Harry.
Quando Lottie rideva si toccava il naso in un modo delizioso, poi piegava il capo all'indietro chiudendo gli occhi. Quando beveva rideva spesso ed io non riuscivo a smettere di guardarla. Eravamo rimasti seduti a quel tavolo per tutta la serata e le avevo tenuto per tutto il tempo la mano sulla coscia o intorno alle spalle, Nico aveva alluso a un qualche segno di possessione da parte mia, ma d'altra parte era il mio ruolo in quel momento, no? Era stata lei a chiedermi di stare al gioco, dandomi il ruolo del fidanzato.
«Quanto ti ci vuole ancora per portarmi via da qui?» chiese sottovoce di punto e in bianco, avvicinandosi al mio orecchio. «Ti devo portare via io? È la tua festa questa, no?» domandai divertito, baciandole il collo. Di tutta risposta lei appoggiò una mano sul mio inguine, sfiorando il tessuto dei jeans sul pacco. Leccai le labbra. «Lottie, sei ubriaca» commentai in una mezza risata. Lei mi baciò il lobo dell'orecchio, tirandolo leggermente con i denti. «Portami via da qui» sussurrò ancora, toccando con più audacia, dove il sangue e la debolezza stavano già causando rigonfiamento. Inghiottii la saliva, prendendole il viso dal mento per poi lasciarle un casto bacetto sulle labbra. «La festeggiata ci sta abbandonando: la porto a casa prima che faccia danni» dissi attirando l'attenzione dei presenti. Elia tentò di dire qualcosa con quella espressione di gelosia mista a cattiveria, ma Nico lo fermò. «Grazie Harry che ci pensi tu, ma mi devi un favore» affermò con un occhiolino, ridacchiai, aiutando Lottie ad alzarsi. «Riesci a camminare o devo venire qui con la macchina?» Lottie scosse il capo: «Voglio stare con te, devo solo...mi tieni per mano?» Sorrisi, circondandole la vita con un braccio per darle sostegno. «Non dovevo bere così tanto, ma oggi ti ho visto con Michelle e volevo essere più sexy di lei. Ci sono riuscita?» biascicò, ridacchiai. «E cosa c'entra con il bere questo?» «Non mi sarei riuscita a mettere questo vestito senza sentirmi a disagio, altrimenti. Lo sai che questa zip non si ferma? Prosegue fino a sopra. E non ci stava il reggiseno, me lo ha detto anche la commessa: il reggiseno sotto questo vestito è vietato. Siamo a novembre, c'è freddo» disse indicando il seno con lo sguardo, seguii la direzione fino alla sagoma dei capezzoli induriti. Che cazzo. Inghiottii la saliva, cercando di mantenere l'autocontrollo necessario per non sbatterla contro la colonna del portico e scoparla lì. «Stai pensando a Michelle?» chiese con voce insicura, corrugai lo sguardo. «Ma chi se ne frega di Michelle, sto cercando di non ascoltarti per evitare di fare il maniaco prendendoti qui» confessai, si morse il labbro, inchiodando. La guardai interrogativo. «Portami a casa tua. Voglio fare l'amore con te» disse seria. La osservai per un istante, cercando di capire quanto la richiesta fosse condizionata dal tasso alcolico. «Mi stai dicendo che tu non vuoi farlo?» chiese dubbiosa. «Al diavolo» imprecai, spingendola sulla superficie della colonna. Sussultò al contatto, ma non ebbe il tempo di fare altro: mi avventati sul suo corpo come quello di una preda, baciandole le labbra, il collo, la scollatura morbida e affondando le dita nella coscia scoperta dallo spacco, fino al culo. Gemette, la baciai, a fondo, assaporando il suo sapore. Spinse il bacino verso il mio dove l'erezione spingeva per essere presa in considerazione, ma mi allontanai da lei. Ansante. «Non sai da quanto pensavo di farlo» sussurrai, lei aveva le labbra socchiuse e gli occhi languidi. «Ne voglio di più» disse solamente, infilando una mano dentro i miei pantaloni e subito dentro i boxer. Sussultai, era davvero la sua mano intorno al mio uccello? «Uhm, Harry, è così grosso» sussurrò con voce sensuale. «Cazzo Lottie» mormorai, tornando sulle sue labbra, mentre le sue dita sfioravano la punta umida della mia erezione. Le morsi il labbro, gemette. «Andiamo via da qui» dissi rauco, spostandole la mano, nonostante i suoi lamenti. I suoi. Quanto cavolo stavo scomodo ora, così stretto.
Il viaggio in macchina fu una tortura, Lottie volva a tutti i costi continuare quello che aveva iniziato ed io avrei voluto lasciarglielo fare più di qualsiasi altra cosa, ma avevo la stupida coscienza contro. Non potevo, non ora, sarebbe stato sbagliato. Lei aveva quella cosa di aspettare la fine di novembre e io lo rispettavo. Lo rispettavo, vero? Parcheggiai la macchina nel parcheggio interno, tirando fuori le earpods dalla tasca dei pantaloni, vicino al preservativo che non avrei usato questa sera. «Tieni queste e concentrati sulla musica: qui sono tutti vecchi e non possiamo farci sentire» dissi con sicurezza, infilandogliele prima in un orecchio, poi nell'altro. «Poi facciamo sesso?» domandò maliziosa. Sorrisi, baciandole le labbra. «Vorrei tanto sentirtelo dire da sobria» affermai accendendo Spotify dal mio telefono. «Scegli quello che vuoi baby e seguimi» dissi, lei annuì entrando dentro il condominio in silenzio, togliendosi anche le scarpe. Sussurrò qualcosa, probabilmente la canzone, le feci segno di tacere con le dita, lei annuì sorridendo. Poi entrammo in casa, immersa nel buio, tranne per la luce sotto la porta della camera degli ospiti. Cazzo, Stefano, mi ero dimenticato del minorenne che avevamo ospitato per la quarantena dei genitori. Accesi la luce, girandomi verso Lottie. Stava ballando. No, stava muovendo i fianchi, ondeggiando e toccando ogni curva del suo corpo nel modo più sensuale che potesse ed io ero di nuovo eccitato. Le tolsi una cuffia, riportandola alla realtà. «Zio, sei tornato?» Mi girai verso Stefano, cercando di non sembrare colpevole. «Ehi Ste, no, sono io. Luca è uscito? Senti lei è una mia amica, le ho sistemato il telefono e» «Prof?» Stefano strabuzzò gli occhi, coprendosi con un cuscino i boxer, mi girai verso Lottie che adesso aveva la sua stessa faccia e iniziai a ridere istericamente. «Stefano Rizzi? Harry, perché non mi hai detto che un mio studente era a casa con te? Cazzo» imprecò nascondendosi dietro di me. «Cazzo prof, Darvis è un vecchio ma contro di lui non posso competere» si lamentò il ragazzino, cercando di sbirciare, io non riuscivo a smettere di ridere. «Andiamo Rizzi, non dire cazzate e vai a metterti qualcosa addosso» disse lei autoritaria mandandolo in camera da letto. «Uhm, sexy. Sgridi anche me ora?» ammiccai sfiorandole la scollatura dell'abito, lei scosse il capo con una risatina. «Sono fottuta» disse piano, mentre Stefano tornava in salone con dei jeans e la camicia aperta. «Amico, fai seriamente?» chiesi divertito, lui alzò le spalle. «Senti socio, devo puntare sulle mie carte: io sono giovane e avvenente» disse serio e anche un po' sbruffone. «No, ma hai ragione» dissi, spostandomi di un passo da Lottie. «Scusami Baby, è una questione di principio» affermai divertito togliendomi la giacca e la t-shirt per rimanere torso nudo. Lottie si morse il labbro inferiore, appoggiandosi al muro per restare in piedi. Sorrisi malizioso, alzando poi le spalle verso Stefano. «Io punto al lungo termine» commentò scocciato «Prof, è la donna più bella che esiste al mondo» aggiunse ammiccante facendo ridacchiare Lottie. «Non approfittare della situazione solo perché sono visibilmente alticcia. Adesso Harry mi riporta a casa e tu vai a dormire che domani devi studiare la ricerca per l'interrogazione» disse lei con un sorriso dolce, facendogli luccicare gli occhi. «Non c'è dubbio. Tu fila a letto e fai quello che ti pare basta che ti metti le cuffie di tuo zio. Io e la Prof ce ne stiamo per conto nostro» affermai prendendo la sua mano trascinandola fino alla stanza, facendola entrare per prima, per poi rimanere un secondo sulla porta: «Ste, se vai a raccontare a qualcuno quello che è successo stasera, io dirò a tua madre che ti fai le seghe dalla mattina alla sera invece che studiare» dissi serio, lui arrossì, spalancando la bocca.
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Love me Lottie [hs] ~ COMPLETA.
FanfictionQuando Carlotta decide che no, nonostante Harry sia quanto di più caldo le sia mai capitato per le mani, non andrà a letto con lui, Harry si convince del contrario. Quella moretta tutte curve diventa il suo obiettivo quasi senza rendersene conto, ma...