13. «Siamo il sangue ed il sangue è per sempre.»

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(*Questo capitolo non contiene dialoghi, è fatto apposta per "entrare" nei pensieri di Marika e cercare di conoscerla più a fondo (sopratutto dopo quello che è successo nello scorso capitolo). Penso sia scritto in un modo più maturo di come scrivo di solito e sono molto felice, visto che ho potuto sperimentare un metodo di scrittura differente, spero vi piaccia.)

Il mio petto faceva pericolosamente sù e giù da ormai qualche minuto, mentre il mio viso era invaso da lacrime calde e salate che non avevano intenzione di cessare.
Il mio volto è illuminato dalla luna, unico mio punto di luce, che illuminava solo una piccola parte della stanza.
Piangevo silenziosamente, temendo di poter svegliare mia madre, mentre tenevo il palmo della mano sinistra sulla bocca, in modo che non uscisse nessun rumore da essa.
La stanza è completamente messa sotto sopra, la mia rabbia aveva preso il sopravvento e mi ero completamente spaccata le nocche e tirato all'aria qualche cuscino. Ogni tanto guardavo il sangue colare dalle mie ferite fino al pavimento, dove oramai si era creata una piccolissima pozza di quel liquido rosso scuro.

Sono terribilmente incazzata con me stessa, fin troppo. Sono incazzata con me stessa per aver avuto paura. Sono incazzata con me stessa per essermi fatta vedere debole. Sono incazzata con me stessa per non aver baciato Amine. Sono incazzata con me stessa per essere scappata via, come una codarda.

La tensione che si era creata tra noi due erano palpabile. Desideravamo entrambi baciarci, mettendo da parte i nostri orgogli e rivelare a entrambi tutto l'amore che provavamo l'uno per l'altro, ma ho rovinato tutto.
I suoi occhi mi parlavano, mi imploravano di lasciarmi andare e baciarlo, ma purtroppo la mia testa ha vinto ancora una volta la battaglia contro il cuore, ahimè.

Non so bene da dove nasce questa mia "Paura di amare" , ma soffro per questa cosa. Non riuscire a esternare a pieno le mie emozioni, per colpa dei miei demoni è terribile, se non infernale.
"Paura di amare" è avere paura dell'amore. Ma alla fine, cos'è l'amore?.

Passai nuovamente lo sguardo alla luna, chiudendo gli occhi, beandomi il silenzio assordante intorno a me. In lontananza si possono sentire delle urla e le sirene della polizia, 2 suoni che mi riportano troppi brutti ricordi. Sentii nuovamente l'ansia crescere in me, tanto da farmi portare entrambe le mani alle orecchie, cercando di far sparire quei rumori. Ma no, non ci riesco, o se ci riuscissi, non sparirebbero mai.
Fanno troppo parte di me e di tutta la mia vita.

Cercai di portare la mia attenzione altrove, posando lo sguardo su una foto attaccata al muro.
Mi alzai e mi avvicinai, vedendo che era una foto mia e di Amine, il giorno che era uscito per la prima volta dal carcere. Ricordo quel giorno come se fosse ieri: la gioia, l'emozione che Amine ritornasse a casa, la felicità, gli sguardi dei ragazzi pieni di spensieratezza e il sorriso di Amine, il più bello che abbia mai visto.
Forse è proprio lì che il mio cuore ha capito di essersi innamorato di lui, credo.
Passai la mano sulla foto, sporcandola accidentalmente di sangue, ma non mi importava.

Mi diceva sempre, citando una canzone di Emis Killa, uno dei suoi rapper preferiti: «Siamo il sangue ed il sangue è per sempre.»

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora