19. «Anche lui ti ama da morire.»

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Aprii a fatica gli occhi, richiudendoli quasi subito, a causa di una forte luce. Provai a riaprirli, sentendo le mie pupille bruciare, ma riuscivo fortunatamente a tenere gli occhi aperti. Mi trovavo in una stanza che non era la mia, ma assomigliava molto a quella di un ospedale. Vidi, accanto al mio letto, Amine seduto su una poltrona, dormire beatamente.

Cercai di alzarmi col busto, ma quando provai ad alzarmi sentii un dolore lancinante dietro alla schiena, che mi portò a gemere dal dolore e a riportarmi alla mia posizione iniziale. Vidi Amine svegliarsi e quando si accorse che ero sveglia, il suo sguardo su addolcì.

«Ciao Jolie.» disse, prendendo le mie mani fra la sue, posandoci un leggero bacio sopra.

«Cos'è successo?.» chiesi, guardandomi nuovamente intorno, capendo che mi trovassi davvero in una stanza d'ospedale.

«Due sere fa, eravamo in piazza insieme agli altri, quando da una macchina nera c'era un ragazzo che voleva sparare a me, ma tu ti sei buttata addosso a me e il proiettile ti ha colpito alla schiena.» disse, stringendo sempre di più le mie mani, mentre nella mia mente iniziavano a riaffiorare qualche immagine di quella sera.

«Saresti potuto morire.» dissi, vedendo il moro inarcare un sopracciglio.

«Anche tu saresti potuta morire.»

«Si, ma preferisco morire che veder morire te, non potrei mai sopportarlo.» dissi, abbassando lo sguardo. «Amine una vita senza di te non riesco a immaginarmela, se ti fosse accaduto qualcosa io non so cosa avrei potuto fare.»

Sentii i miei occhi inumidirsi e la mia voce incrinarsi sempre di più, Amine lasciò le mie mani e mi alzò il mento con un dito, in modo che lo guardassi negli occhi.

«È tutto finito, non pensiamoci più, ok?.» chiese, facendomi annuire, per poi abbracciarmi, assicurandosi di non farmi male. «Ti amo, ricordatelo sempre.» disse, mentre io sentii delle gocce cadermi sulla spalla destra, segno che stesse piangendo.

«Amine, sono qui con te.» gli sussurrai, accarezzandogli i capelli, in modo da farlo calmare.

Restammo per un po' in quella posizione, fin quando una dottoressa entrò nella stanza.
«Scusate l'interruzione.» disse, mentre noi due ci staccavamo. «Ma devo fare una rapida visita alla ragazza, devo chiederti gentilmente di aspettare fuori.»

Amine annuì solamente, per poi lasciarmi un rapido sguardo e uscire dalla stanza.

•••

«Porca puttana, Marika.» disse Aziz, appena entrato nella camera. Mi abbracciò, accertandosi di non farmi male, lasciandomi vari baci sul capo.
«Siamo morti tutti quanti dalla paura, davvero.»

«Però sono ancora qui, per vostra sfortuna.» dissi, soffocando una risata, visto l'occhiata che mi aveva tirato Aziz. «Amine? È tornato a casa?.»

«Oh, ehm sì.» disse Aziz, in un modo che a dir la verità non mi ha convinta molto, ma decisi di non darci troppo peso.

«Credo che uscirò tra qualche giorno da qui, la dottoressa mi ha detto che è meglio tenere sotto controllo la ferita.» dissi, guardando fuori dalla finestra, per poi riposare lo sguardo sul mio amico.

«Va bene, io adesso vado, passerò più tardi.» disse, posandomi un bacio sulla fronte, per poi dirigersi verso la porta. «Marika, perché lo hai fatto?.»

«Cosa?.» chiesi, ingenuamente.

«Perché ti sei buttata su Amine? Potevi morire, davvero.» disse, gesticolando freneticamente con le mani.

«Perché io lo amo Aziz, mi sono sentita in dovere di proteggerlo.» dissi, vedendo poi Aziz annuire, forse sorpreso dalla mia risposta.

«Sono certo che anche lui ti ama da morire.» disse, rivolgendomi un ultimo sorriso e scomparire dalla mia vista.

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora