Enrico
Sono qui, sono qui di fianco al suo letto e le sto stringendo delicatamente la mano. Più la guardo è più mi chiedo se stia soffrendo, mi chiedo se lei sappia, che adesso la sua vita è appesa ad un filo sottile.
Mi chiedo se sia consapevole, che ora spetta a lei decidere se lottare o mollare la presa. Sta a lei, decidere se vuole andare ancora aventi oppure lasciarsi andare e abbandonare questo mondo.
Se decidesse di mollare, non gliene fare una colpa. In fin dei conti, lei ne ha tutto il diritto.
Non né di certo colpa sua, se le è capitata questa famiglia di pezzenti e persone stronze che la trattano di merda di continuo.
Ora è lei che decide della sua sorte.
-Non so se mi senti o meno, però spero di sì così almeno saprai quello che penso e che volevo dirti da un sacco di tempo- mi blocco un secondo per osservarla e poi prendo un profondo respiro -Ho sempre pensato, che se si vuole bene a qualcuno bisogna fare di tutto per lei o lui. E ora ripensandoci mi rendo conto di quanto quella frase valga, di quanto le persone a noi care sono uniche e speciali. Mi sono reso conto troppo tardi dei miei errori, e che non ho fatto altro che ferirti e romperti giorno dopo giorno. Non ti sono stato accanto come meritavi e meriti.
Ma ti prometto che farò di tutto per poter rimediare e aggiustare alle cose che ho sbagliato con te, a costo di chiederti perdono in ginocchio.Ho infranto la promessa che ti feci tanto tempo fa e per questo me ne pento. Ma Zoe, ti prego non lasciarci, non lasciare me non ora che ho compreso quanto ti voglia bene. Voglio vederti ancora per molto tempo, e starti accanto in ogni momento. Ti voglio bene- ormai sto piangendo come una fontana, e nessuno mi ferma più. Ad un certo punto una delle macchine attaccate a mia sorella, comincia a suonare ripetutamente emettendo dei bip, fortissimi e continui.
Mi spavento subito e provo a chiamarla ma nulla, poi vedo che ha le convulsioni e allora chiamo un dottore.
Mi fanno uscire e anche se non voglio, mi tocca uscire e ascoltarli.
******
Cammino avanti e indietro, per questo corridoio bianco e che mi mette paura e ansia. Gli ospedali non mi sono mai piaciuti, mi mettono paura e mi fanno sentire triste molto triste.
Pensare che ci sono dei bambini e delle persone malate al suo interno, mi fa quasi piangere.
Sono agitato e quando sono agitato, tendo a non stare fermo un secondo.
-Enrico!- mi chiama una voce e subito mi giro, vedo nonna Teresa venirmi incontro e abbracciarmi.
Io la stringo a me e mi lascio andare, mi metto a piangere sulla sua spalla.
-È tutta colpa mia! Se lei ora sta male è solo colpa mia- dico tra le lacrime e lei mi consola accarezzandomi la schiena confortandomi e sussurrandomi di smetterla di dire così, e che non devo neanche dire queste cose.
-Ma è la verità! È tutta colpa mia-
Continuo a dire e con la convocazione che sia veramente tutta colpa mia, che sono stato proprio io a farla finire in questo ospedale, e ha farla finire su un lettino in coma attaccata a delle macchine.
-No, non né colpa tua. Se dobbiamo dare la colpa a qualcuno, quelli sono i vostri genitori. Sono loro che hanno fatto il danno maggiore, loro che hanno iniziato a fare gli indifferenti nei suoi confronti- mi prende il viso tra le mani, e mi guarda dritto negli occhi, mentre mi asciuga le lacrime che stavano scendendo.
Io invece tengo lo sguardo basso.
-Ehi, guardami. Non né colpa tua, tu hai solo la colpa di avere dei genitori così tanto egoisti e di esserti fatto influenzare da loro-
Mi sorride dolce e io non posso fare a meno di piangere ancora, piango perché ho paura, piango perché è la verità e sono consapevole che ha ragione.
Ragione su tutto.
Dopo quel momento passati abbracciati e a parlare, e che nonna ha passato a consolarmi le ho raccontato tutto. Le ho detto che mentre ero lì, accanto a lei -tralasciando il fatto di quello che le ho detto- le macchine che tengono in vita mia sorella, hanno cominciato a suonare forte e a Zoe le sono venute le convulsioni.
-Oddio! Spero solo che il medico ci faccia sapere presto e che non sia nulla di grave. Ne sta già passando troppe per la sua età-
Dice triste lei e io concordo.
Zoe ha solo quindici anni, è non ha fatto altro che soffrire negli ultimi anni, soffrire e basta.
A partire da mamma e papà, loro sono la causa principale e loro hanno iniziato tutto. Tutto questo casino che si poteva evitare fin dall'inizio.
Se gli avessi fermati pure io..
Accidenti! A me e al mio essere stupido.
Mentre penso a questo, mi scappa uno sbadiglio e mi strofinò agli occhi.
Mi sta venendo su un gran sonno, e credo che dovrei andare a dormire. Ma non voglio lasciarla qui da sola, ora men che meno.
-Tesoro, vai a casa a dormire. Ti chiamo io quando avrò notizie, e poi sta arrivando pure il nonno- mi suggerisce nonna, ma io scuoto la testa e mi rifiuto.
-No.. non voglio lasciarla da sola, voglio essere qui quando il dottore arriverà- le spiego serio.
Annuisce ma non sembra molto convinta, e non provo neanche a ribattere. Sa che non avrei cambiato idea, su questo ne sono felice.
E ora spero solo che le notizie arrivino presto.
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ZOE
Short StoryZoe è una ragazza timida e che sta sempre per le sue, ma per qualche strano motivo, i suoi genitori non la vogliono e non la trattano come lei vorrebbe o come dovrebbero. Su fratello Enrico non ne da meno, anche lui si comporta alla stesso modo. Si...