Un'altra descrizione introspettiva che risulterà fallimentare come la precedente. O forse di più.
Fatemelo sapere voi.
Buona lettura ai coraggiosi.
Besitos 😘
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Caos.
Questa era la parola che Manuel poteva usare per descrivere la sensazione che aveva nella testa da quando aveva lasciato casa di Simone.
Anzi, da quando Simone lo aveva sbattuto fuori.
Non era mai stato bravo nei rapporti umani.
Non era mai stato in grado di mantenerne uno decente, duraturo, sano.
Soprattutto con le persone di sesso maschile.
Una volta la psicologa gli disse che questo era dovuto probabilmente al fatto che il padre lo avesse abbandonato dopo pochi mesi dalla sua nascita, lasciando quindi un vuoto che con il passare degli anni si era trasformato in un totale rifiuto della figura maschile da parte sua, nella sua vita.
Il tutto si era accentuato con l'accumularsi delle relazioni fallite di Anita, dalle quali ne usciva puntualmente distrutta per colpa dell'imbecille di turno e toccava a lui rimettere insieme i pezzi di sua madre. Era sempre toccato a lui.
D'altro canto aveva invece sviluppato una sorta di dipendenza verso il genere femminile proprio a partire da sua madre Anita, la donna più importante per lui, e poi via via tutte le altre.
Non era un caso che le sue materie preferite era sempre insegnate da donne, il suo dottore era una donna, il suo colloquio di lavoro era stato sostenuto con una donna -era la moglie di Franco che si occupava di queste cose-, il suo terapista era stato una donna.
Anche i peluche con cui giocava da piccolo avevano tutti nomi di donne e l'unico animale domestico che aveva avuto in tutta la sua vita, una tartaruga d'acqua che aveva ceduto ad una associazione quando era diventata troppo grande per tenerla stipata in un acquario da appartamento, era una femmina.
Aveva scelto, prima inconsapevolmente e poi con cognizione, di essere circondato solo da donne, perché con loro si sentiva al sicuro, come se non potessero fargli mai del male.
Infatti il male lo faceva lui, a se stesso, alle donne, a tutti, perché come se non bastasse tutto questo groviglio di problemi esisteva il fatto che non sapeva gestire le emozioni, e questo forse era un deficit ancora peggiore rispetto a quello relazionale.
Era un meccanismo su cui non possedeva alcun tipo di controllo, come se nella sua testa ad un certo punto scattasse un allarme che azionava la chiusura forzata dei suoi sentimenti così che non potesse essere esposto alla mercé degli altri.
Probabilmente ferire le persone era la cosa che gli riusciva meglio.
La sua specialità.
Era come avere un superpotere, di quelli che sognava da bambino, ma gli era capitato il peggiore e che non avrebbe mai creduto che avere i superpoteri potesse fare così schifo.
Non ne andava fiero, anzi, ma non riusciva proprio a farne a meno.
Nessuno finora era riuscito a fargli superare questi limiti, neanche Anita che era l'unica che lo perdonava sempre o Matteo, il suo unico amico maschio o meglio, l'unico essere umano di sesso maschile che faceva parte stabilmente della sua vita. Era a conti fatti, il solo uomo di cui si fidava.
Matteo era la mosca bianca nel regno matriarcale che Manuel si era costruito. Un piccolo miracolo insomma. E il fatto che tornasse proprio in quei giorni doveva essere per forza un segno, pensò il romano.
Quindi si, aveva accettato il weekend in sua compagnia per ritornare nella sua dimensione, fatta di ragazze e dell'unico maschio che era parte della sua esistenza da che ne aveva memoria.
Dimensione in cui Simone non era il benvenuto.
Grazie tante.
Già perché se si ritrovava i pensieri che battagliavano tra loro era proprio a causa del moro.
Non aveva fatto niente di male, non stavolta, eppure tutto gli si era ritorto contro senza alcun preavviso.
Si stava per tuffare nel mare che era Simone, fremeva dalla voglia di bagnarsi in quelle acque, ma un'onda lo aveva travolto prima del previsto scaraventandolo sugli scogli e facendogli male.Come sempre, anche dopo quella mattinata infernale, era andato al lavoro. Nonostante tutto poteva definirsi un ragazzo diligente, uno di quelli che se prendono un impegno lo portano a termine perché è così che andava fatto, è così che gli aveva insegnato Anita.
Quindi si ritrovò dietro al bancone del MoMa a servire caffè e tramezzini ma con la mente era evidentemente altrove. Ripercorse incessantemente la discussione con Simone.
Era stato accusato dal milanese di averlo preso in giro.
Se c'era una cosa che Manuel odiava fare era proprio burlarsi delle persone, mentire.
Se aveva un pregio quello era l'onestà.
Le esperienze di vita vissuta gli avevano insegnato che una brutta verità è sempre meglio di una bella bugia, tanto alla fine se devi ferire, ferisci comunque e Manuel di questo sport era campione appunto.
Se Simone lo considerava un bugiardo allora poteva pure tornarsene da dove era venuto.
Questa cosa che avevano era stata voluta da entrambi e per questo Manuel non voleva prendersi tutte le colpe.
Ma poi 'colpe di cosa'? si chiese.
Si erano stuzzicati, si erano raccontati -anche se Simone affermava il contrario- si erano ascoltati, si erano consigliati, si erano guardati, e il fatto che tutte queste azioni appartenessero a due mondi apparentemente distinti non doveva essere per forza in male, o un errore.
Per Manuel prendere coscienza che Simone e simoinpills erano la stessa persona era solo un incentivo, che gli poteva permettere di abbandonarsi alla scoperta del moro abbattendo un altro piccolo ostacolo che barricava la fiducia che non riusciva a riporre verso gli altri. Per Simone invece era stato totalmente l'opposto, una doccia gelata sotto cui già era passato e che non avrebbe mai più voluto riprovare, perché Simone al contrario, di Manuel si era fidato troppo velocemente nonostante la sua parte razionale gli dicesse di non farlo, e per questo si sentiva tradito.
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We keep this love in a photograph.
Fanfic"Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace: a questo punto l'immagine diventa una grande gioia fisica ed intellettuale."