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Onestamente le immagini valgono più dello scritto -sempre sia lodato Pinterest- che resta purtroppo nella sua mediocrità se me lo chiedete, ma mi hanno detto che da sole non bastavano e quindi eccoci 😅

Buona visione, uhm lettura. O quello che volete.

Besitos 😘

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Il giorno che aveva atteso per tre anni, finalmente era arrivato.
C'era agitazione, trepidazione ma anche la consapevolezza che un cerchio si stesse per chiudere per poter andare avanti. Era emozionante.

Dante e nonna Virginia erano arrivati nella Capitale la sera precedente e decisero di alloggiare in un B&B nei pressi della stazione cosicché la donna non si affaticasse più del dovuto e al contempo non rubassero privacy a Simone che sapevano ne avesse bisogno.
I due raggiunsero il giovane e il suo coinquilino la mattina della discussione della tesi così da avviarsi verso la facoltà tutti assieme.

Simone stava aggiustandosi per l'ennesima volta la giacca sulle spalle quando la nonna entrò nella sua stanza.
Aveva optato per un completo nero semplice, molto sobrio, accompagnato da una camicia bianca e un cravattino rosso sottile della stessa tonalità della copertina del suo elaborato e dei nastri che chiudevano la corona d'alloro.

«Sei bellissimo tesoro» gli disse Virginia facendolo voltare verso di sé
«Grazie nonna, anche tu stai benissimo»
«Solo il meglio per il mio nipote adorato» sorrisero «Sei cresciuto così in fretta» aggiunge poi «Sembra ieri che tuo padre accompagnava quella santa donna di Floriana in ospedale e ora guardati, laureato» chiosa commossa.
«Dai nonna, vuoi già vedermi piangere?» gli chiede il moro con gli occhi lucidi
«Avrei voluto ci fosse anche la mamma oggi»
«Lo so tesoro, ma per fortuna abbiamo la tecnologia dalla nostra parte quindi ci sarà anche lei»
«Meno male» rispose Simone sbattendo le palpebre per scacciare le lacrime.
«Posso?» si intromise Dante
«Certo Dado, entra che io vado ad incipiarmi il naso prima dell'atto finale del nostro attore principale»
«È sempre così teatrale» afferma l'uomo scuotendo il capo
«Come stai?» domanda poi rivolgendosi al ragazzo
«Bene. Un po' teso suppongo, ma bene»
«È normale avere un po' di paura, Simone. Riguarda la consapevolezza di star per fare qualcosa di importante che ti apre le porte al futuro. Quello che non si conosce fa paura, ma solo andando oltre il muro che ci circonda nel presente possiamo comprende cosa ci attende e liberare la mente dalle ombre a cui ci siamo appigliati considerandole veritiere»
«Un po' come nel mito della caverna?»
«Si un po' come nel mito della caverna.» sogghigna Dante dopo quell'appunto del giovane.
«Guarda che la filosofia continua a non piacermi»
«Ma ti ricordi di Platone»
«Me lo ha raccontato una sera Manuel per questo lo ricordo»
«A proposito, come va?» chiese Dante
«Te l'ho detto papà, bene»
«Intendo con Manuel»
Simone alzó gli occhi al cielo prima di rispondere
«Possiamo non parlarne?»
«È andata così male?»
«Beh sicuramente non è andata come speravo»
«Allora lo vedi che ti piace?»
Il riccio non rispose
«Guarda che non è una brutta cosa Simone» disse Dante
«Non potrebbe mai funzionare papà. Anche se volessi, e non voglio, non funzionerebbe»
«Se lo dici tu» rispose l'uomo alzando le mani in segno di resa.
«Andiamo?» chiese infine Simone facendo cadere quella conversazione che non aveva alcuna intenzione di portare avanti né in quel momento né mai.

La seduta di laurea durò relativamente poco, probabilmente perché il numero di laureandi era esiguo.
Simone riuscì ad ottenere un ottimo 108 su 110 che lo portò ad aprirsi in un sorriso grande rivolto ai suoi cari.
«Come sono andato?» chiese al gruppetto di persone che lo attendeva
«Sei la nostra gioia grande, amore della nonna»
«Siamo orgogliosi di te, Simone» disse Floriana collegata in facetime
«Mamma» pigolò
«Sei stato bravissimo»
«Ti avrei voluto qui»
«Ma sono lì amore, sempre con te»
«Lo so, mamma» confermò
«Quella corona poi, ti dona tantissimo»
«Questa è di Jacopo má» disse il moro abbassando lo sguardo temendo di aver avuto un'idea stupida
«È tanto tua quanto sua, tesoro ma se vuoi che l'abbia lui gliela portiamo non appena passerai un po' di giorni a casa, va bene?» chiese la nonna e il ragazzo annuì.
«Si va bene. É sua, anche se probabilmente si incazzerá vedendola appesa lì ad ammuffire e mi prenderà in giro perché sicuramente si sarebbe laureato prima di me visto il suo intuito» rispose il riccio a Virginia che lo accarezzò teneramente.
«Simó io non c'ho capito mezza parola peró 108 me pare na cosa grande, no?»
«Aureliano qua l'unico che ha capito qualcosa è stato Simone» disse Dante «perchè si sa che la matematica non la capisce nessuno, ma proprio per questo ci ha reso i più fieri del mondo intero. Sei una persona speciale Simone, non dimenticarlo mai.» concluse il professore che evidentemente non si riferiva solo alla passione del figlio per i numeri e probabilmente Simone lo capì stringendolo in un abbraccio forte
«Grazie papá» gli sussurrò nell'incavo del collo.

We keep this love in a photograph.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora