Capitolo 41 - Sara

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Sara

Fisso il soffitto, sento l'acqua della doccia chiudersi e vorrei scappare via, per fortuna deve uscire molto presto lui, io sto facendo finta di dormire per non affrontarlo, ma in realtà ho passato la notte praticamente in bianco.
Spio e lo vedo in giro per la stanza nudo mentre si veste e raccoglie le sue cose, poi chiudo di nuovo gli occhi, si avvicina, accarezza la mia guancia e mi sento sempre più una merda.
"Dormigliona, devo andare."
"Ok, ci sentiamo dopo."
Mi da un bacio e va via, solo sentendo la porta di casa riesco a respirare.
Porto entrambe le mani sul viso, non basta a nascondermi, mi copro fin sopra la testa con il piumone, ma ancora non sparisco, sono qui.
Butto un urlo di frustrazione attirando Stark che mi guarda con i suoi occhioni nocciola brillanti.
"Sono rotta piccolino, non funziono, non lo so."
Vado in cucina ma non riesco a mettere niente nello stomaco al momento, bevo solo un caffè, oggi ho il turno più tardi a lavoro per fortuna quindi torno a letto, resto seduta al centro di questo a gambe incrociate a chiedermi perché io debba sempre rovinare tutto.

Il momento era perfetto, lui lo è stato nonostante il dramma della serata, ed io che faccio? Niente!

Le ragazze finalmente mi mandano il buongiorno, faccio direttamente partire una videochiamata di gruppo, la rossa ha in braccio la bambina, la biondina invece ha davanti una tazzona di caffè.
"Ho rovinato tutto."
Esordisco così.
"Non ti preoccupare, l'importante è che ti sia chiarita con tuo fratello."
Giustamente Emily non può sapere che mi riferisco ad altro e non alla scazzottata a casa sua.
"No, ho rovinato tutto con Chris ieri sera qui a casa, ha messo al telefono una canzone per creare almeno un momento carino data la serata disastrosa e lo stato d'animo sotto i piedi, e mentre ballavamo mi ha detto che mi ama con delle bellissime parole."
Inizio quasi a piagnucolare.

" Sei nella fase preciclo? Perché piangi? "
Guardo male Emma per le solite idiozie che dice.

" Perché ho rovinato tutto, non ho risposto, non ci sono riuscita, non è uscito nulla dalla mia bocca. "
Sto quasi urlando in preda ad un attacco di nervi.

"Scusa ma perché? Tu lo ami."
Giuro che strozzerei Emily ora se fosse qui, a volte è un bene comunicare per telefono, grazie tecnologia.
"Non lo so, ho aperto la bocca, volevo dirglielo ma non è uscito nulla, l'ho vista la sua espressione ferita, non funziono più ragazze, sono difettosa."
Mi copro di nuovo con il piumone, voglio nascondermi dal mondo.
"Il tuo cervello è difettoso dalla nascita, ma lo sappiamo tutti, non è una novità."
Faccio capolino solo con la mano e allungo un dito, il medio, dopo averglielo mostrato alla cara Emma, torno nel mio nascondiglio completamente.
"Sara, datti tempo, glielo stai dimostrando con i fatti che lo ami."
Emily ha ragione.
"Oggi conoscerò la bambina, una cosa innocente e veloce a casa sua."
Solo a dirlo mi si stringe lo stomaco per l'ansia.
"Andrà bene." "Si, tranquilla."
Cercano di infondermi coraggio.

"Lo spero, in fondo è una bambina di quasi quattro anni, voglio dire, non dovrebbe essere così complicato conquistarla, la fase adolescenziale è quella brutta, ma è ben lontana."
Diciamo che cerco anche io da sola di farmi discorsi incoraggianti da ieri sera quando me lo ha proposto.
Saluto le ragazze, devono prepararsi per il lavoro e anche io, oggi sarà una giornata impegnativa.
Le ore a lavoro sono volate, suono il campanello di casa di Christian e sono molto, molto agitata, un senso di nausea da almeno un'ora in gola e sono nel panico più totale.
Sono passata da casa per prendere Stark, punto su di lui per conquistarla, sí, voglio giocare sporco, non mi importa se questo significa riuscire ad instaurare un rapporto con lei.
Christian viene ad aprire la porta ed io sembro uno stoccafisso, sbircio immobile ma non la vedo, come al solito mi osserva con il sopracciglio alzato, dovrebbe essere abituato alle mie stranezze.
Non ho il coraggio di fare un passo, lui è l'uomo che amo e sarò stupida ma non è così facile rendersi conto che è tutto reale, per quanto già lo sappia.
Quella bambina è parte di lui e di un'altra donna, lei lo legherà sempre a quest'altra, se dovessimo avere un giorno un figlio, lui avrà già vissuto questa gioia.
Scuoto la testa per le cattiverie che mi tormentano, mi sento in colpa, sono solo momenti di fragilità,ma è impossibile non soffrire per questo almeno un po', bisogna essere oneste.

Faccio un respiro profondo ed entro, non sono pronta, fino ad ora tutto questo è stato solo un sentito dire, fra pochi secondi sarà reale a tal punto da essere in carne ed ossa, ma è giusto così, bisogna affrontare la situazione, ce la metterò tutta.
Ad un tratto una vocina squillante urla il nome di Stark, mi volto e la vedo, una piccola dai capelli biondissimi si precipita ad abbracciare il mio cane, appena alza lo sguardo su di me i suoi occhi sono talmente chiari e azzurri che mi ricordano qualcosa, o qualcuno.
"Ma io ti conosco."
La piccola peste saputella che ho incontrato al negozio di pupazzi il mese scorso, volevo prendere il peluche di sailor moon e mi ha dato della vecchia.
Iniziamo bene.

"Tu sei la matrigna cattiva?"
A questa domanda guardo Christian non capendo.

"Stefany."
La ammonisce.

"Ciao, io sono Sara, sono amica di Stark, siamo venuti insieme."
Mi fissa un po' guardinga, poi torna a coccolare il cane ignorandomi.

Bhe credo sia andata alla grande.

Se ne vanno in camera insieme nonostante il padre la richiami più volte, vedo il suo dispiacere e una nota di disagio, forse nei miei riguardi.
" Tranquillo, è una bambina, ci saranno altre occasioni, un passo alla volta, secondo me il cane ci aiuterà."
Abbozzo un sorriso ma resta perplesso dalle mie parole, lo capisco dalla sua espressione seria e preoccupata.
Gli racconto il primo incontro con la piccola, io ero in quel negozio per comprare un regalino alla piccola Ginevra, in effetti lo vidi lì parlare con la commessa e subito scappai quel giorno.
Quante cose sono cambiate in così poco tempo, ora addirittura sono qui a casa sua a conoscere sua figlia.
Mi sento così strana con lei qui, se devo essere sincera un po' a disagio, devo ancora abituarmi a tutto questo, forse sta succedendo troppo in fretta.

Sarebbe dovuta essere nostra figlia, non posso non pensarlo, ma evito di dirlo, tengo questo pensiero inopportuno per me.

"Se ti va qualche volta potremmo portare Stark al parco per giocare insieme, secondo me gli piacerebbe molto."
Mi scruta con i suoi occhioni chiarissimi ma non mi risponde, anzi si rifugia fra le braccia del padre, eppure non credo di aver detto nulla di sbagliato.
Continua a giocare con il cane nonostante il padre la sgridi bonariamente per non avermi risposto.
"Tu mi vuoi portare via il papà."
Resto senza parole con occhi sbarrati ad osservare questa bambina che dopo avermi urlato dal nulla questo, corre in camera.
Sono immobile sulla sedia, ancora ho la tazzina di caffè in mano, Stark come se avesse intuito che qui in realtà la parte lesa sia io non l'ha seguita, Chris si scusa e sparisce nel corridoio.

Ma cosa diavolo è accaduto?

Come due pezzi di un puzzle. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora