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Morgan

Io non voglio qualcuno che ripeta in continuazione

Che ci sarà sempre e non mi lascerà mai.

Mi basta qualcuno che ogni volta che mi manda

A fanculo, venga sempre a riprendermi.

-Charles Bukowski

Il corpetto non mi lasciava neanche respirare, figuriamoci parlare.

Era talmente stretto che sentivo i polmoni lottare per liberarsi, eppure fu solo grazie a quello se non mi ritrovai completamente nuda.

Mentre camminavamo verso la sala da pranzo del palazzo, scortati da due draghi alti si e no due metri ed entrambi grossi come un muro, i profondi spacchi della gonna minacciavano di lasciarmi scoperti più pezzi di pelle di quanti desiderassi.

Tutti i draghi si vestivano così?

Brooke sembrava divertirsi un mondo ogni volta che imprecavo, mentre cercavo di far stare tutto al suo posto e di non mostrare più di quanto servisse.

Non sopportavo di non essere andata subito con Carter da Alex.

Non sopportavo di non avere Hunter al mio fianco.

Non sopportavo di non sapere come stesse mia sorella e di non avere modo di comunicare con lei, a parte degli stupidi sogni.

E, più di tutto, non sopportavo il modo in cui ci eravamo lasciate.

Se le fosse successo qualcosa, e quelle fossero state le ultime parole che ci eravamo scambiate...

No. Smettila subito Morgan.

Avrei voluto che Carter mi avesse lasciato almeno il numero di quel suo telefono, ma forse era meglio che non l'avesse fatto: se potevano davvero rintracciarli, non sarei stata io a fargli correre un tale rischio.

E poi, c'era Hunter con loro e aveva la radice. Non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa ad Alex. Non lui.

Ispirai profondamente, nervosa e tesa come una corda di violino tanto che perfino i muri potevano notarlo.

Volevo finire quella cosa il prima possibile: scappare da quella montagna, terminare la missione e correre da mia sorella. Sempre che fosse possibile.

Però, volevo anche capire chi avesse avvertito il re del nostro arrivo, e scoprire cosa ci tenevano nascosto: se c'era qualcosa di strano lì, era che entrare e ottenere udienza col sovrano si rivelò troppo facile.

Entrare ad Elmland la settimana prima era stata un'ardua impresa, e starci anche solo per una notte lo fu ancor di più: avevamo dovuto batterci contro una guardia e un principe, e per un pelo non mi ero fatta staccare la testa dalla regina. In confronto, quella corte sembra una passeggiata di salute.

Brooke mi strinse di più il braccio e in un nanosecondo realizzai quanto eravamo vicini, quanto in tutti quei giorni ci eravamo avvicinati, di come -stranamente- la sua presa salda fosse l'unica cosa a cui potessi.

Ed fu così che, senza un minimo di controllo o permesso, le emozioni degli ultimi tempi fuoriuscirono. Sentii una lacrima rigarmi la guancia, poi un'altra, e un'altra ancora.

Brooke se ne accorse subito: si fermò e, cercando di non farsi notare troppo, mi passò i pollici sotto gli occhi.

Fu il gesto più dolce che avesse mai fatto nei miei confronti.

Regine Di SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora