Capitolo XVI

2.3K 97 157
                                    

Rafe era di nuovo nella roulotte di Barry.

Lo spacciatore aveva visto la scena tra lui e Topper e aveva invitato il ragazzo a medicarsi le mani, dopo aver liberato il biondo dalla sua presa.

Aveva le nocche piene di sangue, ma non gli importava più di tanto perché sapeva che nella stesse condizioni c'era la faccia di quel damerino.

«Lo hai pestato per bene» disse Barry «Si può sapere come mai?»

Rafe rimase in silenzio.

«C'entra una ragazza, per caso?»

«Mi stai prendendo in giro?» sbottò il kook.

Barry scoppiò a ridere «Lo prendo per un sì. C'entra una ragazza. È lei il motivo per cui rinunci?»

Rafe annuì, mentre continuava a pulirsi la mano dal sangue di Topper.

Guardò l'orario dal suo telefono e si alzò di scatto. Fuori era già diventato buio e lui era in ritardo per la festa.

«Devo scappare» esclamò mentre era già fuori dalla roulotte.

La festa doveva già essere iniziata e probabilmente Ward era su tutte le furie.

Ray era arrivata trafelata davanti a casa Cameron. Non poteva permettersi dello sforzo fisico, ma nonostante questo aveva provato a fare il più velocemente possibile.

Entrò dentro la villa senza farsi notare. La sua amica era stata categorica, quello era il giorno speciale di suo padre e lei non poteva permettersi di rovinarlo.

Riley si precipitò per le scale. I muscoli le facevano ancora tremendamente male e non riusciva a muoversi normalmente, ma il tono che aveva usato Sarah l'aveva spaventata a morte e continuava a domandarsi cosa avesse potuto fare di così stupido da avere bisogno di lei in un giorno come quello.

Aprì di colpo la camera della sua amica e le si gelò il sangue nelle vene.

Riley pensò di aver sentito il suo cuore fermarsi di colpo alla vista della ragazza.

Nonostante l'abito elegante e l'acconciatura ricercata, Sarah aveva un aspetto orribile. La sua pelle era diventata talmente pallida da sembrare grigia e una patina di sudore aveva rovinato il trucco della ragazza.

E poi la vide. Sarah stringeva tra le dita una bustina con dentro della polvere bianca.

«Sarah, che cosa hai fatto?»

Di colpo le parole di John B non sembrarono più così improbabili.

La ragazza boccheggiò senza sapere cosa rispondere all'amica.

«Hai rubato tu a casa di Topper, non è così?»

Sarah annuì debolmente, ai lati degli occhi si formarono già le prime lacrime.
Riley andò verso di lei e la avvolse in un abbraccio. Non poteva pensare di non essersi accorta di una cosa così grave.

Sarah stava soffrendo e lei non era riuscita a fare nulla per impedirle di finire nel baratro.

Rimasero per alcuni minuti in quella posizione, in un silenzio quasi sacro.

Solo Sarah ebbe il coraggio di interromperlo, dicendole «Non mi sento bene, Riley»

La ragazza girò il viso dell'amica verso di lei, per guardarla meglio, mentre Sarah continuava a piangere «Credo di aver sbagliato le dosi»

«Bisogna chiamare subito un medico. Cosa ti senti?»

La ragazza più piccola si indicò il lato del petto dove si trovava il cuore «Batte troppo forte»

Riley aveva studiato all'università l'effetto delle droghe e un'overdose di cocaina portava con sé una aritmia cardiaca. Sarah rischiava un infarto.

Si tastò la tasca dei pantaloni e si maledì quando provò ad accendere il telefono. Per la fretta si era totalmente dimenticata di caricarlo.

«Vado da tuo padre, lui chiamerà un ambulanza»

«Ma è un giorno importante per lui» aveva detto con tono supplicante la bionda, ma Riley era già scesa dalle scale ed era entrata come una furia nell'ufficio di Ward.

L'uomo stava parlando al telefono, ma quando la vide sconvolta di fronte a lui, chiuse immediatamente la chiamata.

«È per Sarah»

Non aveva avuto il tempo di dire nient'altro che Ward si era già catapultato verso la camera della figlia. Riley lo aveva seguito a ruota.

«Che cosa hai fatto, Sarah?» le chiese l'uomo con fare amorevole.

La ragazza non rispose.

«È fatta di cocaina. Temo ne abbia presa troppa. Ward, serve un'ambulanza» si intromise Riley.

Non c'era tempo da perdere, ma allora perché Ward non si dava una mossa?

«Starà bene» disse mentre sistemava sua figlia sul letto.

Riley lo guardò inorridita «Starà bene? Potrebbe morire»

«Non posso chiamare un'ambulanza perché mia figlia è una drogata. Che figura ci farei? Nessuno mi voterebbe più» le sputò addosso quelle parole come se fossero fin troppo ovvie.

Riley restò pietrificata sul posto. Ward Cameron metteva veramente al primo posto la sua carriera. Sarah era solo una seccatura non necessaria in quel momento.

Si avvicinò piano al viso dell'uomo e disse lentamente «Io ora scendo giù e chiamo un'ambulanza. Se prova a fermarmi la denuncio per omissione di soccorso»

Ward provò ad agguantarla per un braccio, ma Riley fu più veloce. Scese le scale di corsa, e si chiuse la porta dell'ufficio alle spalle, mentre i suoi muscoli le gridavano pietà.

Andò verso la scrivania, ma non ebbe il tempo di fare il numero del pronto intervento che si ritrovò il volto del padre di Sarah davanti.

Aveva le braccia tese verso di lei e parlando molto lentamente le disse «Posa quel telefono, Riley. Sarah sta bene, ha solo bisogno di riposare»

«Sarah starà bene quando un medico la visiterà»

L'uomo si avventò su di lei e fece cadere a terra la cornetta del telefono. Era già la seconda volta che qualcuno le metteva le mani addosso, ma quella volta era pronta e riuscì a tirare un calcio nelle parti basse dell'uomo, riuscendo a sgusciare dalla sua presa.

«Che razza di padre è lei? Due dei suoi figli sono caduti nella droga, Sarah sta morendo. Quando capirà che i soldi non sono tutto?»

«Riley, tu non capisci»

«Io capisco perfettamente! E sa che le dico, lei avrà a cuore la politica, ma io no. Ora esco da quella porta e vado dritta alla polizia e quando avrò finito, posso assicurarglielo, nessuno la voterà a queste benedette elezioni»

Ma la ragazza non ebbe il tempo di fare nulla di quello che aveva appena detto.

Ward la vide cadere ai suoi piedi priva di sensi, mentre da una ferita alla nuca usciva talmente tanto sangue da bagnare interamente il tappeto su cui era stesa inerme.

L'uomo si chinò su di lei e la scosse leggermente «Riley! Riley, tesoro, svegliati!» poi le prese il polso tra le mani e le controllò il battito cardiaco.

Ma ormai non c'era più nulla da fare.

«È morta» sussurrò nel panico mentre una lacrima scendeva sul suo viso.

Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi pieni di lacrime di Rose, che stringeva ancora tra le dita il trofeo con cui aveva appena ucciso Riley.

Cold case || Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora