20. «Promesso.»

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Mi medicai, un po' malamente, la ferita. Disinfettai e cambiai la benda, come detto dalla dottoressa.
Mi rimisi la maglia e uscii dal bagno, vedendo che i ragazzi erano in casa, con mio grande stupore.

«Ciao.» dissi, sorridendo a tutti, i quali sembravano fin troppo silenziosi, ma ricambiarono il mio saluto.
Non potetti fare a meno di notare l'espressione di Amine, persa nel vuoto, cosa che non accadeva da un po'. Aggrottai le sopracciglia e vidi mio fratello farmi cenno di andarmene e così feci.

Andai in camera mia, messa un po' sottosopra, ma mi stesi sul letto, promettendomi di sistemarla più tardi. Mi stesi a pancia in giù, posando la faccia sul cuscino, sospirando sonoramente, chiudendo gli occhi. Dopo qualche minuto sentii la porta della camera aprirsi, per poi richiudersi. Il letto si abbassò e sentii un braccio cingermi la vita, mentre una mano mi accarezzava i capelli.

Sapevo benissimo fosse Amine, lo avevo riconosciuto dal suo profumo da uomo, che ormai è diventato il mio preferito.

Alzai di poco la testa e vidi Amine guardarmi, gli sorrisi senza mostrare i denti e mi girai verso di lui.

«Che succede? Con gli altri intendo.» chiesi, facendo dei cerchi immaginari sulla sua maglia bianca, all'altezza del petto.

«Parlavamo di quello che ti è successo.» disse, quasi in sussurro, come se non volesse farsi sentire da nessun altro a parte me. «Anas non vuole che si parli più di quello che ti è accaduto e metterci una pietra sopra.»

«E scommetto che Mattia non è d'accordo, giusto?.» dissi, vedendo il mio ragazzo annuire.

«Mattia ha già fatto le sue supposizioni, pensa che siano stati i ragazzi di Corsico e vuole ripagarli con la stessa moneta.» disse, mentre la preoccupazione cresceva in me. «Il loro obbiettivo ero io, non tu, quindi vuole uccidere uno dei loro.»

«Vuole che gli spari a uno di loro.» disse infine, mentre io sgranai gli occhi, levando la mano dal petto di Amine, come se mi fossi scottata.

«No, no, non se ne parla.» dissi, muovendo le mani freneticamente. «Non farlo Amine, non puoi farlo.»

«Jolie, ascoltami.» disse, mentre io mi alzai con il busto, posando la schiena al muro, anche se mi dava leggermente fastidio a causa della ferita. «Io non sparerò, non potrei mai farlo, è solo per farli spaventare. Ho accordato con Mattia che la pistola sarà scarica.»

«Tu davvero credi a Mattia? È così assetato di sangue e vendetta che mentirebbe anche ai suoi affetti più cari.» dissi, spostando lo sguardo dai suoi occhi a un punto indefinito della stanza.
«E se loro rispondessero con il fuoco? Io non posso perderti Amine, non c'è la faccio.»

«Devi stare solo tranquilla Jolie, tu non mi perderai mai, intesi?.» chiese, prendendo le mie mani fra la sue. «Anch'io ero abbastanza contrariato all'inizio, ma se non facciamo nulla penseranno che siamo spaventati e indifesi.»

Riportai il mio sguardo su di lui; i suoi occhi marroni erano leggermente velati di lacrime, cosa che mi fece capire che faceva stare male anche lui questo piano.
I suoi occhi parlavano, urlavano che non voleva fare nulla di tutto ciò, ma sapeva bene anche lui che non poteva sottrarsi, o almeno, non poteva più.

«Ti prometto che non farò cazzate e la stessa sera tornerò da te.» disse, porgendomi il mignolo, proprio come un bambino.

«Promesso?.» chiesi, mostrandogli il mignolo, non stringendolo ancora fra il suo.

«Promesso.» disse, mentre io presi un sospiro e strinsi il mio mignolo con il suo, per poi stringerlo in un abbraccio.

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora