Capitolo III

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«Dimmi una canzone» le aveva chiesto Riley quel giorno, mentre imbracciava la sua chitarra.

Kiara si sedette sul letto di sua sorella «Andiamo sul classico. Fammi un bel pezzo degli Oasis»

Riley iniziò a muovere le dita sulle corde della chitarra, generando una delle melodie più conosciute al mondo, ma di cui era impossibile stancarsi. Kiara iniziò a cantare, mentre la sorella continuava a suonare sapientemente lo strumento.

Quando la canzone finì, Kie si ritrovò ad applaudire alla loro performance.

Lo sguardo di Riley si rabbuiò e la sorella minore iniziò a preoccuparsi.

«Tutto bene, Riley?»

La maggiore la guardò stralunata, come se si fosse dimenticata della presenza della sorella.

«Sì, io...» poi sbuffò sonoramente «Solo un po' di stanchezza»

Ma Kiara non ne era così convinta.

Quel giorno Riley avrebbe dovuto coprire un turno al Wreck, il ristorante dei suoi genitori.

Appena arrivata sua madre le lanciò il classico grembiule che portavano i camerieri.

«Alla buon'ora» le gridò da dietro il bancone, con il sorriso sulle labbra.

«Nemmeno in estate mi lasci in pace, mamma» le rispose sorridente la figlia più grande.

Si mise a prendere delle ordinazioni e mentre tornava al bancone vide Rafe, Topper e Kelce entrare nel locale.

Riprese in mano il suo taccuino e si diresse verso il tavolo che quei tre avevano occupato.

«Cosa vi porto?» chiese con un sorriso tirato.

I ragazzi le dissero le loro ordinazioni e Riley si allontanò il più in fretta possibile da quel tavolo. Entrò direttamente nella cucina, di modo da non essere vista dai commensali e fece un grosso respiro, come se per tutto il tempo fosse rimasta in apnea.

Il suo turno al Wreck finì prima del previsto e qualche ora dopo si ritrovò a passeggiare da sola verso la strada di casa sua.

Sentì un clacson suonare dietro di sé e una macchina accostare accanto a lei.

Il suo cuore perse un battito, ma ricominciò a funzionare normalmente quando riconobbe il viso delicato di Rafe Cameron.

«Sali, ti do un passaggio»

Riley non se lo fece ripetere e si mise nel lato del passeggero.

«Non ti ho visto alla festa, alla fine» disse Rafe rompendo il silenzio che si era venuto a creare nell'abitacolo.

Dopo aver origliato la conversazione tra i due ragazzi, Ray se ne era semplicemente andata a casa sua.

La ragazza voleva sprofondare sul sedile dell'auto, ma si diede un po' di contegno e schiarendosi la voce disse «Potrei dire lo stesso. Non ti sei fatto vedere»

Il kook non le era stato simpatico fin da subito, anzi Rafe da bambino era un vero rompiscatole. Ma col passare del tempo, aveva migliorato il suo carattere e accresciuto anche il suo ego. Il mingherlino Rafe, infatti, si era fatto veramente bello, i lineamenti bambineschi avevano lasciato posto ad un viso da uomo e Riley non poté fare a meno di guardarlo di sottecchi per tutto il tragitto in macchina, mentre le farfalle che aveva imparato ad associare al ragazzo nel periodo del liceo riprendevano posto nel suo stomaco.

Rafe sorrise «Allora c'eri»

«Certo, mi avevi invitato tu»

Rafe sedeva sul suo letto. La sua camera era un completo disastro, ma da quando Riley era scomparsa non aveva più voglia di fare nulla.

Era stato svuotato da ogni tipo di sentimento positivo. Anzi, si ritrovò a pensare che tutto quel disordine rispecchiasse la sua mente, in cui ogni pensiero ormai era privo di senso.

Aprì il primo cassetto del suo comodino e ne tirò fuori una catenina con infilato un ciondolo a forma di stella dove era incisa la lettera R.

L'ultima cosa che gli rimaneva della sua Ray.

Chiuse il ciondolo dentro il suo pugno e una lacrima solcò il suo viso.

Cold case || Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora