguito solo due ore di lezione. I professori ci avevano già chiesto di studiare, da internet, almeno trenta pagine tra storia e autori classici, fino a che non avessimo comprato tutti i libri. Credevamo di impazzire, io e i miei compagni cercavamo consolazione guardandoci a vicenda, ma nessuno di noi riusciva a dare conforto agli altri. Eravamo disperati.
Dopo qualche giorno ogni professore che entrava in classe, ci diceva quanto ci avrebbero "distrutto" agli esami i docenti esterni e che loro dovevano lasciarci tutti quei compiti per prepararci bene.
Io e le mie amiche avevamo provato a studiare insieme, riunendoci a casa mia una sera, ma quello che ne era uscito, era stata una dormita di gruppo, per poi risvegliarci rintronate senza sapere da dove continuare.
Le settimane successive erano state a dir poco assurde, speravo di riuscire a partecipare al musical della scuola, visto che anche quello era stato solo un sogno, ma i compiti che ci lasciavano ogni giorno, non mi avrebbero permesso una vita sociale, quindi avevo dovuto rinunciare a malincuore.
Io e le ragazze avevamo deciso di studiare per conto nostro vista l'esperienza passata e i nostri sabato sera, ormai, li passavamo davanti ai libri per preparaci alle varie interrogazioni.
Quando incontravo i miei compagni nei corridoi, sembravamo tutti usciti da un film horror, avevamo delle occhiaie terribili come se non dormissimo la notte.
L'unico momento che mi era rimasto per poter stare un po' con le mie amiche era la ricreazione.
<<Speravo di avere una vita frenetica per non pensare a Riccardo, ma non credevo di essere presa così in parola>> dissi loro, facendole divertire. Ma quegli attimi passavano così in fretta e soprattutto erano sempre meno, dato che anche la ricreazione la usavamo per ripassare.
Un giorno, dopo scuola, avevo deciso di andare a studiare in quella caffetteria, oltre a memorizzare meglio, ero anche riuscita a rilassarmi, così, in quel momento, decisi di andarci spesso per potermi concentrare.
Dopo qualche giorno, avevo iniziato anche a stringere amicizia con i camerieri; erano quasi tutti ragazzi un po' più grandi di me. Una di loro aveva addirittura fatto qualche battuta su Riccardo, dicendomi quanto fosse carino, inutile dire che avevo cambiato espressione, ma, tutto sommato, avevo risposto con un sorriso dicendo:
<<Lo so... è stato il mio ragazzo>>. Di colpo, era diventata tutta rossa, come se si fosse sentita in imbarazzo per quel commento. Mi ero trattenuta dal ridere e lei era scappata inventando una scusa. Avevo detto una bugia, lo so, ma per me lo era stato davvero e forse, mentre lo dicevo, speravo che un giorno, quella piccola menzogna, diventasse una grande realtà.
Non lo avevo più rivisto, qualche volta avevo anche aperto una chat per scrivergli buttando giù qualche parola, ma ovviamente non ne avevo avuto il coraggio, cancellando subito dopo il messaggio.
Cosa avrei potuto dirgli? "Ciao, sai mi manchi da morire", non era il caso. Probabilmente, non avrebbe neanche capito il perché, visto che per lui ero una sconosciuta. Pian piano che passavano i giorni, accettavo sempre di più l'idea che quei sogni non sarebbero mai diventati reali.
Per fortuna i mesi passavano e le vacanze di Natale si stavano avvicinando. Io, Elena e Rebe avevamo deciso di studiare come matte per poter sostenere la maggior parte delle interrogazioni, e devo dire che ci eravamo riuscite. Volevamo essere un po' più libere, almeno, per goderci le feste. Sapevamo che quello che ci aspettava con il nuovo anno sarebbe stato terribile, ma non mi importava, bramavo la settimana prima del Natale per potermi godere un po' di pace e avere come unici pensieri quelli di fare l'albero ed uscire a comprare i regali.
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Ti Ho Già Incontrato " La Realtà Dentro Di Me"
RomanceAndy è sempre stata una ragazza normale, non sognava il principe azzurro e probabilmente dopo la sua unica esperienza con i ragazzi, aveva perso fiducia nel genere maschile. Il suo più grande sogno è quello di diventare un'attrice, è determinata a f...