14| Rage room, come un cerotto.

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Carlotta.

Dimmi che sei patetica senza dirmi che sei sei patetica, inizio io.

Non ero andata a dormire dopo che Harry mi aveva accompagnata a casa, al contrario: mi aggiravo tra le stanze sbuffando e parlando da sola, nel perfetto esempio di persona lunatica da reclusione in centro psichiatrico.

Avevo realmente cercato quante diverse possibilità avevo di affrontare la situazione, perché diciamocelo era un ragazzo come tanti altri, no? Non potevo nemmeno definire quello che avevamo avuto relazione. Forse sarebbe sbocciata se non avessi fatto quella scenata, certo, lui non aveva aspettato un attimo a scoparsi quella zoccola, come da prova lasciata agli imputati. Ma c'erano stati così tanti episodi da far sperare in qualcosa di più di un ragazzo come tanti altri. Era bastato averlo così vicino per farmi traballare le certezze: era stato un caso, non era di certo paragonabile agli altri. Lui non mi aveva mai forzato, anzi, in più di una occasione ero stata io a forzare l'atmosfera. Però lui aveva una ragazza. Ma l'aveva veramente la ragazza? Avevo cercato su internet, rendendomi conto quanti siti di gossip parlavano di Harry, santo cielo, potevo essere più gelosa di così? Comunque avevo trovato una foto con quella che era effettivamente una modella francese. Era anche recente come foto. Zoccola pure tu. Alle 8.00 mi ero decisa ad andare a letto. Indossando la sua maglietta. Ricordavo quando avevo scoperto che Darvis ne usava una uguale, lo avevo mollato il giorno successivo. Tornai a pensare ad Harry: aveva dato anche a lei una sua maglietta?

No, non lo avrei più né visto né sentito. Alle 12.30 Nico mi era venuto a svegliare con un il sacchetto di McDonald's e un divertente articolo sulla mia performance imbarazzante alla festa. Cercasi Cleopatra, diceva il titolo e nella foto si vedeva Harry sorridere. Decisi che avrei potuto anche rivederlo una volta, solo per vederlo sorridere ancora.

Poi mi aveva scritto e ciao, ero già pronta a programmare il matrimonio. La foto sul gabinetto n'era la prova. Gliel'avevo mandata senza pensarci, ma lui poi aveva continuato a rispondere, bypassando l'implicita richiesta di verificare quanto fosse effettivamente fidanzato, e non come se nulla fosse, macché, lui aveva detto quella cosa sul non volermi dividere con nessuno, cazzo, avevo sussultato come una dodicenne. Ma non mi sarei fatta assolutamente venire a prendere a lavoro, assolutamente no. Per questo avevo fatto una storia taggando il bar dove mi ero seduta a fianco alla scuola, proprio mentre la sua canzone usciva dalle casse, con la scritta Tu lo sai chi sei? sopra un'altra più piccola non sarò in ritardo. Entrambe erano posizionate sulla sua maglietta. Harry vide la storia per primo.

Così mi ero ritrovata in aula fissando il telefono in attesa di un messaggio che non arrivò per tutto il tempo della lezione. Uscii insieme alla mia classe, prendendo quel silenzio come un segnale: l'universo non voleva che stessi più con Harry Sexy Styles.

«Carlotta, che ne dici di unirti a noi per una pizza? Mio cognato mi ha parlato di un ristorante italiano buonissimo» chiese uscendo dalla scuola serale uno del gruppo, con un italiano abbozzato, ma mimando il bacio con la mano alla fine della frase. Sorrisi, immaginando quanto fosse realmente buonissimo il ristorante in questione. Al diavolo, Harry non aveva colto il segnale così luminoso da essere ricoperto da cartelli catarifrangenti. «Meraviglioso, il mio coinquilino stasera ha prenotato casa fino a mezzanotte, quando si chiuderà in camera con la fidanzata, quindi sono con voi, a patto di scroccare un passaggio per quell'ora. Non mi piace prendere la metro da sola così tardi» risposi tranquillamente, sistemando la borsa a tracolla sopra la maglia di Harry. «No, mi dispiace, hai già un impegno con me stasera» sussultai. Harry mi avvolse i fianchi con il braccio, piegandosi su di me per scoccare un bacio sulla guancia. Ero arrossita, ero sicuramente arrossita. «Don't be late Cleopatra» mi sussurrò pianissimo all'orecchio. Sentii le ginocchia cedere e la pressione schizzare alle stelle. «Allora ci vediamo settimana prossima!» mi salutarono dal gruppetto, ancora nel mezzo abbraccio di Harry. «Che ci fai qua?» domandai cercando nella mia voce una parvenza di autocontrollo. «Ho seguito le briciole, Pollicino» rispose con una tranquillità disarmante, scivolando a fianco a me per prendermi la mano. Che stava succedendo? Ero in un mondo parallelo dove niente era successo ed ora mi avrebbe preso il viso tra le mani per schioccarmi un bacio a ventosa? «Uhm. Dobbiamo ripetere la scenetta di ieri?» chiesi ironicamente guardandolo di sottecchi. «Nah, possiamo fare molto meglio, Cleopatra» disse divertito guardandomi malizioso, morsi l'interno delle guance increspando le labbra in modo da trattenere il sorrisetto, guadagnandomi un pizzicotto sul fianco. «Bella maglietta comunque» commentò iniziando a camminare, trascinandomi dietro. Arrossii. «La prima che ho trovato nell'armadio» mentii, ridacchiò. «Dovresti prestarmela una volta» «Sono molto gelosa delle mie cose» boffonchiai, mi diede un tirotto alla mano. «Di qua» disse, portandomi in una stradina buia. Sussultai. «Uhm, Harry, va bene tutto ma non vorrei averti dato un'idea sbagliata» affermai insicura, sorrise. «La mia idea è che dovremmo parlare di questi mesi, dei mesi scorsi e fare un attimo di punto della situazione. Dato che non riesco a tenere le mani a posto quando ci sei tu e considerando le tue iniziative mezze suicide, ho pensato fosse il caso di avere intorno cose da rompere, sai per la tensione» mi rassicurò, più meno, diciamo che fu la scritta Rage Room alle sue spalle a rassicurarmi. «Ci strappiamo tutto via, come un cerotto» aggiunse, avvicinandosi al mio viso per accarezzarlo dolcemente. Sussultai al tocco. Dannazione. Erano le sue mani, sicuramente, il suo tocco: mi stava stregando di nuovo. «Non vale così» brontolai increspando le labbra in un'espressione burbera così convincente, da sembrare una bambina tignosa e farlo ridere. «E dire che mi sto trattenendo» «Ah, meno male» ironizzai, mi accarezzò le labbra. «Mi prometti che non mi lancerai addosso niente?» chiese, questa volta risi io. «Io non sono tanto brava a trattenermi» scherzai, maliziosa notando una scintilla nel suo sguardo. «Lo so, ricordo molto bene l'immagine di te allo specchio, seduta tra le mie gambe, con le cosce aperte e le dita sopra e dentro la tua» «Harry!» lo fermai imbarazzata, eccitata, dal ricordo. «Andiamo» bofonchiai, tirandolo dentro la porta della stanza dalla mano.

Love me Lottie [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora