22. «Scappiamo, da tutto e tutti.»

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Vidi la porta d'ingresso aprirsi, per poi vedere la figura di Amine entrare in casa. Sorrisi, buttando la sigaretta dal balcone e dirigermi verso il mio amato, lasciandogli un bacio a stampo.

«Tutto bene? Sei pallido Mon Amour.» dissi, portando una mano sul suo volto, sorridendogli.

«Va tutto bene Jolie, tranquilla.» disse, rubandomi un altro bacio. «Voglio solamente stare con te per tutto il tempo.»

Gli sorrisi, sentendo il mio cuore fare un balzo, per poi dargli un altro bacio. Portò le sue mani sui miei fianchi, mentre le mie mani erano fra i suoi capelli.

«Hai già mangiato o vuoi qualcosa?.» chiesi, spostandomi da lui, dirigendomi verso la cucina, finendo di sistemare i piatti all'interno della loro apposita credenza.

«Sono apposto, tranquilla.» disse, posando i gomiti sul tavolo, osservandomi.

Appena finii di sistemare tutto, presi per mano Amine e lo condussi in camera mia, anche se sapeva bene la strada.
Quel pomeriggio ci amammo, sia carnalmente che mentalmente; le nostre anime si erano unite per la prima volta fra loro, costruendone una sola.

•••

Eravamo distesi sul letto, uno affianco all'altro.
Io avevo la testa sul suo petto, dove potevo sentire il suo cuore battere, mentre lui teneva un braccio intorno alle mie spalle, mentre l'altro sotto la nuca.
Alzai la testa verso di lui, vedendolo con lo sguardo perso nel vuoto.

«Che hai?.» chiesi, avvicinandomi più a lui, in modo da poterlo guardare in faccia.

«Pensieri, troppi pensieri.» si limitò a rispondere, tenendo lo sguardo fisso al soffitto.

«Pensieri riguardo a cosa?.» chiesi, cercando di capire a cosa si stesse riferendo il moro.

«Tutto, su di noi, sugli altri.» disse, guardandomi finalmente negli occhi. «Non mi capacito ancora del fatto che stiamo insieme, insomma, non avrei mai pensato che una come te si innamorasse di uno con me.»

«E come sarei io?.» chiesi, posando i gomiti sul materasso.

«Sei una ragazza piena di vita, quando vuoi e come vuoi puoi mangiarti la vita senza accorgertene. Sei bella e intelligente, due aggettivi che insieme sono fantastici.» disse, accarezzandomi con un dito la spalla, mentre io lo ascoltavo attentamente.
«Mentre io sono un ragazzo che vive solo perché sono nato, non perché voglio davvero vivere. La vita, insieme ai suoi molteplici problemi mi risucchia, mi sembra di non trovare più la via d'uscita dal mio oblio di paure e insicurezze.»

Lo guardavo, mentre si sfogava e i suoi occhi trattenevano le lacrime. Pensavo che il nostro fidanzamento lo potesse aiutare ad attenuare tutte le sue paure e i suoi demoni, ma purtroppo non è accaduto, o solo in parte.
Vederlo sputare tutto il veleno che ha dentro mi fa male, vorrei così tanto prendere un po' del suo dolore e cucirlo su di me, solo per farlo stare meglio.

«Certe volte vorrei solo scappare, andare via il più lontano possibile.» disse infine, sospirando.

«Facciamolo.» dissi, vedendo il moro scoppiare in una risata. «Dico davvero Amine.»

«No, i ragazzi non c'è lo perdonerebbero mai.» disse, scuotendo il capo.

«I ragazzi vorrebbero solamente la nostra felicità Amine. I nostri problemi derivano tutti da qui, il quartiere; prendiamo lo stretto necessario e scappiamo via, ho dei soldi da parte, non possiamo andare lontano di certo, ma fuori da San Siro di sicuro.» dissi, vedendo il sorriso di Amine allargarsi sempre di più.

«Lo faresti davvero?.» chiese, mentre vidi nei suoi occhi un piccolo luccichio, che poche volte ho visto.

«Andrei in capo al mondo con te Amine, davvero.» dissi, il moro mi prese il volto fra le mani e mi baciò, per poi stringermi in un abbraccio.

«Scappiamo, da tutto e tutti.» disse, sorridendomi.

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora