Capitolo 50 - Sara

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Sara

Entro nella palestra di Marco e saluto la ragazza alla reception, mi guarda confusa e accenna un sorriso di cortesia, credo sia scioccata nel vedermi mettere piede lì.
Diciamo che la palestra non è il mio ambiente ideale, forse proprio l'attività fisica in generale, sono più una donna da lunghe passeggiate con Stark a giocare al parco fra la natura e godermi lo spettacolo che ci circonda.
Mi dirigo verso l'ufficio di mio fratello, attraverso una delle sale piena di attrezzi di ogni tipo, noto un ragazzo osservarmi e mettere palesemente in mostra i muscoli, cosa che non mi interessa minimamente.
Alzo gli occhi al cielo, odio questi tipi di uomini che provano approcci idioti.

Verso sinistra c'è la sala dove al momento c'è la lezione di zumba, osservo tutte quelle donne che saltellano sudate, alcune sofferenti, altre sorridenti, io sarei già piegata a terra in cerca di ossigeno.
Mi fermo e guardo la mia pancetta, le mie cosce un tantino tonde, forse il mio sedere avrebbe bisogno di un aiutino e anche il seno, infondo ho praticamente trent'anni quasi.
Sconfortata apro la porta di Marco senza bussare, lo trovo al telefono con un cliente e subito i suoi occhi increduli si spalancano, poso la borsa termica sulla sua scrivania e lo vedo leccarsi i baffi, quasi istintivamente il suo stomaco inizia a brontolare come se mi stesse già ringraziando per questo gesto.
"La mia cara sorellina nella mia palestra, credo sia un'allucinazione."
Inizia come al solito a prendermi in giro appena chiude la telefonata.
"Se ci tieni a mangiare, smettila."
Lo avviso, non sono dell'umore giusto per sorbirmi le sue battutine.
"Ok."
Alza le mani in segno di resa.
É quasi l'una e conoscendolo sapevo di trovarlo affamato e ancora digiuno, prendo le due ciotole e le posate con i tovaglioli, gli passo le sue cose che quasi mi strappa dalle mani.
"Ma da quanto non mangi scusa, che modi sono?"
Lo riprendo bonariamente.
"Ho appena finito due sessioni di kick bockxing, mangerei anche te."
In questi casi è meglio che io mi sbrighi a mangiare la mia pietanza altrimenti resterò a digiuno.
"Come va con Christian? Non lo sto vedendo in palestra con gli altri."
Divora un altro cannellone quasi intero, a volte mi fa paura mio fratello.
"Ma tu non dovresti stare attento alla dieta, cazzate come proteine e cose simili?"
Lo osservo farne fuori un altro.
"Non oggi e non sono cazzate, farebbe bene anche a te."
Risponde con la bocca ancora piena.
"Comunque lui è stato impegnato, fra lavoro e la bambina con la febbre, ha avuto altre cose a cui pensare."
Inizio a giocherellare con la carne fuoriuscita dal mio cannellone superstite, non ci siamo visti per niente e sono ancora un po' turbata per la situazione dell'ultima volta, stava per dirmi qualcosa di importante, era angosciato e non mi piace per niente.
"Cosa c'è che non va?"
Alzo lo sguardo verso Marco cercando di allegerire l'atmosfera notando il suo volto preoccupato.
"Non far finta di essere preoccupato per commuovermi e poi puntare al mio ultimo cannellone."
Cerco di mettere in salvo il mio tesoro, ma lui è più veloce di me e mi deruba dei miei averi.
"Sei un maiale."
Lo accuso ma in risposta mi sorride con la solita faccia da schiaffi.
"Papà prima di partire vorrebbe una cena di famiglia, e vorrebbe invitare anche il tuo fidanzato e addirittura la mamma."
Mi va di traverso l'acqua che sto bevendo nel sentire le parole di mio fratello e inizio a tossire con forza mentre lui se la ride.

Cazzo mi sto strozzando davvero.

" Non so se è una buona idea,mamma e papà insieme, e poi non capisco perché coinvolgere Christian in tutto questo."
Non mi piacerebbe affrontare una serata del genere, non ho neanche presentato il mio ragazzo alla mamma.
"Di cosa hai paura?"
La sua domanda, aggiungerei idiota, mi risveglia dai pensieri.
"Vorrei risparmiargli di assistere alle solite discussioni che si creano ogni volta che siamo tutti insieme a far finta di essere una famiglia, cosa che non siamo."
Mi alzo e inizio a raccogliere le posate, le ciotole, metto tutto nella borsa termica.
"Spesso sei tu a tirar fuori le solite accuse, quando lui cerca di creare un'atmosfera serena."
Non posso credere che lo abbia davvero detto,lo ignoro perché finirebbe male, prendo la sciarpa e la indosso, faccio lo stesso con il cappotto, ma lui non demorde.
"Sara, devi perdonare, lei non era una tua amica, di sicuro lui non avrebbe dovuto farlo e di certo tu non avresti dovuto trovarli, ma tutta questa rabbia non ti aiuta a ricostruire un rapporto con lui."
Abbassa gli occhi.
"Marco, papà deve farsi perdonare tante cose da noi, e diciamolo pure, il fatto che sia scappato in un'altra città, così lontana, di certo non ha aiutato. Ma almeno fatti sentire, vieni a trovarci spesso, neanche."
Lui ha sofferto quanto me nonostante fosse più grande quando è andato via, ma forse, la figura di un padre serve leggermente di più nella vita di un ragazzo appena sbocciato, appena diventato maggiorenne, quindi perché mi dice questo?
" Ho scelto addirittura di fare il master a Milano per stare con lui, per riallacciare i rapporti inesistenti, ma cosa fa? Va a letto con una mia compagna di corso, anche se la odiavo, gli ho anche raccontato tutte le battute davanti la classe che lei faceva, ogni volta cercava di mettermi in ridicolo per la sua stupida gelosia. "
Come fa ad accusarmi di non averci provato con papà, soprattutto considerando le sue giustificazioni.
" Quando li ho sorpresi mi ha detto semplicemente, è capitato, cosa vuoi che sia. "
Infervorata dalle immagini disgustose di quei capelli lunghi che si muovevano sulla camicia aperta di mio padre, quegli occhi chiari che mi hanno guardata spaventati, ma poi  la sua risata mentre fuggivo via è stata come una lama tagliente.
Non ho mai avuto nessun rapporto con lei, anzi, un'antipatia reciproca nata per via dei suoi atteggiamenti, dalle sue gelosie, ma un colpo così basso, fare sesso con mio padre, non me lo aspettavo proprio.
"Non lo giustifico di nulla Sara, anzi, lo reputo un uomo piccolo se ripenso a diverse cose, soprattutto al suo titolo di padre, ma a volte dovremmo lasciare il passato alle spalle perché nessuno è perfetto ed in fondo è nostro padre."
Sostengo il suo sguardo ma non dico nulla, lo saluto ed esco dal suo ufficio con il cuore pesante, rimugino sulle parole di Marco, un velo di tristezza mi avvolge.
Salgo in auto e controllo il telefono, nulla, non lo sento da stamattina, in realtà Christian è sfuggente, capisco sia preoccupato per la piccola ma ha detto che stava bene stamani.
Le mie insicurezze su di noi bussano alla porta da quando si è fermato a dormire in quella casa, e me ne vergogno perché lo ha fatto per motivi importanti, lui mi ha sempre dimostrato con mille attenzioni di essere vero, presente nella nostra storia, ha lottato per noi, eppure negli ultimi giorni temo si stia allontanando.
Non posso permetterlo, probabilmente è colpa mia, non sono ancora stata in grado di dirgli cosa sento, devo andare da lui, non posso aspettare.
Faccio partire la chiamata, il telefono squilla, ma non ricevo alcuna risposta, guardo l'ora e ancora manca qualche minuto per la fine della sua pausa pranzo, ci riprovo ma stavolta mi stacca la telefonata.
Osservo il telefono confusa, cerco una spiegazione logica ma solo lui può darmene una, gli invio un messaggio chiedendogli di vederci stasera, la risposta arriva dopo soli dieci secondi, il tempo di mettere in moto, mi chiede di rimandare a domani sera scusandosi.
Sospiro preoccupata, vorrei si confidasse con me, io ho una rivelazione da fargli, ma a quanto sembra anche lui, c'è un discorso in sospeso che ci attende e questi atteggiamenti scostanti mettono paura.

Come due pezzi di un puzzle. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora