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Nat: "Non credo di aver mai ballato tanto in vita mia" dice sedendosi sfinita sull'erba, continuando a ridere.

Wanda: "Mi fanno male i piedi" dice massaggiandoseli. Lei si sdraia in silenzio di fianco a loro, e rimane a guardare le stelle.

Nat: "Febe?" nessuna risposta.

Wanda: "Febeee" dice scrollandola per una spalla.

Febe: "Umh, sì?" dice ritornando dal suo mondo dei sogni.

Wanda:  "Che hai? Sei triste?"

Febe: "No, no tutt'altro. Non passavo una serata così bella da anni" 

Nat: "Ma?"

Febe: "Ma ho una brutta sensazione"

Nat: "Pensi di non piacere a Peter?"

Febe: "Peter? E che centra Peter?" dice scattando sull'attenti.

Wanda: "Ma dai!! Vi siete guardati per tutta la serata, è palese!"

Febe: "Si nota tanto?" entrambe annuiscono.

Nat: "Ma perché non fai tu il primo passo?"

Febe: "Te l'ho detto, ho una brutta sensazione, come se dovesse accadere qualcosa. Per cui non posso distrarmi, o abbassare la guardia" dice guardando un punto non definito davanti a lei "E se parlo o anche solo guardo Peter, state pur certe che mi distraggo eccome"

Nat: "Ohhhh, è innamorata cotta" dice rivolta a Wanda.

Wanda: "Ma se poi non succede niente, e hai perso un'occasione? E' una sensazione, no? Magari sei solo tesa per oggi"

Nat: "Esatto! Dai, fai un tentativo" dice dandole delle gomitate amichevoli. Neanche a farlo a posta, dalla vetrata esce Peter per prendere una boccata d'aria e sgranchirsi le gambe "Oh guarda là! E' un segno Febe. Ehi, Peter!" dice sbracciandosi per farsi vedere. Quando le vede inizia ad avvicinarsi, e Wanda e Nat se la squagliano.

Wanda: "Vedrai che ci ringrazierai" dice prima di correre dietro a Natasha.

Peter: "Ciao, come mai sei qui fuori?"

Febe: "Nulla, stavo pensando" dice facendo spallucce "E tu?"

Peter: "Per fare una pausa da tutta quella confusione" indica alle sue spalle "E volevo sgranchirmi un po' le gambe, quindi...ti va di andare a fare una passeggiata?" si sforza di non balbettare.

Febe: "Emh, certo". Ed ecco che tutti i suoi piani sono andati a farsi benedire "Vieni, ti voglio far vedere un posto" dice prendendolo per mano e guidandolo attraverso il bosco. Peter la segue senza fiatare, si fida di lei. Dopo parecchi minuti di camminata, sono ormai immersi nel bosco e stanno per raggiungere il lago.

Peter: "Ma dove stiamo andando?"

Febe: "Siamo quasi arrivati" poco più avanti si ferma, scostando alcuni rami di un cespuglio. Quello che si para davanti agli occhi di Peter, è da togliere il fiato. Sotto il sole della luna, il lago rispende come non mai, mostrando diverse sfumature di rosso, mentre tutto intorno a loro centinaia di lucciole svolazzano. Lungo le due sponde del lago, alcuni dei fiori più rari e pregiati di Asgard crescono indisturbati, donando a questo luogo magico un tripudio di profumi.

Peter: "Wow" dice ammirando con occhi lucenti tutto ciò che lo circonda "E'-E' davvero bello qui"

Febe: "Vieni, siediti" dice facendogli spazio sull'erba morbida "Ci venivo spesso qui con mio padre, era il nostro posto segreto. Facevamo dei lunghi pic-nic seduti qui, sulla sponda del lago" dice con un po' di nostalgia. 

Peter: "Mi dispiace, so cosa si prova" dice stringendole la mano, e rivolgendole un sorriso sincero "Quando ero piccolo entrambi i miei genitori sono morti. E' stato doloroso, all'inizio non capivo, pensavo mi avessero abbandonato, poi man mano che sono cresciuto ho capito. Mi ha cresciuto mia Zia May, viviamo insieme a New York, lei si è sempre presa cura di me"

Febe: "Mi dispiace, non hai potuto passare molti momenti con i tuoi genitori"  dice guardandolo dispiaciuta. Sotto la luce della luna i suoi occhi luccicano, e Peter non riesce a staccarle gli occhi di dosso "Che c'è? Perché mi guardi così?" dice sorridendo.

Peter: "Perché sei bellissima" dice piano. Torna a guardare il lago per qualche secondo, il tempo di smettere di arrossire fino alla punta delle orecchie.

Febe: "Lo pensi davvero?" dice senza guardarlo. Peter le prende delicatamente il mento, e le gira il viso, in modo da guardarla negli occhi.

Peter: "E' da quando ti ho visto stamattina, che non penso ad altro" dice avvicinandosi lentamente. I loro battiti accelerano, i respiri si fondono. La  mano di Peter si appoggia sulla sua guancia, mentre la sua mano raggiunge i morbidi capelli di Peter. Sono sempre più vicini, manca così poco. Ma ecco che le trombe del palazzo suonano, facendoli sobbalzare, erano così concentrati l'uno sull'altra che tutto intorno a loro si era fatto di un silenzio tombale. Le trombe però le hanno sentite eccome, soprattutto Febe. Come aveva predetto, è successo qualcosa, e lei si è allontanata dal palazzo. Come primo giorno da regina andiamo male...

Peter: "Che succede" dice alzandosi in piedi e guardando in direzione del palazzo. Ma lei non risponde, è troppo occupata a prendersi a schiaffi mentalmente. Dovevi dare retta a te stessa. Te lo sentivi che qualcosa non andava, e ora che è successo non sei lì ad aiutare "Febe, ehi?" dice prendendola per le spalle. Lei conosce bene quelle trombe, e ogni volta che suonano non è mai un buon segno. L'ultima volta che le ha sentite è quando gli Elfi Oscuri hanno attaccato Asgard, quando è morta sua madre.

Febe: "Dobbiamo andare a palazzo" dice mettendosi a correre all'impazzata. Ma sono in mezzo al bosco, per quanto possa correre non arriverà mai in tempo.

Peter: "Febe! Che succede?!" dice quando dopo poco riesce a raggiungerla e starle al passo.

Febe: "Qualcuno sta attaccando il palazzo. Merda! Di questo passo arriveremo troppo tardi" dice senza fermarsi. Riempie i polmoni d'aria e poi fischia più forte che può "PEGASUS!" grida mentre cerca di schivare i rami degli alberi. 

Peter: "Chi è Pega-" ma la sua domanda non ha più bisogno di una risposta. Ce l'ha davanti. Fedele come sempre il suo cavallo alato atterra maestosamente a pochi metri da loro, emettendo un forte nitrito per salutare la sua padrona. Con un agile salto Febe sale sul cavallo, tendendo poi una mano a Peter.

Febe: "Forza sali. E tieniti stretto, andremo parecchio veloce" dice afferrando saldamente le redini. Peter fa come le dice e si tiene ben stretto a lei "Vai Pegasus, a palazzo" dice al cavallo, che immediatamente parte.

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