12. «Avevo fatto vincere la testa, di nuovo.»

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Sbuffai il fumo dalla bocca, stendendomi sul cemento freddo, sentendo la mia pelle rabbrividire.
Feci l'ennesimo tiro della mia canna e poi la buttai giù dal palazzo; odiavo il fatto che sia il fumo e l'alcool non riuscivano a farmi nessuno effetto, non riuscivo a tenere a freno i pensieri nemmeno con quelli.

Mi rialzai, sbuffando sonoramente. Portando i gomiti sulle ginocchia, guardando i grossi palazzi di San Siro illuminati.

Sono passate 2 settimane dalla rapina e tutto sembra essere cambiato. Mio fratello non è più lo stesso di prima, è riservato ed è sempre meno in casa.
Amine, l'ultima volta che l'ho visto è stato di sfuggita il giorno della rapina, ma da lì in poi non ci siamo più parlati.
Sospirai, scuotendo il capo, sollevando il cappuccio della mia felpa.

Amine, mi manca terribilmente. Mi manca poter parlare con lui, ridere fino a piangere, fumare insieme e dormire abbracciati. Mi manca tutto di lui.
Il mio umore è cambiato a vista d'occhio, forse proprio per la sua mancanza. Non posso nasconderlo, o meglio, non posso più farlo. Ho sempre avuto un debole per Amine, fin da quando eravamo solamente bambini. Ma con il passare degli anni questa "debolezza" non è mai sparita, anzi.
Sono innamorata di lui, follemente.

Sentii la piccola porta del tetto aprirsi, ma non mi girai. Sentii la porta chiudersi e dei passi avvicinarsi a me, per poi vedere con la coda dell'occhio una figura sedersi al mio fianco.

Ma non mi girai, sapevo che era lui. Lo avevo riconosciuto appena aveva aperto la porta, con quella leggerezza che solo lui ha.

«Ciao.» disse, prendendo parola per primo. «Non ci vediamo da tanto, eh?.»

«Già.» dissi, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto, lasciando trasparire un po' d'amarezza dal mio tono di voce. «Ti ho mandato molti messaggi, ma non li hai mai letti.»

«Lo so, scusa.» disse, afferrando una mia mano.

Posai lo sguardo sulla sua mano e notai le sue nocche completamente spaccate, sporche ancora un po' di sangue. Alzai lo sguardo verso Amine, vidi un taglio sotto l'occhio destro e uno sul naso.

Portai la mia mano sui due tagli, ma la tolsi appena lo sentii sussultare dal dolore. «Cosa è successo?.»

«Non lo capiresti.» disse, quasi in un sussurro.

«No Amine, non fare così.» dissi, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e alzarmi. «Non trattarmi come una stupida, anche tu.»

«Non ti tratto come una stupida.» disse, guardandomi dal basso, mentre io incrociai le mie braccia sotto al seno.

«Si invece! Non puoi scomparire per 2 fottute settimane e piombare qui con le nocche spaccate e dei tagli in faccia, per poi dirmi "non lo capiresti"!.»
dissi, mimando delle virgolette con le mani alla mia ultima affermazione, mentre lui sembrava visibilmente confuso. «Che cazzo vi sta prendendo a tutti quanti, eh?. Siete tutti cambiati all'improvviso che non vi riconosco più.»

Scossi la testa e cercai di andarmene, ma Amine mi prese per il polso, costringendomi e rigirarmi verso di lui.

«Sono state 2 settimane di merda Jolie, ok? Non ti voglio portare nella mia merda, quindi non voglio che tu sappia certe cose. Nemmeno gli altri vogliono che tu vada nella nostra merda, perciò ti teniamo all'oscuro di tutto.» disse, prendendo le mie mani fra le sue. «Sono state 2 settimane infernali credimi, ma adesso sono qui, accanto a te, è questo l'importante, no? Ti prego non essere incazzata con me Jolie, non potrei sopportarlo.»

Si era avvicinato pericolosamente al mio volto, tanto che potevo sentire il suo respiro solleticarmi le labbra, cosa che mi stava facendo impazzire.

«Amine.» sussurrai, quando sentii le labbra del moro quasi sulle mie, portandogli le mani al petto, anche se il mio cuore mi stava urlando di lasciarmi andare e baciarlo.

I nostri nasi si sfiorarono e i nostri corpi si muovevano involontariamente, ma le nostre labbra non si toccavano. Il mio respiro era irregolare, mentre le mani del moro erano posizionate sui miei fianchi, non spostando il suo sguardo dai miei occhi.

Il mio cervello ricominciò a funzionare e mi staccai bruscamente, scappando via da quel tetto.
Chiusi la porta alle mie spalle, posando le spalle su essa.
Avevo fatto vincere la testa, di nuovo.

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora