Capitolo VII

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Quel giorno si era svegliata di buona lena, pronta per aiutare i suoi genitori nel ristorante di famiglia. Il Wreck in piena estate si popolava di turisti e un po' di aiuto in più non guastava mai.

Riley quel giorno era dietro il bancone del bar, dove la gente ordinava caffè e cose da portar via.

Mentre serviva l'ennesimo cliente della giornata, vide il viso di Rafe fare capolino dalla porta di ingresso del locale.

«Buongiorno»

«Buongiorno» disse il kook lasciandole un bacio sulla guancia.

«Cosa ti porto?»

«Tre caffè da portare via. I ragazzi mi stanno aspettando per una partita di golf» disse indicando con la testa la macchina di Topper posteggiata proprio davanti il Wreck. Prese il portafoglio dalla tasca, ma la ragazza fece un gesto con la mano, intimandogli di fermarsi.

Riley mise i bicchieri ricolmi di caffè sul bancone.

«Posa quei soldi, country club. Offre la casa»

«Caffè gratis, perché non ti ho chiesto di uscire prima?» chiese il kook con un sorriso sulle labbra. La salutò con un bacio e si avviò verso l'uscita.

Riley aspettò di vedere l'auto di Topper svoltare e sparire dalla sua visuale. Si tolse in fretta il grembiule e lo lanciò a Kiara, che divideva il turno con lei quella mattina.

«Dove scappi?» le gridò contro la sorella.

«Ho da fare. Copri anche il mio turno» disse inforcando la porta d'uscita.

«Stronza» si sentì appellare dalla più piccola, ma ormai era fuori dal locale.

Aveva promesso a Rafe che si sarebbe fatta gli affari suoi e non si sarebbe fatta coinvolgere, ma non riusciva a togliersi dalla testa tutta la questione della droga.

Andò verso casa Thornton e iniziò ad ispezionare le varie finestre per vedere quale l'avrebbe portata nella camera di Topper. Durante la festa, aveva sentito parlare i due ragazzi di qualcosa che li avrebbe messi nei guai con la legge e ora che aveva trovato una bustina di cocaina addosso a Rafe doveva sapere cosa stavano combinando quei due.

Voleva aiutare il ragazzo, ma dalla discussione che avevano avuto il giorno prima aveva capito che sarebbe stato veramente difficile farlo parlare.

Tanto valeva tentare il tutto per tutto entrando come una ladra in casa Thornton. Stava per prendere il coraggio necessario per arrampicarsi sull'edera che costeggiava i muri esterni della villa quando sentì una voce chiamarla.

«Riley Carrera, sei tu?»

La ragazza ringraziò il cielo di non essersi arrampicata prima. Sarebbe stato veramente difficile spiegare la situazione alla signora Thornton se l'avesse beccata a voler entrare in casa sua furtivamente.

«Salve, signora. Stavo per suonare il campanello» disse alla donna mentre si avvicinava a lei «Credo di aver perso qui un mio orecchino, volevo chiederle se potevo entrare a cercarlo»

La donna la accolse ben volentieri in casa sua. Del resto conosceva quella ragazza sin da quando era nata, suo figlio era praticamente cresciuto con lei.

«Dove pensi di averlo perso?»

«Non ne ho idea. Magari Topper lo ha trovato e lo ha messo in camera sua»

La signora Thornton le fece segno che poteva andare a vedere e ben presto Riley si ritrovò nella tana di un qualsiasi ragazzo di diciotto anni. Non importava quanti soldi una persona potesse avere, anche con tutti i camerieri del mondo, la stanza di un adolescente sarebbe sempre stata disordinata a livelli estremi.

Si chiuse la porta alle spalle e iniziò a frugare tra i cassetti e sotto il materasso, premurandosi di rimettere tutto al suo posto ogni volta che spostava qualcosa.

Niente. Non c'era nulla da nessuna parte.

Aprì l'armadio e iniziò a tastare le tasche dei vestiti, sperando di sentire al tatto la presenza di qualche bustina.

Ancora niente.

Abbassò lo sguardo e fu lì che lo vide. Un piccolo rialzo sulla base dell'armadio.
Mise un dito nella fessura che aveva intravisto e facendo un po' di pressione riuscì a scostare l'asse di legno.

Era più grave di quanto pensasse.

Davanti a lei c'erano pacchi interi di cocaina. Non era solo per uso personale, quei due avevano iniziato a spacciare droga.

Rafe sedeva davanti al vicesceriffo Shoupe nella sala degli interrogatori, proprio sulla sedia dove qualche ora prima si era seduta sua sorella Sarah.

Shoupe fece cadere davanti ai suoi occhi il fascicolo aperto con dentro le foto del corpo senza vita della sua ragazza.

Rafe diede un'occhiata veloce e si rese subito conto di cosa stesse guardando.

Spostò con forza le fotografie verso l'uomo.

La vista iniziò ad appannarsi per le lacrime o forse stava per avere un mancamento dovuto allo shock di vedere la persona che amava ridotta in quello stato.

«Per favore, non me le mostri più»

Il vicesceriffo tolse il fascicolo dalla vista del giovane, poi cominciò a parlare.

«Sai qual è la tua situazione, Rafe, non è vero?»

Tendenzialmente il primo sospettato in questi casi è quasi sempre il fidanzato.

Nonostante il ragazzo continuasse a professarsi innocente, le immagini della videosorveglianza di casa Carrera lo avevano immortalato davanti la villa proprio la notte in cui Riley era scomparsa.

«Glielo ripeto, sono andato lì quella notte perché ero preoccupato. Ho provato a chiamarla tante volte, ma Ray non mi ha mai risposto»

Aveva ancora in mente la scena. Lui che entrava in camera di Riley dalla finestra. Voleva vedere se la ragazza stesse bene, non era da lei non rispondere al telefono.

Magari stava già dormendo, si era detto, sempre il solito paranoico.

Ma la stanza era nelle stesse condizioni in cui l'avevano lasciata quella mattina e Riley non era lì.

"Dove sei finita, Ray?" aveva pensato.

Il ragazzo lo guardò con occhi imploranti «Non sono stato io. Non le avrei mai fatto del male»

«Allora saprai dirmi se c'era qualcuno che ce l'aveva con lei a tal punto da volerla morta»

Rafe scosse il capo.

«Ragazzo, la tua situazione è critica. Se sai qualcosa, parla. Dammi una mano a venirti incontro»

Con gli occhi ancora ricolmi di lacrime, Rafe guardò l'uomo che lo stava interrogando e un moto di fiducia nei suoi confronti fece scattare qualcosa nella mente del ragazzo.

«C'è qualcuno»

Il poliziotto gli fece cenno di continuare.

Rafe guardò un'ultima volta l'uomo negli occhi, poi abbassò lo sguardo e disse «Topper, Topper Thornton»

Cold case || Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora