Capitolo 44 - Christian

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Chris 

Ormai Gennaio è agli sgoccioli, cavoli sembra sempre un mese infinito, la routine dopo le feste è ripresa come al solito, lavoro, cerco di essere presente con Stefany e passo molto tempo con Sara, soprattutto la sera quando la piccola non è con me.
Al rientro da Milano abbiamo tentato un nuovo incontro, un pomeriggio, nuovamente a casa con Sara e il cane, giusto un'oretta, almeno mia figlia stavolta ha detto ciao.
Fra un'ora andrò a prendere Sergio all'aeroporto, poi i ragazzi verranno tutti da me per la partita, sempre se Alex non si addormenti prima, ultimamente dorme anche in ufficio, la piccola li tiene svegli.
Passo dalla mia ragazza e apro con le mie chiavi, il cucciolo che ormai cresce a vista d'occhio inizia a saltellare facendomi sorridere.
"Amore ciao, dove sei?"
"In cucina."
La trovo con in mano una coppa di gelato al cioccolato, intenta a immergervi il cucchiaio, poi porta alla bocca una generosa porzione.

Oh oh.

"Che succede?"
Guai in vista, il suo sguardo è triste.
"Mio padre viene in città, non mi va di parlarne."
Mi oltrepassa e va in camera, la seguo sapendo benissimo di essere su di un campo minato.

Cazzo è tutto così complicato.

"Dovresti riallacciare i rapporti con lui."
Mi guarda con astio non appena finisco la frase.
"Poteva tenerselo nei pantaloni invece di scoparsi una della mia età, mia compagna di corso tra l'altro, per quanto sia certa che sia stata lei a sedurlo per vendicarsi di me."
Inizia a sistemare il letto, poi passa ai vestiti che erano buttati sulla sedia, quando è nervosa fa sempre così.
" È iniziato tutto per colpa del suo ex che mi chiedeva di uscire continuamente, la sua gelosia ha superato ogni limite, riversandosi anche sui corsi."
Si volta verso di me sventolando l'indice ben teso.
"Una sola volta ha provato a instaurare un rapporto, è venuta a casa a prendere degli appunti, ha capito che mio padre era il mio punto debole, ha trovato il modo di vendicarsi."
Ripenso a quei momenti e mi viene il magone per tutto questo, noi già ci sentivamo.
" Neanche ho mai accettato gli inviti di quell'altro sbruffone, certo che erano fatti l'uno per l'altra. "
Continua a farfugliare mentre porta alla bocca un'altra cucchiaiata di generoso gelato.
" È stata lei però a spingermi quella sera al pub a venire a provarci con te credendo non fossi il tuo tipo."
Si avvicina arricciando il naso ed è adorabile quando fa così, circonda il mio collo con le sue braccia e posa dolcemente le labbra sulle mie, un breve contatto che riesce sempre a provocarmi delle emozioni.
Un nodo allo stomaco mi viene se penso a ciò che cerco di rimandare, a ciò che dovrò affrontare, a come reagirà, e non voglio perdere tutto questo ora che so cosa si prova.
Tutto questo mi spinge a trovare il coraggio per confessarle ciò che le sto nascondendo dal primo momento, da quella notte, se è riuscita ad accettare la presenza della bambina, non credo possa riuscire a sopportare invece anche ciò che sto per dirle.
" Ascolta, forse non è il momento adatto, ma dobbiamo parlare di una cosa che ... "
Mi interrompe.
" No, per favore, non voglio parlare di nulla, sentire niente, sono emotivamente ko. "
Mi abbraccia e istintivamente la stringo forte a me, più rimando e peggio sarà perché tutto verrà a galla, temo prima di quanto immagini.
Lascio perdere, ma solo per il momento e cambio discorso, nonostante l'ansia, come un tempo, torni a farsi sentire e sparirà solo quando confesserò tutto.
" Devo andare a prendere Sergio."
La informo mentre vado in cucina a prendere un bicchiere di acqua sospirando nervosamente, noto due tazzine di caffè nel lavello e il vassoietto di legno intagliato che le ha regalato la nonna.
"Hai avuto ospiti?"
Usa questo vassoio solo in rari casi che io sappia.
"Si, è passato Francesco a prendere la sciarpa di cui ti ho parlato."
Quel nome sulle sue labbra ha un effetto devastante sulla mia poca pazienza.
"Giusto, quella che ha dimenticato a capodanno quando io ero lontano da qui e voi festeggiavate insieme."
Irritato la oltrepasso.
"Ma sei impazzito? Non era capodanno e ha solo accompagnato Claudio, è rimasto una decina di minuti, come oggi, per una chiacchierata innocente."
Cerca di difenderlo come sempre e questo, mi fa imbestialire.
"Non è innocente per niente, se tu gli dessi l'opportunità lui sarebbe già nel tuo letto."
Quasi le urlo in faccia, guadagnandomi la sua espressione basita.
"Il punto è questo, ha il rispetto di aspettare che io gli dia una possibilità, e sapendo che non ci sarà si è fatto da parte, da tempo."
Infervorata alza anche lei il tono di voce.
"Perché lo difendi a spada tratta, se vuoi lui basta parlare chiaro?"
Non mi piace questo suo attaccamento verso quel tizio.
"Perché non merita queste accuse gratuite, e soprattutto, non le merito io."
Nei suoi occhi vedo delusione, mi sono spinto oltre senza un reale motivo.
"Mi dispiace, hai ragione, scusami."
Cerco di accarezzarle il viso ma si scansa voltandosi e andando verso il bagno.
"Sara, aspetta."
Sono davvero dispiaciuto e sono certo che traspare dal timbro della mia voce perché si volta.
"Troppo comodo ferire, chiedere scusa e aspettarsi ogni volta di risolvere così."
Indica la porta con un cenno del capo.
"È molto meglio che tu vada, fidati."
Assottiglia lo sguardo.
"Non sto passando un bel periodo con la madre di Stefany, continue pressioni, continui litigi e sono teso, mi sono lasciato prendere dalla gelosia e mi sono scaricato su di te, non è corretto."
Allargo le braccia a mezz'aria, poi le lascio ricadere sul mio corpo creando un tonfo sordo, l'unico rumore nella casa.
" Non ti giustifica, ma ciò che è peggio è che io non so nulla di tutto questo, non ti confidi con me. "
Scuote la testa.
" Perché non mi parli? Siamo una coppia dovrei sapere cosa succede nella tua vita, come ti senti. Sempre omissioni, segreti, tutto questo ci ha già diviso. Cosa mi nascondi ancora Chris? "
Cerca di leggermi dentro, di scavare nel profondo della mia anima attraverso i miei occhi, e ora sarebbe il momento giusto per confessarle tutto.
" Ascolta Sara, io devo... "

