con me.

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Grazie a chi ha letto fino a qui. Siete stat* temerar*. Coraggios*.

Anche se avete chiuso dopo il primo rigo magari. Lo capirei.
Vi ammiro molto.

Grazie per ogni singolo commento che mi ha scaldato il cuore.

Grazie è l'unica parola che mi sento di usare, anche se probabilmente non verrà ascoltata e passerà in sordina così come questa storia che forse doveva vedere la sua fine molto tempo fa.

Bacini 😘

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Dalla sera della festa erano passati 14 giorni 12 ore e 25 minuti.
Non che li avessero contati, impegnati com'erano.

Simone era immerso nelle scartoffie burocratiche per poter prepararsi e accedere ai test della laurea magistrale in Matematica Finanziaria che si sarebbero tenuti a settembre.
Nel mentre era intento a cercare un lavoro part-time per l'estate che potesse dargli un po' di sosta dai libri e allo stesso tempo un minimo introito economico per potersi togliere qualche sfizio e non gravare almeno per un po' sulle tasche dei suoi genitori.

«Possibile che non esista uno straccio di lavoro per chi non abbia esperienza?» si lamentò un giorno a pranzo con Aureliano, dopo l'ennesimo 'le faremo sapere'.
«Benvenuto nel mondo degli adulti, Simone Balestra»
«Che schifo»
«Già. Ma poi te che stai a cercà scusa?»
«Ma che ne so Aurelià qualsiasi cosa purché mi paghino» rispose sconsolato il moro.
«Senti facciamo così, mo’ te dico na cosa, magari è n'azzardo eh... però magari se po' fa»
«Cioè?» chiese curioso Simone.
«Te stai a fa il corso de fotografia?» domandò Aureliano.
«Si, ma è una cosa amatoriale, niente di serio»
«Vabbè non importa. Io potrei chiedere a Chicca de assumerti part-time in galleria e poi te prendo come fotografo freelance per gli eventi dell'agenzia»
«Davvero?»
«Si, lo hanno già fatto in passato. Magari non verrai chiamato per tutti gli eventi però se le tue foto piacciono mejo questo de niente»
«Tu sei il mio angelo custode Aureliano, grazie grazie» disse Simone, mentre strinse in un abbraccio l'amico.
«Nun me ringraziá Simó tanto i soldi li sgancia il grande capo, mica io» sorrise il PR ricambiando il gesto affettuoso.
«Scemo» lo apostrofò Simone prima che entrambi tornassero al pranzo che stavano consumando.

Manuel negli stessi momenti era invece sull'orlo di una crisi di nervi perché in piena sessione.
Non gli era mai pesato lavorare e studiare, anzi. Era grato di essere stato assunto proprio perché in questo modo poteva pagarsi da solo l'università senza pesare sulle spalle di sua madre, contribuendo anche alle spese di casa, seppur in piccola parte. Quindi non se ne era mai lamentato, ma quella che stava per affrontare sarebbe stata l'ultima sessione d'esami della sua vita e questo pensiero gli metteva addosso una pressione e uno stress non indifferenti.

«Ciao Manu» si sentì salutare ma non alzò gli occhi dal tomo di Psicologia dello sviluppo.
«Manuel»
«Ciao Chicca» rispose scocciato dopo l'ennesimo richiamo.
«No te prego, continua a nun consideramme» disse lei infastidita.
«Sei venuta a rompe er cazzo, Chí?» chiese il barman «No perché non è giornata» concluse.
«Lo vedo, nun te preoccupá. Coglione.»
Manuel a quell'epiteto alzò gli occhi al cielo.
«E comunque ero venuta a magná» aggiunse la ragazza.
«Ecco, fatte serví da Giulio che sto in pausa»
«Seh»

Chicca prese il suo pranzo e si sedette a qualche tavolo di distanza da Manuel, che dopo pochi minuti la raggiunse.
«Chí»
«Che voi?»
«Scusa, veramente non ce l'avevo con te ma sta sessione me fa sbroccá»
«Sai che nun me n'ero accorta?» ridacchiarono.
«So perdonato?» chiese lui.
«Ce penso, peró te famme un caffè così m'agevoli ‘a decisione»
Il ragazzo annuì e si avviò dietro al bancone, uscendone poco dopo con una tazzina di caffè fumante per l'amica.
«Grazie» disse lei bevendone un sorso.
«Aureliano m'ha trovato un nuovo stagista» aggiunse qualche secondo più tardi.
«Se è come l'ultimo te dico lascia perde Chí, quelli só soggetti che vanno studiati sul serio» commentò Manuel.
«È Simone» 
«Ma che stai a dì?» chiese il giovane, tentando di dissimulare il suo interesse a riguardo.
«Sto a dí quello che ho detto Má. Ho visto alcuni degli scatti che ha fatto al corso, è pure parecchio bravo il ragazzo eh»
«Lo so» borbottò Manuel.
«Che vor dì che o' sai?» chiese Chicca
«No che me lo immaginavo che era bravo, dico. Quello è 'n perfettone figurati se poteva nun esse bravo in qualcosa» tentò di giustificarsi.
«Guarda che non è così terribile come pensi te, è simpatico per essere 'n milanese ed è un sacco carino»
«Che te sei innamorata?»
«Purtroppo per me, me piacciono gli stronzi che nun me vonno sennó già m'ero accasata invece de sta qua appresso a te»
«Chicché» la redarguí lui, sfiorandole la guancia con il pollice.
Sapere che a Chicca ancora non fosse passata un po' lo faceva star male, ma non poteva farci nulla. C'avevano provato, non avevano funzionato, non era colpa di nessuno. Chicca meritava qualcuno che la amasse davvero e sapeva che prima o poi quella persona si sarebbe palesata rendendola felice come meritava.
«Lascia sta, va tutto bene» disse la ragazza «Comunque» continuò «mo' Simone te lo troverai sempre tra i piedi agli eventi de Aureliano, magari o' conosci e cambi idea su de lui»
«Magari, chi lo sa»
«Oh guarda che è uno che te potrebbe piace’ invece»
Al ragazzo venne da ridere a quell'affermazione e quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
«Ma che c'hai?» chiese Chicca allarmata
«Sto bene, sto bene» rispose Manuel tissicchiando un po'.
«Vabbè la pausa mia è finita, te lascio a quel mattone de libro»
«Buon lavoro Chicché»
«Se vedemo Manuel»
«Te vojo bene»
«Eh pure io, mannaggia a te» disse la giovane un attimo prima di chiudersi la porta del bar alle spalle.

We keep this love in a photograph.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora