Questo capitolo non ha minimamente senso.
É il massimo che sono riuscita a fare...quindi potete benissimo immaginare il resto 😓
Ditemi voi se riuscite a trovare qualcosa di decente in tutto questo.
Bacini 😘
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La stanza di Manuel era avvolta da una leggera brezza, inusuale per quel periodo dell'anno, e i raggi del sole filtravano dalle persiane ancora chiuse.
Il ragazzo si stiracchiò e portando la mano a contatto con il materasso sentì la porzione del letto accanto al suo corpo ancora calda.All'improvviso gli tornò in mente tutto quello successo la sera precedente.
«Porca puttana!» imprecò tra sé e sé.
Si mise in piedi velocemente e si diresse verso la cucina.
«Simò?» lo chiamò «Simone?»Arrivato in prossimità della stanza, sentì distintamente dei risolini e un vociare che avrebbe riconosciuto ovunque.
Si sporse e vide sua madre e Simone parlare fitto fitto.
Si scansò non appena si accorse che lo sguardo di Anita saettò su di sé ma non fu sufficiente.
«Che fai te nascondi come 'n ladro?» infatti gli domandò a voce alta la donna, giustappunto per farsi sentire.
«Macché, dovevo controlla’ na cosa» si giustificò.
«Vabbé va, come se nun t'avessi fatto io» ribatté Anita «Vie’ qua che ho fatto il caff軫Buongiorno» disse Simone non appena lo vide, aprendosi in un sorriso luminoso quanto il sole d'agosto.
«Ciao» rispose Manuel imbarazzato.«Non mi avevi detto che avevamo ospiti» s'intromise Anita.
«Ma’ è stata 'na cosa...»
«...Improvvisa.» concluse Simone.
«Sì ecco, è stata improvvisa.» confermò il romano.La madre sorrise vedendo il figlio tentare di trovare una giustificazione a quella presenza maschile in casa, nuova per entrambi.
«Te piuttosto quando sei tornata?» chiese Manuel.
«Ma che ne so, saranno state le 2. M'ha riaccompagnata Paolo» disse lei, quasi sussurrando l'ultima parte.
«Paolo ma’? Quello della biglietteria?»
«Eh»
«Te prego»
«Guarda che è una brava persona»
«È spostato mamma. C'ha na fede ar dito che pure 'n cieco la vedrebbe per quanto è grossa»
«Che vuol dire?! Che so’ ste insinuazioni?»
«Niente, niente. Tanto che frega a te, che poi ce sto io, ve’?!»
«É 'n amico Manuel»
«Seh e quando mai c'hai avuto amici te?»
«Te potrei fa la stessa domanda» ribatté Anita guardando Simone che si sentì chiamato in causa.«Si, io... uhm... dovrei andare comunque» affermò il moro «Grazie per la colazione Anita e per le chiacchiere» disse rivolgendosi alla donna.
«Ma figurati, per una brioches e un caffé» rispose «Mi raccomando passa al museo qualche volta che me fa piacere»
«Va bene, lo farò sicuramente» le sorrise.«T'accompagno» gli disse Manuel.
«Non c'è bisogno, mi ricordo la strada»
«Nun era 'na domanda. T'accompagno.» ripetè il barman per chiarire il concetto.Erano entrambi all'uscio della porta dell'appartamento.
«Quindi uhm... grazie» ruppe il silenzio Simone.
«Per cosa?»
«Per aver conservato la foto al sicuro e per aver... per avermi permesso di restare ieri»
«Io non ho fatto proprio niente» disse Manuel allungando una mano sul suo viso, cominciando a carezzarlo «Dovrei essere io a scusarmi per quella scena pietosa con mia madre prima, e a ringraziarti per avermi raccontato di Jacopo, non eri tenuto a-»
«Volevo farlo.» lo interruppe «E non è stata una scena pietosa, un po' capisco che vuol dire. Mio padre ha cambiato più donne che auto in questi anni. Non so cosa significhi consolare una persona con il cuore spezzato ma conosco la sensazione dell’instabilità familiare.» concluse Simone, beandosi al contempo dei gesti delicati dell'altro.
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We keep this love in a photograph.
Fanfic"Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace: a questo punto l'immagine diventa una grande gioia fisica ed intellettuale."