Capitolo 29

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- Allora.. - comincio appoggiandomi la tronco dell'albero lì vicino. Mani dietro la schiena e volto rivolto verso il cielo notturno, in cui si intravedono già un po' di stelle. - É cominciato tutto più o meno tre anni fa, io e lui ci siamo messi insieme il mio primo anno delle superiori, lui frequentava il terzo..

Ricordo ancora quanto mi sentivo euforica e orgogliosa all'idea di avere un ragazzo più grande di me di ben due anni, popolare e che scatenava l'invidia di tutte il genere femminile della scuola. I maschi volevano essere come lui e le ragazze volevano lui. Ed io mi consideravo una fortuna che lui avesse scelte me.  

Vado avanti a raccontare. - Dopo cinque mesi di relazione mi ha detto di amarmi ed io sono rimasta completamente spiazzata. Cioè avevo solo quattordici anni e lui era praticamente il mio primo vero ragazzo e non mi sentivo di amarlo, non credo nemmeno sapessi cosa fosse l'amore. Così gli ho detto che io non provavo lo stesso e lui, naturalmente non ha gradito la mia risposta. Giuro che non l'avevo mai visto arrabbiato come quel giorno, ha cominciato ad insultarmi e dirmi che ero solo una stupida ragazzina e che non aveva bisogno di me, che qualsiasi ragazza lo avrebbe voluto, che non capivo che cosa mi stavo perdendo e altre cose del genere. In quel momento mi sono davvero resa conto che il ragazzo che credevo di conoscere in realtà era tutta un'altra persona. Ci siamo lasciati. 

Qualche sera dopo una mia amica mi chiama per dirmi che lui si trovava in un locale fuori città completamente fatto. La mia amica di chiama Anna e fisicamente, per i capelli biondi, l'altezza e la corporatura é molto simile a me. 

Teo impreca, come a dirmi che ha già capito quello che verrà dopo. Beh, non é davvero difficile da immaginare. 

- Non so esattamente cosa sia successo - dico con un groppo in gola. - Credo che lui, a causa di tutte le sostanze che aveva in corpo, l'abbia scambiata per me.. - mi fermo, raccogliendo un respiro. - L'ha picchiata di brutto. É una fortuna, se così si può dire, che non si sia spinto fino alla violenza sessuale ma, l'ha ridotta davvero male. 

Una lacrima scende sul mio viso ripensando a quando sono andata a trovarla in ospedale, al modo in cui il suo viso era quasi irriconoscibile a causa di tutti i colpi e il suo corpo coperto di lividi. Ho perso il conto di quante volte le ho chiesto scusa quel giorno. 

E nonostante lei mi abbia perdonata, ripetendomi che non é stata colpa mia quello che le era successo, non riesco a fare a meno di precisare il contrario, ancora oggi.

- Si é ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non se lo meritava - dico tra un singhiozzo e l'altro. Perché all'improvviso, sono scoppiata a piangere. -  Avrei dovuto esserci io al suo posto. 

Teo si allunga verso di me e mi accoglie nel bozzolo del suo abbraccio. Mi aggrappo a lui e poggio la testa sulla sua camicia, sentendo le sua mani carezzarmi la capelli. - Non dire una cosa del genere. Lui non aveva alcun diritto di picchiare né te, né lei né nessun altro. É l'unico colpevole. 

Sono quasi le stesse parole che Anna mi ha detto con voce flebile tre anni fa, nella stanza dell'ospedale. E per qualche strano motivo dette da Teo hanno un effetto più forte. Comincio a credere davvero che, io non ho colpa per quello che ha fatto lui ma che l'unico ad avere sbagliato é solo Federico. Per aver preteso qualcosa che non poteva avere e per il modo in cui ha reagito. 

Ripenso a Serena e al modo in cui guardava con aria spensierata quel bastardo. Dovrebbe venire a conoscenza il più in fretta possibile di quello che lui é in grado di fare. Non voglio vederla diventare un'altra vittima della sua rabbia incontrollata. 

Quando rialzo gli occhi verso quelli color sabbia di Teo, con l'intenzione di dirgli di avvisare la sua migliore amica, mi perdo nei suoi nel suo sguardo. Come può questo fantastico ragazzo restare ancora con me, consolandomi e prendendosi cura di me, dopo tutto ciò che gli ho raccontato a proposito della mia vita incasinata? 

- Grazie - gli sussurro.

Il mio ragazzo poggia un dito sotto il mio mento per lasciarmi un tenero bacio sulla bocca. - Te la senti di rientrare? - mi chiede contro le labbra. 

Annuisco. - Dobbiamo avvisare Serena.

- Ovviamente - concorda lui. - Se la tocca é un uomo morto. 

Se ci fossimo trovati un un'altra situazione probabilmente mi sari ingelosita di fronte a quelle parole ma sono contante che Teo, abbia questo carattere così nobile, anche se si tratta della sua migliore amica che detestavo, e uso il passato perché ormai ho capito che le sue intenzioni non sono quelle di rubarmi il ragazzo, considerando che ne ha già uno. Anche se é quello sbagliato. 

Teo mi prende per mano e rientriamo. Per la terza volta facciamo a spintoni per riuscire ad attraversare la casa e raggiungere i nostri amici, quasi rimpiango di aver rinunciato alla tranquillità di fuori. 

- Stai bene? - mi chiede Martina con aria preoccupata, probabilmente di fronte ai miei occhi che devono essere ancora rossi per le lacrime. Immagino che abbia intuito che ho raccontato tutto a Matteo. 

- Si, tranquilla - le rispondo accennando un sorriso rassicurante prima di guardarmi in giro alla ricerca della moro con in vestito bianco. - Hai visto Serena?

- Dopo che tu e Teo siete usciti li abbiamo persi di vista - risponde Alessandro. Sento l'imprecazione soffocata del mio ragazzo accanto a me e anch'io mi lascio sfuggire un accidenti! 

Spero solo di riuscire a trovarla prima che succeda qualcosa. Non credo che Federico potrebbe farle del male, considerando che le cose tra loro sembrano stabili ma non voglio rischiare per nessun motivo.

- Io vado a cercarla - asserisce Teo e prima che possiamo dire qualsiasi cosa si dilegua tra gli altri invitati. 

- Vado con lui. 

Martina mi lancia un'occhiata che dice non é una buona idea ma non riesce a fermarmi. Non sono riuscita a proteggere Anna ma posso proteggere almeno Serena e farò qualsiasi cosa. Non lascerò che sia solo Teo a prendersene la responsabilità. 

Allungo la testa per cercare di individuare il mio ragazzo o Serena tra la folla mentre avanzo, sempre più frustrata poiché non vedo nessuno dei due. 

Dai! Dove siete? 

- Mi stavi cercando? 

Un mano mi afferra il braccio da dietro all'improvviso. Riconosco la voce fredda con un pizzico di sarcasmo di Federico. Sussulto e cerco di divincolarmi dalla sua presa, con gli occhi che schizzano da tutte le parti alla ricerca di aiuto. Ma, in tutto quel caos, nessuno sembra accorgersi di me. 

Alla fine alzo lo sguardo verso Federico e il suo sorrisetto da bastardo. Non dice niente, semplicemente aumenta la stretta tanto da stritolarmi e mi trascina con lui. Una porta si chiude dietro di noi quando mi spinge dentro una delle stanza della casa. 

Si piazza davanti alla porta sboccando l'unica via d'uscita e il mio terrore si fa sempre più vivo quando sento lo scatto della serratura. Mi lancia uno sguardo penetrante prima di lasciarmi finalmente il braccio e voltarsi completamente verso di me. 

- Fammi uscire - dico con voce strozzata. Vorrei tanto urlare ma é come se il terrore mi abbia indebolito le corde vocali.

- Scordatelo - mi risponde avvicinandosi di un passo. - Prima noi due dobbiamo risolvere un conto in sospeso. 

Deglutisco rumorosamente, lasciando i piedi scivolare all'indietro sulle piastrelle bianche della sala del bagno. 

- Dov'é Serena? 

Almeno lei, fa che stia bene. 

- Che cosa vuoi che mi importi? - ribatte con un sorriso beffardo. - Se fossi in te penserei a preoccuparmi più per me stessa. 

Due passi avanti di Federico. Tre passi indietro miei. 

- Devi pagare per quello che ho passato. 

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