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Morgan

 

Ogni volta che lo ritieni opportuno,

Accendi un sogno e lascialo bruciare in te.

-William Shakespeare

L’acqua calda mi rigenerò quella sera.

Aveva ragione lui. Alla fine della nostra prova, gli osservatori dell’esercito iniziarono ad adocchiare dei fogli e a scriverci sopra. Se stessero leggendo il fascicolo di Brooke o entrambi non mi era dato saperlo.

Fatto sta che, solo dopo dieci minuti in sua compagnia, ne avevo definitivamente abbastanza.

Tornata a palazzo quel pomeriggio, mi concessi una lunga vasca bollente per allentare la tensione dei muscoli.

Cosa che, al contrario di ogni mia aspettativa, funzionò.

Il vestito scelto da mia madre era al limite del pudore.

Il corpetto dal taglio retto, sostenuto da due piccolissime bretelline, cedeva il posto all’altezza della vita ad una gonna con due vertiginosi spacchi sul davanti.

Spacchi che, per poco, non mi avrebbero impedito di indossare biancheria intima.

Proprio prima di uscire dalla camera per recarmi nella sala da ballo, dove sarebbero iniziati i giochi di potere che ormai da anni la mia famiglia portava avanti, mi arrivò un messaggio.

HUNTER: ci si annoia qui sotto senza di te, tigre

MORGAN: pensi che non lo sappia? Tutto pur di sentirti implorare ;)

HUNTER: sei un essere infido e pericolosamente perfido, ma vienimi a salvare ti scongiuro

MORGAN: dipende, la cravatta a forma di pesce l’hai messa alla fine?

HUNTER: tutto pur di farti contenta, tigre

Non gli risposi neanche, e mi fiondai alla festa.

Arrivare rigorosamente in ritardo era una prerogativa dei reali, fare un’entrata ad effetto però era una prerogativa esclusiva di Alex.

Perciò sgusciai dentro da una delle porte di servizio, sperando di non essere vista da nessuno.

Almeno, non da sir Brown e sua moglie.

Una parte della nobiltà di Firegulch tendeva a mantenere in vita lo stile vittoriano usato un tempo, e la coppia non perdeva occasione di sfoggiarlo.

Le parrucche alte diverse manciate di centimetri, i vestiti pieni di balze e la cipria diverse tonalità più chiara dell’effettivo incarnato erano i loro cavalli di battaglia. Così come le lingue lunghe.

Una volta al centro della sala iniziai a guardarmi intorno alla ricerca del mio migliore amico, cominciando allo stesso tempo a conversare amabilmente con gli ospiti.

Politica estera e cambiamento climatico furono, per la maggior parte della serata, gli argomenti principali.

Quando finalmente intercettai la testa bionda di Hunter rimasi estremamente delusa di non vederlo rosso per l’imbarazzo: la sua era una comunissima cravatta blu, che si abbinava perfettamente col completo di alta sartoria –del medesimo colore- che gli fasciava tutti i punti giusti.

Non mi permisi di farglielo notare quando lo raggiunsi, intromettendomi nel discorso che sembrava portare avanti con sir Malcom da ormai quindici minuti.

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