Morgan
Non è mai troppo tardi
Per andare avanti.
-Dante Alighieri
Una volta appurato di dover comprare un nuovo cellulare, provai a chiamare Alexandra con il primo che trovai. Lei non rispose né la prima volta né le quinta.
Abbandonata ogni speranza, tornai alla festa. Sperai che nessuno si fosse accorto della mia momentanea assenza, e cercai di districarmi in mezzo alla folla alla ricerca di un volto amico.
Mia madre era intenta a condurre una fitta conversazione con Jane, la madre di Hunter e Brooke.
Le due, amiche da secoli, sembravano intendersi alla perfezione. Il sorriso dolce della regina le scaldò lo sguardo mentre rideva di qualcosa detto dall’amica. Cosa che fece sorridere anche i nobili che le circondavano.
Il signor Lewis dal canto suo non aveva occhi se non per la moglie, e pensai che la scintilla nel suo sguardo fosse un’anticipazione di ciò che l’avrebbe attesa una volta tornati a casa.
Mi ritrovai a reprimere un sorriso e ad abbassare lo sguardo.
Ero cresciuta circondata da quel tipo di amore, da quella affinità.
Come i miei genitori, anche i Lewis erano persi l’uno dell’altra nonostante gli anni. Come si poteva ambire a qualcosa di meno?
Come ci si poteva accontentare, quando si aveva tastato con mano a che livello di felicità può condurre un amore così?
Dal lato opposto della sala intravidi invece mio padre, che intraprendeva una fitta conversazione con Hunter e… Brooke.
Veloce, il ragazzo.
Se avesse concluso nel corridoio adiacente o, dopo essere stato scoperto avesse preferito rimanere insoddisfatto, non mi era dato saperlo. D’altro canto non me ne poteva importare di meno.
Quello su cui mi concentrai furono i volti pieni di preoccupazione del re e del suo pupillo.
Hunter, fin dalla tenera età, aveva sempre avuto un rapporto confidenziale col re. All’inizio pensavo che la mancanza di un erede e figlio maschio spingesse mio padre verso una figura che potesse compensare tale mancanza. Col tempo mi resi conto che la natura del loro rapporto era più elementare: erano anime affini, complici –insieme a William Lewis- e sempre presenti l’uno per l’altro.
Quei tre, insieme, rappresentavano un fronte unito contro la nobiltà rivale. Mai una volta, né io né mio padre, avremmo osato dubitare della loro lealtà.
Era altresì probabile che il loro rapporto scaturisse una profonda gelosia negli altri nobili, che da sempre avevano cercato di rientrare nelle grazie del re senza mai riuscirci davvero.
I Wine ed i Lewis erano, da sempre, una squadra unita e ben bilanciata.
Che Brooke avesse iniziato a far parte del terzetto era per me una novità. Sembrava ascoltare attentamente ciò che il re stava dicendo, e come il fratello aveva assunto un’espressione di cauta preoccupazione.
Forse fu il non vedere l’abituale patina di indifferenza sul suo volto che mi spinse ad ignorare coloro con cui avrei dovuto conversare e dirigermi a passo svelto nella loro direzione.
Hunter fu il primo a vedermi arrivare, e come se niente fosse mi regalò un sorriso a trentadue denti.
‘’Già stanca dei doveri reali, tigre?’’
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Regine Di Sangue
FantasyDicono che il male si nasconda alla luce, che quello di cui abbiamo più paura sia in mezzo a noi: in agguato, incompreso. E se i mostri esistessero davvero? E se il male combattesse, amasse e vivesse come tutti gli altri? E se fosse nascosto al mond...