" Tu devi andartene ora. "
Il suo sguardo duro mi convince a rinunciare, rancoroso con me stesso la saluto senza ricevere risposta e oltrepasso quella porta con un peso sul petto.
Spingo il piede sull'acceleratore, vorrei portare il motore dell'auto a limite, mangio l'asfalto e le mani stringono il volante con rabbia, vorrei fare molto di più ma ci sono altre auto, il viaggio verso l'aeroporto dura meno del previsto e non ho smaltito l'angoscia.
"Ciao, come al solito sei troppo puntuale, volevo attaccare bottone con una moretta..."
Sergio sale in auto e inizia il suo monologo ma si interrompe vedendo la mia faccia.
"Che è successo? "
Il suo tono stranamente troppo serio mi fa capire di avere davvero una brutta cera.
"Ho fatto il coglione con Sara e abbiamo litigato."
Sbuffo tirando un pugno allo sterzo.
"Il punto è che ho dato di matto per gelosia, ma la verità è che sono sotto pressione a causa di Gabriella."
Ogni volta che ripenso a tutta questa situazione mi si contorce lo stomaco.
"Mi dispiace amico, quella donna è ancora fissata con te, quindi ora è gelosa marcia."
Già, il mio amico ha ragione, cercherà sempre di rovinare il mio rapporto con lei.
"Sara, non sa tutta la verità."
Confesso infine senza guardarlo, riesco comunque a sentire i suoi occhi addosso e conoscendolo sono certo abbia già capito tutto.
"Christian, dimmi che mi sbaglio, dimmi che parli di cazzate e non di ciò che penso, non una cosa così importante."

Resto immobile con lo sguardo fisso davanti, osservo la gente entrare ed uscire da quelle porte davanti a noi dell'aeroporto, gente che parte con l'entusiasmo negli occhi, persone che tornano con ricordi nel cuore.
La metafora mi è chiara, nel corso della vita c'è chi arriva, per migliorarci, regalarci un pezzo di sé, condividere un frammento di vita insieme, e chi se ne va, a volte non è sempre un male, invece a volte quell'assenza è incolmabile e ci lascia l'amaro in bocca.

Lei non è mai andata via, non può e non voglio, non lo permetterò.

Come due pezzi di un puzzle. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora