16| Succo dolce al sapore di anguria.

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Carlotta.

Seduta a gambe incrociate sul letto di Harry, sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Lo guardavo in boxer, di schiena, studiare l'intero dell'armadio, con il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla. Parlava con quello che doveva essere uno della casa discografica, anche se per lo più grugniva. Parlavano del suo album, mi appuntai mentalmente di chiedergli più informazioni di quelle che avevo colto, essendo rapita dalla sua nudità interrotta solo da quell'indumento che comunque era tanto attillato da lasciare poco spazio all'immaginazione. «Un mese? È troppo poco, Dan, ho così tante idee e un sacco di canzoni appuntate alle quali lavorare. Un mese non mi basta per fare un bel lavoro» disse prendendo un paio di jeans scoloriti da una gruccia per appoggiarli sul letto, dandomi la possibilità di sbirciare quanto il suo intimo fosse aderente anche sul davanti. Tanto aderente. Percorsi ogni centimetro del suo corpo tatuato fino al suo viso, rendendomi conto di aver catturato la sua attenzione. Mi guardava bramoso di desiderio, mentre io avevo già il fiato corto per l'eccitazione. Santo cielo, ero diventa una mezza ninfomane o era Harry a farmi questo effetto? Mi sfiorò una caviglia, afferrandola con delicatezza per portarsela al petto, avvicinandosi lentamente, a cavalcioni sul letto.

«Ne riparliamo dopo alle prove, Dan, ho un impegno urgente che non posso proprio rimandare» affermò al telefono, con voce più bassa e calda, chiudendo la chiamata e buttandolo dall'altra parte del letto. «Che fai?» domandai piano, mentre Harry faceva scivolare la gamba alla sua sinistra, spostando anche l'altra alla destra per rimanere in ginocchio tra le mie cosce. «Sono proprio felice che tu abbia messo questo vestito, piccola, sale su che è una meraviglia» disse, evitando di rispondermi. «E anche la scelta delle mutandine, molto sexy» aggiunse, sfiorando il tessuto di pizzo, proprio nella parte più sensibile. Sussultai. «Harry...» mi lamentai, lui ridacchiò. «Mi stavi scopando con gli occhi, Lottie, me lo hai fatto diventare duro con uno sguardo» confessò, strusciando l'erezione sulle mie mutandine. Cazzo. Inghiottii la salvia. «Non avevi detto che dovevamo sbrigarci?» Tentai di tenere a bada più me che lui, ma Harry sorrise malizioso. «No, in realtà volevo portarti a fare colazione, ma possiamo fermarci al drive in strada per un caffè e un muffin» disse, continuando a strusciarsi e iniziando a sbottonare i bottoni del vestito. Stavo tremando. «Harry... non dovremmo...» biascicai eccitata, con ancora una parvenza di lucidità, nonostante l'imminente semi-nudità e il ragazzo super sexy tra le gambe. «Dovremmo?» domandò spingendo il bacino sul mio. «Cazzo» imprecai in un gemito di piacere, ridacchiò. «Aspettare» ritentai. Harry sì piegò su di me, baciando ogni centimetro di pelle scoperto fino alle labbra. «Sì, dovremmo aspettare» sussurrò baciandomi l'angolo della bocca. «Ma tu mi guardi in quel modo e dopo ieri poi, non so come stia riuscendo ad aspettare» continuò, baciando l'altro angolo. «Voglio sentirti, Lottie. Voglio amarti fino in fondo» concluse, spingendo sul mio bacino, gemetti ancora, più forte. «Dio, Harry» sussultai, sorrise, armeggiando con la mano intorno alle mie mutande, le spostò di lato, immergendo le dita nei miei umori. Mi lasciai andare in un gridolino e lui imprecò, portandosi le dita tra le labbra. «Dolce» commentò rauco, «Anche senza gel all'anguria» aggiunse e mi sembrò di ricevere una secchiata gelata dalla cute alle dita dei piedi. «Cazzo Harry» mi lamentai, mi guardò interrogativo. «I preservativi di ieri. Sono rimasti a casa mia» mi spiegai, crollò sul mio ventre con un sospiro. «Devi proprio iniziare a prendere la pillola Lottie» si lamentò, gli accarezzai i capelli. «Non è quello il problema, Love, io prendo la pillola. Ma non ho idea di chi sia passata prima di me» dissi con dolcezza, lo sentii sorridere sulla mia pancia. «Non so se essere felice del fatto che tu sia così responsabile oppure offeso pensando che mi pensi tanto sconsiderato da non mettere il preservativo» commentò, mi piegai sugli addominali per baciargli il capo. «E comunque dovremmo veramente andare con calma, Harry» aggiunsi, ringhiò, mordicchiando la ciccia del ventre. «Ieri sera mi imploravi di fare l'amore ed ora metti i freni. Devo ricordarmi di tenere sempre una bottiglia di Tequila in camera da letto» borbottò, ridacchiai. «Guarda che anche io sto morendo dalla voglia di sentirti entrare dentro di me, soprattutto quando sei così duro. Sono eccitata da morire e penso che potrei venire con un colpo solo» «Lottie, ti prego piccola, non farmi questo» sussurrò, sentii le sue dita di nuovo intorno alla mia fessura. Mugugnai. «E credimi, sto lottando contro me stessa per trattenermi, ma non dovremmo farlo ora. L'hai detto anche tu, no? La nostra prima vera volta deve essere memorabile. E sei in ritardo per le prove» riprovai, ma Harry era di tutt'altro avviso. «Potrei esplodere, Lottie, dico sul serio. Sono eccitato da giorni» disse serio, sorrisi: «Che ne dici se mi prendo cura di te?» domandai dolcemente, sedendomi. Lui sussultò. «Non ero stata male l'ultima volta, no?» «Ti sono venuto in faccia per sbaglio l'ultima volta» «Magari questa volta non lo fai per sbaglio» sussurrai, sfilando quello che rimaneva del vestito e slacciandomi il reggiseno. Harry imprecò, afferrandomi i seni con ferocia, avventandosi sui capezzoli, mordicchiandoli, succhiandoli, cercando di sabotare il mio autocontrollo. «Sdraiati» dissi imperativa, ma Harry non era collaborativo. Mi spinse giù dalle spalle, scendendo sui miei fianchi per sfilarmi le mutandine. Imprecò ancora. «Perché non mi vuoi?» le domandò triste, trattenni la risata. «Harry, voglio farti un pompino» chiarii le mi intenzioni, mentre lui si alzava dal letto per...oh mio dio, togliersi i boxer. Era sempre stato così grande e grosso? «Ed io voglio leccarti fino a sentirti venire» affermò malizioso, «Quindi, ora tu ti sdraierai sulla mia faccia» sussultai, sentendo i capezzoli indurirsi ancora di più, lo notò. «E ti giuro che quando riuscirò a fare l'amore con te, non usciremo da questa stanza per giorni interi» concluse, sdraiandosi a fianco a me, tirandomi per seguire le sue direttive. «Io volevo che tu mi guardassi mentre mi venivi in faccia» mi lamentai, affondò la lingua dentro di me, gemetti, tornò fuori. «Cazzo Lottie, tu non hai idea dell cose che ti farò quando» si interruppe: l'avevo appena preso tutto in bocca, fino alle palle. Imprecò, tornando sul suo lavoro. Raggiunsi l'orgasmo tre volte.

Love me Lottie [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora