23|ANDARE PIANO

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WILLOW

Non so bene come definirla, e neanche tanto com'è cominciata. Forse durante il matrimonio, e in particolare mentre ballavamo insieme, mentre ci facevamo trasportare dalla musica e il reato sembrava non esistere in quel momento.

Forse è questo quello che si prova, quando due persone stanno bene insieme, e c'è quella chimica che in pochi hanno.

Mi piace, come la piega che sta prendendo questa cosa, e voglio che continui ancora per molto.

Vorrei che continui, come la felicità di mamma è papà. Che si amano sempre di più.

Come quando stai facendo una cosa bella, ma il tempo passa troppo in fretta e tu vorresti solamente che tutto torni indietro, per iniziare da capo.

Non stiamo neanche insieme e non ci conosciamo abbastanza da poter dire, che tutto questo sarà grandioso e molto bello. Ma posso dire, che se ci impegniamo tutti e due possiamo dare in modo che lo diventi.

Che io e lui, diventi un noi.

E non suona neanche tanto male.

Guardando questa bella vista, credo che potrei rimanerci per sempre. Così con lui, a parlare di tutto e di niente.

A ridere e scherzare, a confidarci l'un l'altro, a coccolarci abbracciati o semplicemente per poter stare insieme.

Trevor mi prende per mano, e mi invita a sedermi sopra il telo, dove lui si è già accomodato.

Allarga le gambe, mi siedo tra di esse tenendo la schiena lontana dal suo petto. Non vorrei fare qualcosa che gli dia fastidio.

Ma è lui a pensarci, quando con un braccio mi avvolge la vita e mi stringe più a se facendo aderire il suo torace alla mia schiena. Poi ci aggiunge anche l'altro, e mi stringe riscaldandomi.

Sento i battiti del mio cuore, che insieme al suo vanno all'unisono. Come se fossero uno solo.

Mi piace questa cosa, e come se i nostri due organi si fossero messi d'accordo per farci capire qualcosa, che forse piano piano comprenderemo del tutto.

-Siamo così, mi piace averti così vicina- mi confessa con il tono di voce, che anche se è abbastanza alto mi fa venire i brividi in tutto il corpo.

-Va bene- acconsento, sperando di non essere diventata rossa. È la prima volta, che esco con un ragazzo che mi piace veramente e non vorrei fare brutte figure.

Rimaniamo in silenzio, per un bel po' finché non né lui a spezzarlo.

-Non credo, ci sarà un'altra volta per rilassarmi così- dice in tono amaro, e io lo ascolto guardando davanti a me.

-Sono sempre troppo occupato, e non riesco quasi mai a trovare un po' di tempo per rilassarmi- continua e il tono di voce, sembra solo stanco.

-Poi da quando mio padre, ha deciso di lasciare tutto a me ancora di più. Dice che devo imparare già da ora, a gestire l'azienda nel miglior modo- un grande sospiro alza il suo petto e anche la mia schiena.

Mi dispiace per lui, e per il fatto che abbia così tanta pressione addosso. Tutte quelle responsabilità a soli ventiquattro anni, e con la costante paura di poter sbagliare da un momento all'altro.

Gli occhi addosso di chi, è pronto a puntarti il dito contro perché hai commesso un piccolo e insignificante errore.

-Certe volte, vorrei non avere tutto nelle mie mani, e potermi prendere la libertà di fare quello che veramente mi piace- lo vorrei anche io per te. Perché tutti meritiamo di fare le proprie scelte.

Senza pensarci gli accarezzo le mani, che sono strette sulla mia pancia. Subito lo sento rilassarsi al mio tocco, e sorrido al pensiero di essere io la causa.

-Mi dispiace, che ti senta così- mi metto sulle ginocchia e mi giro a guardarlo, le sue mani scivolano via dalla mia vita, e le poggia per terra dove si regge con le braccia. Subito il suo bel sorriso gli circonda le labbra.

-Hai un qualche potere speciale? perché già mi sento meglio- abbasso la testa ridendo divertita.

-No caro, per tuo sfortuna non sono una maga. Ma in compenso la cucina ed io andiamo d'accordo- mi vanto facendo una faccia, da finta altezzosa e lui alza le sopracciglia in modo sorpreso.

-Una piccola cuoca, che carina- mi prende in giro, spettinandomi leggermente i capelli.

In risposta, gli tiro un orecchio che subito diventa rosso e lui molla la presa.

-Hai un brutto carattere- mi fa notare, alzo le spalle in risposta e mi tiro in piedi.

-Ora però andiamo- gli faccio segno di alzarsi.

Da parte sua, ricevo solo uno sguardo confuso.

-A cucinare, così ti sentirai meglio- la mia voce se possibile, si è alzata di qualche nota più su.

Trevor si butta a terra disperato, e mi guardo in torno per vedere se qualcuno ci stia guardando.

-Io le mangio le cose, non le cucino- sbuffa divertito, alzo gli occhi al cielo e gli porgo le mani per tirarlo su lui però usa più forza e mi fa cedere sopra di lui.

E mi dà un bacio sulla guancia, dolce e delicato. Subito mi blocco e porto la mano sul punto, lo guardo negli occhi che guardano altro.

So cosa ha intenzione di fare, ma per quanto mi piacerebbe non voglio che sia così presto.

Stiamo imparando a conoscerci, e baciarsi come due innamorati, sarebbe troppo presto e soprattutto non davanti a tutti. Mi vergogno solo a  pensarci, figuriamoci a metterlo in atto.

Lo blocco, mettendogli una mano sulla bocca e scuoto la testa.

-Sarà meglio andare- mi tiro di nuovo in piedi, schiarendomi la gola.

Annuisce anche se non tanto d'accordo con me, e si alza anche lui poi recupera il telo e ci dirigiamo verso la sua macchina.

-L'ho detto io, hai un qualche potere- mi fa l'occhiolino, e dopo parte senza aggiungere altro.

Mi giro verso il finestrino, e sorrido al fatto che in effetti lui voleva baciarmi, e questo sta a significare che io gli piaccio. Ma non vorrei viaggiare troppo con la mente, e sbagliarmi.

Ne rimarrei solo delusa.

Tiro un sospiro di sollievo, quando penso che non si è arrabbiato e che non se la sia presa con me.



~CIAO!~♥️
MI SCUSO PER L'ASSENZA E PER NON AVERVI LASCIATO SENZA UN CAPITOLO.
QUESTO È UNO DEL PASSATO, E E NE SARANNO ALTRI MISCHIATI A QUELLI DEL PRESENTE COSÌ DA CAPIRE MEGLIO.
DETTO QUESTO BI SALUTO.
ANIA
🦋

 ZOEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora