É carino, penso continuando a fissarlo ebete. Molto carino.
Moro, alto e un'aria molto sicura di sé. Indossa una t- shirt bianca che mette in risalto il suo fisico forte e le braccia muscolose, e un paio di pantaloncini da spiaggia.
Si siede sullo sgabello davanti a me e appoggia i gomiti sul bancone, incrociando le dita e noto che ha un anello al pollice destro. Non so ma d'un tratto, credo di avere un debole per i ragazzi con gli anelli al pollice. Mi guarda e i suoi occhi color sabbia si puntano sul mio viso mentre la sua bocca si apre in un sorriso cordiale.
- Posso aiutarti - dico con un filo di voce.
Ha davvero un bellissimo sorriso, penso affascinata.
- Si, potresti portarmi una birra? - dice con la sua voce mascolina e sexy.
- Certo, te la porto subito . - Mi giro e tiro fuori una bottiglia di birra scusa dal piccolo frigorifero sotto al bancone. Uso il cavatappi per svitare il tappo e gliela porgo, tutto sotto il suo sguardo attento.
- Posso chiederti una cosa? - mi domanda dopo aver preso un sorso.
Mi chiedo subito se mi chiederà il mio numero o qualcosa del genere. Forse Martina non aveva proprio tutti i torti.
- Si, certo - rispondo accennando un timido sorriso.
Fa un cenno con la testa per indicare Martina. - Come si chiama la tua amica?
Vuole conoscere lei, ovvio. Che illusa, penso delusa.
- Martina - rispondo con un sospiro pulendo distrattamente il bancone con uno straccio umido. E, spero, che ora che ha scoperto il suo nome se ne vada e mi lasci in pace. Ma non lo fa.
- Mi servirebbe il tuo aiuto - dice sorridendo maliziosamente.
Lo guardo storto. Davvero sta chiedendo il mio aiuto per conquistarla? No, perché dovrei? É talmente bello che può benissimo cavarsela da solo, se proprio ci tiene.
- Uhm..ah, si? - mormoro.
Idiota, avrei dovuto dirgli subito di no.
- Lo vedi il mio amico laggiù?
Mi indica un ragazzo dai capelli scuri con una camicia a quadri rossa e dei pantaloncini. Ci sta fissando, o meglio ci ha fissato fino a che non ho alzato lo sguardo. Alzo un sopracciglio divertita mentre lo guardo distogliere immediatamente lo sguardo e fare finta di niente.
- Si, proprio lui - commenta il moro ridendo divertito. - Gli piacerebbe conoscere la tua amica Martina ma é un tale cagasotto..
Oh. Sono sorpresa.
Allora non é per aiutare lui che ha bisogno di me ma é per il suo amico. Fantastico.
- Vedo cosa posso fare - propongo sorridendo e ricevendo un grazie da parte sua. Martina ha appena finito di servire una coppia quando mi avvicino a lei.
- Sai, è da un po' che quel ragazzo laggiù ti sta osservando - le dico sottovoce lanciando un'occhiata in direzione del ragazzo dai capelli neri.
- Lo so. Me ne sono accorta - mi risponde lei con occhi scintillanti. - È davvero carino.
- E.. - la incito.
- Che cosa vuol dire "E.." - replica lei. - L'hai visto? É davvero troppo, anche per me.
Non avrei mai pensato di sentire queste parole uscire proprio dalla bocca di Martina. La stessa che, se vede un ragazzo che le possa interessare, va a parlargli spavalda. Di solito sono io quella che si fa i problemi.
- Non essere stupida - la rimprovero. - Va da lui. Subito.
Lei sembra esitare ma dopo un'altra occhiata nella sua direzione, prende la sua decisione. - D'accordo. Ora vado - dichiara togliendosi la spilla con il logo del nostro stand. - Augurami buona fortuna.
- Buona fortuna!
Ritorno dal mio ragazzo moro, con un sorriso compiaciuto per aver portato a termine la mia missione. - Ecco fatto - annuncio.
- Lo vedo - commenta guardando verso i due che hanno cominciato a parlare. - Grazie, sono in debito con te - dice poi.
Semplicemente si alza e se ne va. Ed io penso solo che l'ho appena lasciato andare, che é in debito con me ma che non sa nemmeno il mio nome.
Ottima giocata, Vanessa.
E dopo quattro giorno penso ancora a quanto sia stata stupida.
Non ho più rivisto quel bellissimo e misterioso sconosciuto grazie al quale ora Martina sta frequentando il ragazzo timido, il cui nome è Alessandro ma che io continuo a chiamare ragazzo timido. Anche se questo fa infuriare la mia amica (ma anche quello fa parte del gioco).
Oggi, é davvero una bella giornata perciò decido di fare una passeggiata con Blake, il mio bellissimo husky dagli occhioni azzurri, tanto per rilassarmi un po' e cercare di torgliermi dalla testa lo sconosciuto.
Tanto per essere temeraria decido di prendre un'altra strada, diversa dalla solita, passando per la strada che io e Martina abbiamo soprannominato la via delle Villone: il genere di case in cui abitano i ragazzi, cosiddetti ricchi figli di papà, che pensano di avere tutto il mondo ai loro piedi e che noi gente normale non abbiamo il diritto di respirare la loro aria.
Realizzo solo troppo tardi di quando mi sia stata una pessima idea.
Giro l'angolo e lo vedo. Se ne sta lì sorridente, in compagnia di una ragazza. Mi blocco di fronte a l'immagini di lei che lo abbraccia stretto ridendo.
Ovvio che abbia già la ragazza, stupida. E avrei anche dovuto immaginare che, non avendolo mai visto prima in giro doveva appartenere alla categoria dei ricchi figli di papà.
Sto per fare dietro front quando lui alza lo sguardo e mi vede. Credo anche che mi riconosca visto che mi sorride cordiale, proprio come quattro giorni fa.
Merda. Troppo tardi.
Blake contemporaneamente tira in avanti costringendomi ad avanzare nella loro direzione. E, a quel punto, non mi resta altro che proseguire e superarli come se niente fosse. Ma il mio adorato cane, non sembra per niente d'accordo con me.
E parte in una serie di abbai felici andando proprio incontro a lui.
Ed io penso solo: Ottima giocata, Vanessa. Di nuovo.
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Live your life
Teen FictionNon volevo nemmeno partecipare a quella festa ma se non l'avessi fatto non l'avrei conosciuto. E, forse, questa estate non sarebbe stata bella, piena di incontri, amicizia e amore. Forse, mi sarebbe stato più difficile affrontare le difficoltà con...