follow.

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Chiedendomi ancora perché io continui a farlo.

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Manuel non aveva mai pensato di poter essere euforico per un turno di giorno, eppure quella domenica fu proprio così.

Non era mai stato più contento di passare una mattinata chiuso in quel buco di bar, nella noia più totale, che lo portò come sempre a smanettare con il cellulare.

Si ritrovò su instagram e tra le poche notifiche che venivano segnalate vi era sempre quella richiesta di follow da parte di simoinpills che non aveva ancora ricambiato.
Pigió quindi distrattamente il tasto SEGUI rendendo così il proprio profilo visibile all'altro.

Bloccò il telefono e si  immerse di nuovo nei suoi pensieri.
'C'é sempre una prima volta' si disse.

Già.

Quella però non era l'unica prima volta che lo rendeva elettrizzato.

Inconsapevolmente, o meglio così credeva, prima di quello c'era Simone.

Simone con cui non faceva altro che scambiarsi battutine taglienti, ma che cercava con lo sguardo ogni volta che sentiva la porta del locale aprirsi.
Simone che era tutto l'opposto di lui e forse per questo lo attraeva ancor di più.

Simone. Simone. Simone.

Simone, non faceva altro che pensare a Simone da settimane e la presa coscienza lo colpì proprio in quel momento.

Manuel scrollò la testa, come a volersi togliere certe idee dalla mente, perché cominciarsi a fare delle domande adesso avrebbe danneggiato la sua già precaria salute mentale.

Non poteva pensare al moro in quel modo, in nessun modo, anche se la sua vocina interiore gli diceva che doveva smetterla di raccontarsi fregnacce, non era necessario soffermarsi a pensare dato che ormai era innegabile che fremeva dalla voglia di vederlo.
E quella sera non faceva eccezione.

Quando Anita tornò a casa dal lavoro quel pomeriggio, la prima cosa che sentì fu la calma che regnava nell'appartamento abitato da lei e da quel tornado del figlio.

Figlio che trovò seduto in camera sua, con le mani tra i capelli, sommerso da una pila di vestiti.
Probabilmente l'equivalente di tutto l'armadio di Manuel era stato scaraventato fuori, ora sparso in ogni angolo della stanza.

«Ciao eh! Che stai fa le pulizie de Pasqua?»
Manuel le rivolse un'occhiataccia delle sue
«Mamma mia Manuel, 'n se po' mai scherza’ con te» disse esasperata lei.
«A má, guarda che nun fai ride. Sto in crisi io, nun ce sta proprio niente da scherza’»
«Stai in crisi? E che è successo?»
«È successo che nun c'ho 'n cazzo da metterme má» sbuffò guardando le pile di indumenti che lo circondavano. «Uno vole uscì, metterse carino pe' fa na figura decente...» aggiunse con naturalezza senza neppure rifletterci.

Perché in fondo nonostante provasse a scacciare ogni pensiero in merito, era quello che Manuel veramente voleva: essere carino, per Simone.
Essere quantomeno presentabile di fianco a lui.

Perché insomma Simone era...Simone, bellissimo anche se avesse avuto un sacco di iuta addosso.

Chiunque dotato di un minimo senso estetico avrebbe concordato con lui che invece al contrario, era un disastro.

In ogni cosa.

Anita lo osservò curiosa.
«Ahhh, è per l'appuntamento de stasera che stai così agitato?»
«Non è un appuntamento» provò a negare «e non sto agitato»
«Te che me supplichi de trovatte du biglietti pe' a mostra de Ferraris e il casino in questa camera dicono il contrario. Sentiamo, te come lo chiami?»
«Un regalo?»
«Un regalo in cui ti sei incluso, Manuel»
«E quindi? Sai che ce sarei voluto anná pur'io. Ho colto l'occasione»
«St'occasione te deve avé stregato»
«E piantala má» quasi la supplicò esasperato «piuttosto aiutame a trova’ qualcosa de decente che nun me faccia sembra’ 'no scappato de casa»

We keep this love in a photograph.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora