Capitolo 17

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- Merda - impreca entrando nella stanza e sorprendendomi ad asciugarmi gli ultimi residui di lacrime dalle guance. - Sono uno stronzo.

Si precipita verso di me, attraversando la camera come un razzo. - Ero sicuro che avessi qualcosa, prima.

- Non é niente - mormoro incrociando le gambe sul letto e guardandolo dal basso. - Perché sei qui?

- Perché tu mi hai chiesto di restare con te.

- E tu mi hai detto che non potevi perché dovevi uscire con lei.

- Beh, ora sono qui - ribatte con un'alzata di spalle. Osservo mentre si china per potersi sedere a capo del letto, sul pavimento in legno. É abbastanza alto, però, da poter raggiungere il materasso con il mento e poggiarlo sul lenzuolo bianco.

- Sono qui per te - aggiunge sorridendo dolce. - Mi dici che cos'hai?

Non rispondo distogliendo lo sguardo e puntandolo verso un angolo della stanza. In realtà ho mille cose e non saprei nemmeno da dove cominciare.

- Ehi - mi incoraggia richiamando la mia attenzione sul suo viso, sugli splendidi occhi color sabbia. - Sono qui per te, puoi dirmi qualsiasi cosa.

- Chi è lei, per te? - domando tutto d'un fiato. Meglio cominciare dal meno peggio, mi dico. E da quello che mi preme di più di sapere in questo momento.

- Tra me e Serena non c'è niente.

- Eppure, quel giorno..in spiaggia..

- È la mia migliore amica - ammette.

Magnifico. Come potevo sperare che Teo non avesse una migliore amica e per di più così stramaledettamene bella? Mi sono tolta dai giochi come sua possibile ragazza ma anche essere sua amica si sta rivelando una competizione. Una competizione contro Serena, penso facendo una smorfia immaginaria al suo nome.

- Ma niente più di questo - aggiunge in fretta.

- É molto bella - commento casualmente, una nota di scetticismo nella mia voce che credo traspaia anche dalla mia espressione.

- Si, lo é - concorda lui divertito. - E le voglio bene, ma non provo assolutamente niente che vada oltre l'amicizia.

Le sue braccia compaiono ai lati dei miei fianchi. Mi trascina lentamente giù dal letto fino a che non mi ritrovo seduta a cavalcioni sulle sue gambe incrociate. I nostri visi perfettamente allineati.

- Non devi essere gelosa.

Socchiudo le labbra, fintamente sconcerta. - Non sono gelosa! - replico immediatamente. - Perché dovrei? Anche noi siamo solo amici.

- Continuando a ripeterlo stai cominciando a crederci davvero? - mi chiede sfiorandomi le labbra con le sue. - Perché, Vanessa, io non ci credo nemmeno po'.

- Eravamo d'accordo.

- Io non ho mai detto che mi andava bene e te l'ho anche dimostrato più volte. E tu lo stesso - mi fa notare. - Potremmo smetterla di fare finta che non ci sia niente tra di noi.

Arrossisco sapendo quanto abbia ragione. Non so neppure io perché sto continuando a cercare di convincermi che possiamo cominciare a piccoli passi, partendo da una semplice amicizia quando é evidente che non é così ma..allo stesso tempo, in qualche modo, sto cercando di punirlo per la storia della scommessa, nonostante mi renda conto che l'ho già perdonato per quello e qualsiasi accenno di rabbia che avevo per quella storia, é svanito quando mi ha salvata da Giacomo.

- Teo.. - mormoro flebilmente appena prima che lui mi baci dolcemente. Chiudo gli occhi godendomi il leggero contatto.

- Ora, immagino che tu non abbia pianto solo perché eri gelosa. Sentivo che non eri in te.

- Non ero gelosa! - obietto tirandogli un pugno sul petto e facendolo ridacchiare.

- Allora? - incita.

Mi lascia sfuggire uno sbuffo d'aria. - Domani é il compleanno di mio padre.

- E questa é una bella notizia, no? - fa confuso. Lo fulmino con un'occhiata, so che non può capire ma no. Non era una bella notizia. - No, non lo é - mi fa eco ad alta voce.

I suoi occhi sono fissi su di me. Penso che abbia capito che io e quel uomo non abbiamo il normale rapporto che hanno padre e figlia, che quello che gli sto per raccontare non sia una bella storiella.

- Mio padre é un drogato e un assassino - sputo velocemente mentre di nuovo le lacrime agli occhi spuntano, accompagnate dal solito groppo in gola.

- I miei genitori si sono conosciuti al liceo e si sono subito innamorati - comincio. - Mia madre é rimasta incinta di me il primo anno di università all'età di diciannove anni, mio padre ne aveva venti.

Mia madre mi ha raccontato che si sentivano pronti per essere genitori e che io sono stata un vero dono, a cui poi é seguito mia sorella. Ma, evidentemente, questo é valso solo per lei. Un anno dopo la nascita di Alessia lui ha cominciato ad avere sempre più dubbi: diceva di amare mamma ma che era ancora troppo giovane, che aveva davanti tutta la vita e che una famiglia, prendersi cura di noi era una responsabilità troppo grande e troncava tutte le sue ambizioni. Si drogava, lo ha fatto per dieci all'insaputa di tutti cominciando ancor prima che io nascessi e mia madre non ha mai sospettato nulla.
Poi un giorno, quando avevo otto anni, se n'é semplicemente andato. Sparito senza dire una parola.

Deglutisco prima di emettere un respiro tremante. - E poi, qualche mese dopo, veniamo a sapere dell'incidente. Ha investito due persone, una donna e..il suo bambino. Era sotto effetto di stupefacenti.

Ha ucciso un bambino. Quale persona potrebbe fare una cosa del genere? - gli domando retoricamente, ed é la stessa domanda che continuo a pormi ancora oggi.

Mia madre era andata a trovare il marito e padre delle vittime, avevano un altro figlio. Quel bambino vivrà senza la propria madre e senza il suo fratellino per colpa sua. Non potrà mai più sapere cosa si prova a ricevere il bacio della buonanotte prima che ti si vengano rimboccate le coperte o gustare la colazione preparata con amore prima di poter andare a scuola. Solo per colpa sua.

- Mi dispiace tanto, Vanessa.

- Eppure mia mamma, per il suo compleanno, va a trovarlo in prigione. Non riesco neppure io a comprendere il perché ma lo fa, ogni anno. E quest'anno vuole che ci andiamo anche noi.

Teo mi guarda esterrefatto. Non lo biasimo per non sapere cosa dire, oltre a mi dispiace, in fondo non é una cosa che si sente tutti i giorni e non é facile sapere cosa dire in queste situazioni. Non so nemmeno io cosa vorrei sentirmi dire.

- Non so come faccia lei ma io non posso - continuo. - Non riuscirei neanche a guardarlo in faccia.

- Non posso nemmeno immaginare cosa stai provando in questo momento e quando debba essere stato molto difficile per te.

Vivo con la consapevolezza che tuo padre sia un assassino e non é di certo un divertimento ma cerco di non pensarci. Faccio di tutto perché la mia vita, le mie decisioni non siano influenzate da lui.

- Ora sai tutto - gli dico accennando un piccolo sorriso.

Ed é una delle poche persone che ne siano a conoscenza, oltre Martina e Sara e un'altra persona a cui preferisco non pensare tanto quanto a mio padre.

Teo ricambia. - Grazie per avermelo detto.

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