6. «Te lo prometto Mon amour.»

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Le strade di San Siro questa sera sono vuote, cosa alquanto strana. Mio fratello e gli altri erano scomparsi da qualche ora, senza degnarmi di una spiegazione. Sono le 23:30 e il telefono di Anas risulta spento, dopo averlo provato a richiamare per l'ennesima volta.
Mamma non c'è a casa, visto che questa sera farà il turno di notte.

Vidi la porta di casa aprirsi di scatto, cosa che mi fece sobbalzare, ma il mio cuore perse un battito alla vista di Amine ricoperto di sangue.

«Porca puttana, Amine!.» urlai, precipitandomi verso il mio amico, che si appoggiò a me. Lo feci sedere sul divano, per poi prendere il suo volto fra le mie mani, guardandolo attentamente. «Che cazzo avete combinato?.» chiesi, sentendo i miei occhi inumidirsi.

«Non piangere per me, ti prego.» sussurrò, mentre una lacrima solitaria rigò il mio viso.

Lo accompagnai in bagno, dove lo feci sedere sul gabinetto. «Devo toglierti la maglia, ok?.» gli chiesi dolcemente, per poi vederlo annuire.

Lo aiutai a togliere la maglia bianca, diventata quasi completamente rossa, a causa delle innumerevoli chiazze di sangue presenti su di essa.
Presi un po' di cotone e lo bagnai con il disinfettante, sotto lo sguardo attento del moro, per poi tamponare delicatamente i graffi presenti sul suo viso.
Lo sentii sussultare sotto al mio tocco, a causa del bruciore causato dal disinfettante a contatto col sangue.

«Ti va di dirmi che cos'è successo, Mon ange?.» gli chiesi, medicandogli le ferite.

«Tre giorni fa abbiamo organizzato un colpo ai ragazzi di Milano Ovest: ci siamo preparati al meglio, ma forse tre giorni sono troppi pochi per prevenire anche gli imprevisti.» iniziò a dire, mentre io sospirai. «Ci hanno colpito alle spalle, ferendo Mattia alla spalla.»

«Gli altri?.» chiesi, buttando l'ennesimo batuffolo di cotone nel cestino, per poi prenderne un altro.

«Nulla di grave, sono messi tutti più o meno come me.» disse, accennando un sorriso.

«Amine, se ti fosse successo qualcosa io credo che sarei impazzita.» dissi senza pensare, mentre vidi sul volto del ragazzo crearsi un sorriso.

Il moro posò le sue mani sulle mie gambe, accarezzandole leggermente, cercando di tranquillizzarmi. Mi rilassai sotto al suo tocco, attirandolo a me in un abbraccio, mentre delle lacrime salate uscivano dai miei occhi.

«Non fate più delle cazzate del genere, vi prego.» gli sussurrai, sentendolo sospirare. «O se proprio dovete, parlatemene prima.»

«È meglio se resti fuori da queste cose, jolie.» disse, staccandosi dal mio abbraccio, come se si fosse scottato. «Sono cose molto più grandi di te, di tutti noi.»

Sospirai, non rispondendo. «Cambiando discorso, Anas?.» chiesi.

«È casa di Mattia, così come Aziz e Sami, lo stanno aiutando con la ferita alla spalla.» disse, alzandosi e dirigersi verso la porta del bagno, aprendola.

Lo seguii silenziosamente, vedendolo sedersi su una sedia e posare i gomiti sul tavolo, portandosi le mani in faccia. Il suo viso è stanco, le due occhiaie sotto gli occhi non passano inosservate, così come alcuni tagli sul viso.

Vorrei così tanto prendermi un po' del suo dolore, il quale si è accumulato con il passare degli anni, facendogli creare una voragine dentro di se, da dove pensa di non poterne più uscire.

«Jolie, abbiamo appena iniziato una guerra che finirà solamente con la morte di qualcuno.» disse, dopo qualche minuto di silenzio, alzando il capo verso di me. «Devi promettermi che non ti metterai in mezzo, per nulla al mondo.»

Vidi i suoi occhi diventare lucidi e arrossati, segno che stesse per piangere, cosa che Amine non faceva spesso, solo quando gli importava davvero di una cosa oppure quando non riusciva più a tenersi tutto dentro.

«Se ti fa stare tranquillo.» iniziai a dire, sedendomi accanto a lui. «Non mi metterò in mezzo, te lo prometto Mon amour.» gli presi la mano fra la mia, stringendola.

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora