22|Il mio porto sicuro, qualsiasi cosa accada.

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Harry.


Nico era seduto fuori dalla centrale di polizia, a chinino, contro il muro, con la sigaretta in bocca e gli occhi ancora gonfi dal pianto. Ero uscito un minuto per prendere una boccata d'aria, o meglio, mi avevano accompagnato due agenti dopo aver sbattuto il pugno sulla scrivania, mentre Lottie lasciava la sua deposizione.
«Vuoi?» mi chiese porgendomi il pacchetto, lo presi senza fare troppi complimenti, portandomi una sigaretta alla bocca per poi accenderla ed aspirare profondamente. «Come va dentro?» domandò ancora, feci spallucce.
«Mi hanno sbattuto fuori, a quanto pare non sono d'aiuto, mentre loro stanno facendo rivivere istante per istante tutto a Lottie» grugnii infastidito.
«Non mi perdonerò mai» commentò Nico, tirando su col naso. Avrei dovuto confortarlo, probabilmente, ma come potevo quando non riuscivo a guardarlo negli occhi? «Sarei dovuto andarci io» dissi solamente, sputando il fumo dalla bocca. Mi gira verso la vetrata, scontrando lo sguardo di Lottie, versa a guardarmi. «E invece la sto lasciando di nuovo fuori» «C'è Evie» intervenne Nico, sorrisi amaramente: Evie, sarebbe stata la prossima ad essere cacciata, se avesse continuato a rispondere così male all'agente che stava trascrivendo al pc. «Tra poco rientro» «Harry, è stata colpa mia?» chiese in cagnesco, sospirai, vincendo la rabbia. Mi misi a chinino per guardarlo negli occhi: «Non è stata colpa tua» dissi serio, ma non sembrò convincerlo. Afferrai il suo viso tra le mani. «Nico, non è stata colpa tua» ripetei, questa volta reagì: «Nemmeno tua» sussurrò. Scossi il capo. «Mi sento una ragazzina, Harry, è imbarazzante» bofonchiò arrossendo, smorzando la tensione per un attimo. Scossi il capo, dandogli un buffetto sulla guancia, sporgendomi poi in avanti per lasciargli un piccolo bacetto sulla fronte.
«Certo, amoreggiate pure voi due» disse Evie guardandoci male. Mi alzai di scatto, lo fece anche Nico. «Dov'è Lottie?» chiesi, Evie fece un cenno con il capo verso la porta, dove un altro agente la stava rassicurando prima che uscisse. «Che cosa hanno detto?» «Interverranno il prima possibile, recuperando i suoi effetti personali» rispose Evie alzando gli occhi al cielo. «Chi se ne frega di quello, che cosa hanno intenzione di fare con quell'animale?» sbottai, lei alzò le spalle. «Partono con l'indagine, hanno ripetuto più volte che finché non sarà sicuro non dovrà uscire da sola, ma non per questo interrompere la sua vita» «Figurati, non mi allontanerò un secondo da lei» commentai piano, vedendo Lottie uscire con un grosso sospiro di sollievo.
«Ehi» «Ehi.»
Mi strinse la mano intorno al braccio, reggendosi.
«Andiamo a casa?» chiesi, annuì.

Le avevo fatto un bagno caldo, coccolandola con schiuma e spugna, ripetendole che era con me, quindi al sicuro e che non le sarebbe successo nulla. Poi l'avevo messa a letto, accarezzandole il capo e raccontandole come sarebbe stata la nostra vita futura: una casa abbastanza grande, ma non troppo per perderci, i posti che avremmo visto viaggiando per il mondo, e le avevo promesso di realizzare ogni suo più piccolo desiderio. Solo quando mi fui accertato che stesse dormendo, ero andato in cucina, trovando Nico seduto a tavola con una tazza di latte davanti. «Latte? Io pensavo a qualcosa di più forte» azzardai ad una battuta con una risatina fallimentare ancora peggio riuscita, Nico sospirò. «Evie si è addormentata, io non ci riesco, continuo a pensare a cosa posso fare» disse, gli appoggiai una mano sulla spalla. «Dillo, lo so che tu sai darmi una risposta» commentò, strizzai gli occhi e poi il naso. «Potresti parlare con suo fratello. Lei non può farlo e a me non crederebbe» dissi, alzò un sopracciglio: «Cosa ti fa pensare che crederà a me?» «Non lo so Nico, ma quel bastardo è pericoloso e se mettesse qualcosa in testa a l'altro cretino? Come posso prometterle di essere al sicuro?» domandai retorico. «Hai ragione, domani lo farò, torna a letto ora: Lottie non deve assolutamente svegliarsi da sola» disse, lo guardai sorridente. «Ah, adesso la chiami Lottie?» «Lottie è la Carlotta con Harry e la Carlotta con Harry è quella che preferisco» affermò malizioso. Scossi il capo: «Non ti aspetterai mica un bacio per questa cosa, vero?» domandai divertito, alzò le spalle: «Ci ho provato. Torniamo dalle nostre donne ora, ho decisamente bisogno che questa giornata finisca.»
Aveva ragione, lo volevo anche io, peccato che sembrava solo un miraggio: il viso tranquillo e dormiente di Lottie me lo aveva fatto credere ed ero caduto in un sonno profondo, accoccolato a lei, ma durò poco. Il sogno di pace venne bruscamente interrotto dall'urlo agonizzante di Lottie. Aprii gli occhi di colpo, trovandomi di fronte all'incubo che non voleva smettere di torturarci.
«Bene, siamo tutti svegli, perché non parliamo un po'?»
Fabio era a fianco a Lottie, in piedi con quel fottuto ghigno soddisfatto sulla faccia da maniaco che avrebbe preso un bel gancio non appena lo avessi raggiunto. Mi alzai di scatto, pronto a prenderlo a pugni, ma Lottie mi fermò stringendo la mano sul mio polso. La faccia di merda scosse il capo, puntando la luce del telefono che aveva in mano su Lottie, illuminando il coltellino a serramanico che stava premendo sull'addome della mia ragazza. «Avanti Harry, non vorrai che le succeda qualcosa prima di divertirci» commentò sarcastico, giocando con la punta del coltello sulla camicia da notte di Lottie. «Tu sei malato» ringhiai tra i denti, lui premette di più, Lottie sussultò, stringendo più forte la presa sul mio polso. «Harry» sussurrò guardandomi. Scossi il capo, cercando di rassicurarla con lo sguardo. Rassicurarla. Quanto potevo essere ridicolo: l'uomo che l'aveva aggredita era entrato in casa mia con le chiavi che avevo lasciato a Lottie e le stava puntando un coltello addosso. «E tu sei molto coraggioso a lasciare certe foto e messaggi nel telefono di una ragazza così da sbadata da non mettere neanche una password efficace» commentò divertito Fabio, solo ora riuscivo a vedere che il telefono che aveva tra le mani era quello di Lottie.
«Che intenzioni hai, figlio di puttana?»
«Modera il linguaggio, rockstar. Stavo proprio dicendo alla nostra ragazza, prima che tu ti svegliassi, che se non vuole che tutto questo diventi pubblico, deve proprio farmi spazio in quel triangolino da puttana che a quanto pare ama tanto fotografare. Molto più eccitante oggi che dieci anni fa»
«Maledetto stronzo figlio di puttana!»
Scattai ancora, nell'urlo spezzato di Lottie, con gli occhi fissi sulla sua pancia dove, ora, si vedeva una piccola macchia rossa sul tessuto della camicia da notte. «No no, amico, non ci siamo proprio capiti: ho un'arma e un amico che non vede l'ora di farsi due spicci con queste foto. Anche un paio di seghe direi, funzionano bene» parlò di nuovo Fabio, ridendo come un dannato psicopatico. «Fottuto stronzo. Fa' quello che ti pare con quelle cazzo di foto, non mi importa!» urlai, cercando di mettermi tra lui e Lottie, ma lei urlò di nuovo, questa volta con un No chiaro e tondo che fece zittire entrambi. La guardai disperato: «Come no? Ci penserò io, Amore, non saranno un paio di foto a fargli fare quello che vuole» dissi serio, ma lei scosse il capo. «La tua carriera è appena iniziata, è il tuo sogno, Harry, ti rende felice. Questo ti rovinerebbe. Non voglio che sia a causa mia» disse con le lacrime agli occhi, accarezzandomi il viso, poi si girò verso Fabio. «Farò quello che vuoi, ma ti prego, tieni lui lontano da tutto» biascicò tremante, il mostro rise. «Accondiscendente proprio come ti ricordo, Totta. Come quando mollavi tutto per venire a farmi un pompino ovunque io fossi. La fidanzata perfetta» commentò lui spostando la lurida mano sul suo viso e così anche la luce della torcia che per un breve momento illuminò la porta della camera e lo vidi. Nico era nascosto tra il muro e la porta, bianco come un lenzuolo, ma risoluto: con il telefono in mano rivolto verso di noi. Mi fece segno di stare in silenzio, girando appena per un istante lo schermo nel quale c'era l'immagine dello sguardo interrogativo di Simone. Per un secondo, un solo secondo pensai di mandare tutto al diavolo, di farlo distrarre chiamando Nico e prenderlo a botte. Accesi anche la luce per capire bene come sottrarre Lottie dalla presa del manico, ma lo stronzo s'irrigidì ed ora il cazzo di coltellino, dalla pancia, era le arrivato alla gola. «Chi cazzo ti ha detto che potevi accendere la luce?» ringhiò feroce. «Voglio guardarti in faccia mentre mi dici che cosa vuoi da lei» dissi, si rilassò, guardandomi con aria di sfida. «Non è ancora chiaro? Fotterla, Harry, e tu ti godrai lo spettacolo, non è vero Totta?» Ignorai la sensazione di vomito che stavo provando, guardandolo negli occhi con la sua stessa espressione di sfida: «Seriamente? Con quel coltellino puntato alla gola?» lo canzonai, lui ridacchiò, richiudendo l'arma per metterla in tasca, poi le accarezzò il viso. «Ci divertiamo ora, Totta, vero? Come ai vecchi tempi.» Non feci nulla e Lottie mi guardò nel panico, quando però le feci un cenno verso la porta e lei notò Nico, cambiò atteggiamento: più accondiscendente nei confronti di Fabio, tanto da ricambiare lo sguardo quasi languido che ora le stava facendo. «Non qui» disse seria, appoggiando la mano su quella di lui sul viso. Lo stronzo sogghignò: «Non vuoi far star comodo il tuo uomo, eh? Bene, andremo in cucina: ci sono un paio di arnesi molto interessanti da usare per scoparti.» Mi costò così tanto ingoiare la saliva e stare zitto, ma lo feci e li seguii in cucina, dando modo a Nico di nascondersi dietro la parete che separava la zona notte da quella giorno, senza smettere di tenere il telefono in mano, e feci segno ad Evie, immobile dallo spiraglio della stanza degli ospiti, di chiamare la polizia.
«Che dici Rockstar, ti devo legare o te ne stai buono lì seduto? Perché se fai come ti dico potrei anche pensare di farti fare un pompino mentre me la scopo. Magari invece ti lego lo stesso» affermò divertito, con una scintilla malata negli occhi. Tenni lo sguardo fisso su Lottie, mentre dalla tasca dei pantaloni Fabio tirava fuori una fascetta da elettricista, legandomi i polsi tra loro.

Love me Lottie [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora