fermamente.

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In questo sabato pre festivo vi lascio la seconda parte di quello che probabilmente è il lavoro peggiore di tutta la piattaforma, nonché del tortellini fandom VI CHIEDO SCUSA IN GINOCCHIO 🙈
Ne approfitto inoltre per augurare a tutt* buone feste. Mangiate tante ciccionerie mi raccomando 😘
Besitos ❤️

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La stanza era illuminata da un debole raggio di sole. Simone era seduto alla sua scrivania e fissava il libro che era stato la causa del suo più grande crollo psicologico in ambito universitario, credendo che magari per una qualche strana osmosi sarebbe riuscito finalmente a memorizzarlo.

Studiare non era stato mai un problema per lui, anzi, gli piaceva. E pure parecchio. Era arrivato fra i primi 10 al test d'ingresso e aveva superato tutti gli esami senza troppe difficoltà.

Tutto sembrava essere cambiato, però, quando aveva sfogliato per la prima volta quel dannato volume di 'Calcolo Stocastico'.
Aveva letto qualche capitolo, sottolineato, era persino tornato indietro più volte per provare ad enunciare un qualche teorema ma nulla, quelle parole sembravano sovrapporsi, fondersi tra di loro, fino a creare un insieme di concetti all'apparenza incomprensibili. Una roba che nemmeno Einstein in persona avrebbe potuto dimostrare.

Sbuffò sonoramente, non riusciva a concepire quella situazione. Avrebbe accettato di bloccarsi su qualsiasi esame, ma non su quello. Non su calcolo stocastico, l'ultimo esame che gli mancava prima di compiere un ulteriore passo verso la propria realizzazione personale.

Erano giorni che non riusciva ad andare avanti e stava diventando tutto incredibilmente stressante: dormiva male, mangiava poco e aveva addirittura ripreso a fumare, quando in realtà si era imposto di smettere.
E ci era riuscito, fino a qualche settimana prima.

Scosse la testa, prendendo l'ennesima sigaretta dal pacchetto e chiudendo stizzito quel maledetto testo.
«Fanculo» mormorò, fra sé e sé, mentre si alzava per prendere il cellulare dal comodino.

Appoggiato al davanzale lo accese e notó un numero abbastanza consistente di notifiche al suo profilo di Instagram.
Oddio forse dire consistente, non era esatto né tantomeno veritiero, ma ritenendosi lui un ragazzo nella norma già essere notato da qualcuno che non fosse un suo parente, un suo amico o qualcuno che gli propinava qualche strano intruglio da bere prima del fitness, poteva dichiarasi un evento.
Aprì l'applicazione e vide che erano tutte della stessa persona: ferma_mente

Simone non era certo noto per la sua istintività, ma in quel momento, forse spinto dalla curiosità, decise di scrivere al ragazzo.

Simone non era certo noto per la sua istintività, ma in quel momento, forse spinto dalla curiosità, decise di scrivere al ragazzo

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almeno non a breve

'Sul serio?' pensò Simone guardando lo schermo ancora per qualche istante
'Chi scrive una cosa del genere?' e con questa domanda in testa, ancora più incuriosito, decise di seguire per la seconda volta in poche ore il suo istinto provando a spulciare il profilo del suo interlocutore.
Peccato però che gli bastarono pochi secondi, quelli necessari a leggere una frase, per rendersi conto che la sua curiosità sarebbe rimasta insoddisfatta:

-questo account è privato-

«Oh Simó, sei pronto?»
Simome sobbalzó quando la voce squillante di Aureliano, uno dei suoi coinquilini, lo riporta alla realtà.
"L«Aureliá, devo ancora ricordarti che si bussa prima di entrare in una stanza che non è la tua?» disse, lanciandogli un'occhiataccia, mentre si riprendeva dallo spavento.

Adorava Aureliano, era suo coinquilino praticamente da quando si era traferito a Roma. PR per una nota agenzia d'eventi capitolina, capelli e occhi castani e un sorriso contagioso. Un ragazzo allegro, che aveva sempre voglia di divertirsi. All'apparenza poteva sembrare superficiale, ma in realtà incredibilmente serio, leale, sincero. Insomma Simone in lui aveva trovato un vero amico, uno di quelli di cui ci si può fidare sempre.

«Ma perché sei ancora in tuta? Avevi detto d'esse dei nostri, ho prenotato pure er tavolo al privè»
«Io, veramente...» mormorò, realizzando di aver perso totalmente la cognizione del tempo. «Scusami, non mi son reso conto di che ore fossero.»
”Quell'esame te se sta a magná vivo...» gli disse Aureliano, convinto che l'amico avesse passato l'intero pomeriggio a studiare.
«Fammi il piacere e pijate almeno una sera a settimana per svagarti, te prego. Fallo pure pe' mi cugina che sennò chi la sente a quella se la pisci 'n altra volta» Chiosò anche con una punta di disperazione nella voce.
«Si, si. Hai ragione!» borbottò Simone, consapevole di star omettendo la verità al coinquilino.
«Quindi? Vieni o no?» Domandò il PR, impaziente. "Dai, esci da questa stanza! Stasera ce la godiamo un po', che dici?"
«Ma sì. Sti cazzi dell'università!» rispose convinto il moro. «Dammi il tempo di una doccia e ti raggiungo di là.» Concluse.
«Daje! Questo è il Balestra che voglio!» Esclamò Aureliano, uscendo felice dalla stanza.

Quella sera si erano organizzati anche con Chicca, la cugina di Aureliano, e avevano deciso di darsi appuntamento al Moma Cafè, ritrovo della gioventù romana, grazie alle serate organizzate nei weekend anche dall'agenzia di quest'ultimo.
Il locale pareva più pieno del solito quel venerdì, pensò Simone.
Era difficile persino camminare, tanto è vero che, poco dopo essere entrati, per cercare Chicca, un ragazzo gli finì addosso. Lo strattonó con talmente tanta forza che, per poco, non fece cadere il vassoio con le ordinazioni portato da uno dei camerieri.

Manuel, con una prontezza di riflessi che non sapeva di avere, riuscì a ripristinare l'equilibrio del vassoio, ma non poté fare a meno di incenerire con lo sguardo quel tipo che gli era finito addosso.
«Anvedi sto coglione!» esclamò mentre faceva per allontanarsi.

Se c'era una cosa che Simone proprio non sopportava era la maleducazione.
Era vero, stava per far cadere il cameriere, ma non era stato di certo intenzionale.
Così lo afferrò per un braccio, prima che si distanziasse troppo da lui, costringendolo a voltarsi.
«Sta più attento la prossima volta!» Gli disse, con un tono di rimprovero.

Manuel alzó rapidamente lo sguardo verso di lui, scrollandosi poi la sua mano di dosso quasi con rabbia.
Lo fissò per qualche istante, e poi replicò:
«Nun te mette in mezzo. Come puoi vedere sta na calca che manco a via Condotti... non ho tempo da perde pe' ste cose e soprattutto non voglio rotture de cazzo né lezioni d'educazione dall'ultimo arrivato» Aggiunse, quasi con tono di scherno, prima di andare via senza nemmeno guardarlo in faccia.
Simone rimase a bocca aperta, meravigliato da questo comportamento aggressivo senza ragione.
Proprio in quel momento peró la sua attenzione e quella di Aureliano vennero catturate dall'arrivo di Chicca.

Non la conosceva benissimo, facevano semplicemente parte dello stesso gruppo di amici. Per quel poco che aveva capito di lei però, la considerava simpatica, con la testa sulle spalle, anche se un pelino troppo eccentrica nei vestiti e nelle pettinature. Era una ragazza buona e disponibile, lo poteva capire dal rapporto che aveva con Aureliano. Sembravano fratelli, più che cugini.
«Oh Chí, finalmente!» la salutò Aureliano, abbracciandola.
«Nun cominciá Aureliá. Ringrazia il cielo che vi abbia trovati. Qua è un delirio!» Ribatté lei, alzando gli occhi al cielo.
«Ciao Simone! Mi fa piacere che sei riuscito a vení, stasera. Era ora!» Aggiunse, regalandogli un sorriso cortese.
«Fa piacere anche a me, era da tanto che non facevamo serata assieme.»
«Verissimo!» disse, ridacchiando. «Comunque venite... mentre aspettamo gli altri, famose fa 'n drink così saluto pure Manu!»
«Chi è Manu?» chiese Simone.
«Uno dei ragazzi che lavora qui. Gli fa il filo da anni ma senza un briciolo di successo.» Rispose Aureliano.
«Statte zitto!» intervenne piccata Chicca.
«Manu!»
«Manu!»
«MANUEL!» urlò con più convinzione la ragazza, riuscendo dopo vari tentativi a farsi sentire.
«Chicché! Fatto tardi?»
«Lascia perde» pigolò sconsolata.
«Ammazza che fregna che sei stasera ao!» disse lui, ammiccando.
«Si beh, grazie!» balbettò Chicca imbarazzata. «Comunque» continua «sto con Aureliano e il suo coinquilino stasera.»
«Bene, ve preparo qualcosa de speciale allora... 'ndo stanno?»

Chicca si guardaó un momento intorno e dopo averli intercettati li trascina al bancone.
«Eccoli!» esclamò.

«Bella Aureliá!»
«Bella pe' te fraté!» ribatté l'altro.
«E ciao...» ricominció a parlare Manuel distrattamente, ancora concentrato sulla preparazione dei cocktail.

«...Simone»

We keep this love in a photograph.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora