3| No, ma io ci resisto un altro mese.

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Carlotta

Quando un ragazzo come Harry ti propone di prendere un caffè, di certo non ti aspetti una saletta di mezzo metro quadrato con un tavolo, tre sedie e un distributore di caffè. Ma magari ero io a generalizzare.

«Che c'è, ti aspettavi fosse una scusa? Mi hai tirato un palo ieri sera, non ne cerco di certo un altro» affermò furbo guardandomi di sbieco. Morsi l'interno delle guance per non dire ad alta voce quello che nella mia testa si stava diffondendo ad una velocità simile solo a Rap god di Eminem. Più che altro parole e sinonimi di tirchio e codardo: sicuramente il commento infelice mi aveva fatto atterrare sulla terra. «No no, tranquillo, ma io non bevo caffè» dissi, guardando i tasti con le alternative. «Tè al limone?» domandò divertito, marcando il limone. I morsi ora erano per non sorridere. «Bevanda al gusto cioccolata, grazie» risposi cedendo alle guance con un sorrisetto. «Ci porti spesso le clienti qui?» domandai spostando una sedia con quella nonchalance che svanì palesando il suo reale peso, fermando il mio tentativo di sembrare sciolta sul nascere. Harry ridacchiò, spostandola al posto mio, con molta più facilità, sedendosi poi nella sedia di fronte alla mia. «No, in realtà sarebbe proibito farlo, ma io sono un ribelle» disse fingendosi spaccone. Leccai le labbra, annuendo con fare ironico per tacere ancora la mia boccaccia fissata sulle definizioni sprezzanti nella sfera dell'adulatore. «E ho lasciato anche il portafoglio a casa, piuttosto che lasciar pagare la ragazza che mi ha dato il palo, preferisco fare la figura del taccagno» aggiunse, finalmente sincero, con quella punta di sarcasmo che non guastava. «Mi hai tolto le parole di bocca» commentai, sorrise, guardando le mie labbra per poi tornare sui miei occhi. «Quanto mi sarebbe piaciuto prenderle davvero per conto mio» affermò malizioso, con tanto di occhiolino sul finale. Dannazione, ormoni, collaborate! «Sì, okay. Il mio telefono. Hai detto che lo puoi aggiustare, no?» Cambiare discorso era da sempre il modo migliore per sopravvivere alla ribellione degli ormoni, infami traditori: avevano deciso di collaborare nel compromesso dell'autoerotismo ed ora? Bastava un bel faccino per farli cedere? Un bel faccino, un sorriso da mozzare il fiato, mani grandi, braccia e corpo allenati, quel culo da opera d'arte e lo sguardo da ti-sto-strappando-le-mutandine-proprio-ora. Insomma! La vogliamo finire qui? «Come?» chiesi rendendomi conto di non aver ascoltato una sola parola uscita dalla sua bocca. Avevo già parlato di quanto fosse succulenta la sua bocca? Quanto sarebbe stato incoerente divorarla? «Lottie, c'è qualcosa di particolare che ti distrae o sono io a farti questo effetto?» domandò schietto e malizioso andando dritto al punto. «Presuntuoso. Stavo pensando a quanto mi verrà a costare» azzardai seria, Harry rise, scuotendo il capo: «Fammi vedere ancora questo telefono.» Glielo porsi, sbloccandolo con l'impronta digitale. «Ovviamente del vetro crepato dietro non mi interessa, l'importante è quello davanti. Ho l'ansia di farmi del male ogni volta che rispondo al telefono, e questo coso squilla spesso visto il lavoro che faccio» «Linee erotiche?» Trattenne il respiro e lo sguardo per un istante, aspettando la mia reazione, io non riuscii a trattenere la risata invece. «Traduttrice e insegnante, per lo più supplenze» risposi, «Ma sicuramente con le linee erotiche guadagnerei di più» «Hai la voce adatta» commentò insistendo con l'ironia. «Da porca?» «Saranno felici i tuoi studenti.» Leccai le labbra, sporgendomi verso di lui sul tavolo. «Stanno tutti attenti alle mie lezioni, sono severa quando serve.» Avevo abbassato il tono di voce e non me ne ero neanche resa conto, sentivo quasi gli ormoni in sciopero correre in marcia verso il pube, urlando come un coro da stadio "faccelo vedè, faccelo toccà". Maledetti. Harry si schiarì la voce, notai subito il pomo d'adamo muoversi mentre inghiottiva la saliva. Era agitato? «Fai lezioni anche per adulti?» chiese malizioso, sporgendosi come me. Scossi il capo. «Una lezione privata per il telefono?» tentai, sorrise. Dio mio. «Iniziamo con una cena, poi vediamo come proseguire.» Inghiottii la saliva copiosamente, lo notò. «Sei in difficoltà Lottie?» «Ti piace proprio chiamarmi così, eh?» cambiai ancora il discorso, con grande maestria. «Ti si addice. Allora, ci stai?» Sospirai. «Ti faccio sapere» dissi evitando il suo sguardo divertito. Trafficò sul mio telefono, tenendo lo schermo alto per non farmi vedere, poi lo abbassò notando il mio sguardo assottigliato: lo schermo faceva vedere una chiamata in corso a Harry Sexy Styles. «Così potrai farmi sapere. Oppure esercitarti per quando cambierai mestiere: rispondo sempre, anche di notte.»

Love me Lottie [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora