*Capitolo scritto dal punto di vista di Amine
Eravamo radunati tutti quanti in cerchio, a casa di Mattia, che oramai era diventata la nostra "Sala delle riunioni". L'aria era tesa, dallo sguardo dei miei amici si poteva ben capire che qualcosa non andava.Mi scambiai un rapido sguardo con Anas, che sembrava sorpreso quanto me di questa riunione immediata.
«I clienti e soldi stanno calando, se continuiamo così in pochi mesi torneremo come qualche anno fa.» disse Aziz, passandosi una mano sul volto, frustrato da questa situazione.
«La maggior parte stanno iniziando a comprare da quelli di Milano Ovest, dicono che la roba sia più buona e si venda a poco prezzo.» commentò Anas, incrociando le braccia al petto.
«Dobbiamo mostrargli che noi siamo più forti di loro.» esclamò Mattia, posando le mani sul tavolo.
Sapevo bene cosa volesse fare, lo avevo capito dal suo sguardo: uguale a una tigre assetata di sangue, che avrebbe perfino ucciso per ottenerlo.
Tirò fuori una pistola dai suoi pantaloni, posizionandola sul tavolo, sotto lo sguardo attento di tutti noi. «Dobbiamo solo spaventarli, non ucciderli.» disse, osservando tutti noi.
«No, no.» esclamò Anas, alzando le mani in segno di resa. «Mi dispiace, io ne resto fuori, ho già fin troppi problemi.»
«Anas, il patto.» disse Mattia, avvicinandosi al suo amico. «Ogni azione la compiamo tutti, insieme.»
«Non mi sporcherò le mani di sangue, ancora.» disse Anas, sotto lo sguardo severo di Mattia. «Sappiamo bene che qualcuno di noi perderà il controllo e sparerà.»
«Se restiamo lucidi non succederà.» presi parola io.
Anas mi guardò soltanto, per poi scuotere la testa e tornare seduto sulla sua sedia, mentre Mattia iniziò a spiegare il piano.
«Due di noi resteranno in macchina, mentre uno farà da palo e tutti gli altri dentro.» disse, mentre tutti noi lo ascoltavamo. «Entreremo, li minacceremo e tutto filerà liscio.»
Tenevo le braccia incrociate al petto, mentre Mattia assegnava a ognuno i nostri ruoli.
«Anas e Valerio resteranno in macchina, mentre Naha farà da palo; io, Sami e Amine entreremo dentro.» disse, mentre tutti noi annuimmo. «Il colpo è tra 3 giorni.»
Mattia diede a me e Sami le nostre pistole, in caso avessimo dovuto usare in una situazione critica.
Mi diede una pacca sulla spalla e guardai la pistola nera fra le mie mani, mentre i ricordi di qualche anno fa riaffioravano nella mia mente.
«La mano non trema quando stringe il ferro.» pensai, per poi riporre la mia pistola nel retro della mia tuta e coprirla con la felpa.Feci un rapido cenno col capo a tutti, uscendo da quella casa, di cui le mura stavano iniziando a starmi strette. Camminai per le strade del mio quartiere, fino ad arrivare al mio palazzo, dove salutai il ragazzo seduto su una sedia e dargli il cambio.
Mi sedetti al suo posto, aspettando qualcuno a cui vendere. Mi passai una mano sul volto, sentendo il senso d'angoscia salirmi più del solito e la paura di morire chiuso nel quartiere mi soffocava. Lo sguardo deluso di mia madre e gli occhi di Marika quando scopriranno tutto entrarono nella mia mente, facendomi sospirare amaramente.
Odiavo essere debole.
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𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮
FanfictionAmine e Marika: amici da sempre, fratelli da una vita. Ma loro vivono una "storia d'amore" seppur non stiano insieme: una storia difficile, dove entrambi sono rimasti al fianco dell'altro nei momenti momenti più bassi che alti. Questo era amore per...