Capitolo 21

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La mattina dopo mi alzo dal letto, senza sapere esattamente di che umore sono.

Ieri sono tornata a casa, senza rivolgere la parola a nessuno, né a mia madre né a mia sorella. Sono semplicemente passata avanti ignorando i loro tentativi di cercare di parlare con me e mi sono chiusa in camera. So che é stato un comportamento meschino ma ancora non ce l'ho fatta a lasciare da parte la rabbia. Ho parlato solo con Teo al telefono, quando mi ha chiamata verso sera e siamo rimasti al telefono a parlare di tutto e di niente.

Sorrido ripensando alla nostra telefonata di ieri, mi piace il nuovo rapporto che stiamo creando. Il modo in cui lui é capace di farmi sentire speciale, la sua principessa mi fa impazzire. Sarò anche romantica ma quello che ha fatto ieri per me, il fatto di essersi presentato in veste di principe, il fatto di avermi coccolata e consolata é stato meravigliosamente bello. Non so se molti altri ragazzi avrebbero fatto lo stesso.

Mia madre e mia sorella sono già di sotto mentre raggiungo la cucina per fare colazione. Prendo una tazza e mi siedo in silenzio.

- Buongiorno - mi saluta mia madre versando un po' di caffè nella sua tazza

- Hm - rispondo assonnata. Ma so che é solo una scusa, in realtà sono ancora molto arrabbiata e non me la sento a giocare a diamo il buongiorno sorridendo quando non ho niente per cui augurare buongiorno e per cui sorridere. Beh, a parte Teo.

Alessia mi dà un calcio sotto al tavolo, fulminandomi con un'occhiata.

Socchiudo gli occhi ricambiando lo stesso sguardo. - Che c'è? - le chiedo stizzita. Stamattina non é proprio la giornata giusta per infastidirmi.

Mi indica la mamma con un cenno della testa e capisco che mi sta rimproverando silenziosamente. Sospiro pesantemente. Okay, forse ha ragione. Non si merita di essere tratta così.

- Mamma - la chiamo. Lei si gira di scatto, uno sguardo triste negli occhi che mi fa sentire ancora più in colpa. - Ti voglio bene.

Capisce subito. É così che risolviamo le cose noi, un ti voglio bene é il nostro modo per chiederci scusa.

- Anch'io - mi risponde accennando un piccolo sorriso. - E mi dispiace tanto. So come ti senti, neanche io ho perdonato tuo padre per quello che ha fatto.

- E allora perché vuoi aiutarlo?

- Perché mi ha dato voi che siete le cose più importanti della mia vita - dice con le lacrime agli occhi. - E, nonostante tutto, é pur sempre vostro padre e io un tempo lo amavo. So che non riuscite a capire ma..

Le si spezza la voce ed io mi commossi.

- Abbraccio di gruppo - grida mia sorella buttandosi tra le sue braccia. La seguo a ruota.

- Mi dispiace - mormoro tra i suoi capelli biondi.

- No, non dovevo proporti una cosa del genere. Non importa se non te la senti, anzi ne hai tutte le ragioni.

- Grazie, mamma.

A dispetto di tutto, sono infinitamente sollevata di aver fatto la pace e sapere che si sia tutto sistemato. Posso fare la dura quanto voglio ma sotto sono, e resterò, la cocca di mamma e mi si spezza il cuore ogni volta che qualcosa va male tra noi.

Non sarei riuscita comunque a restare arrabbiata a lungo con quella splendida donna che mi ha insegnato tutto, dal parlare, ad andare in bicicletta, ad indossare il reggiseno; che mi ha sempre sostenuta e accudita e che ha fatto mille sforzi per on farmi mai mancare niente.

- Perciò, dove sei stata ieri? - mi chiede mia sorella ad un certo punto sgranocchiando i suoi cereali. Sono tentata di dirle di farsi i dannatissimi affari suoi ma poi mi sforzo di essere cortese. Non so perché non voglio dirglielo ma é come se, Teo e tutto quello che facciamo insieme vorrei che restasse un mio segreto. Mio.

- Da Teo - biascico alla fine.

I suoi occhi si fanno improvvisamente curiosi mentre mi scruta con un sorrisetto. - Tutto quel tempo? Cosa avete combinato?

Dio, penso con una smorfia. Non ha niente di meglio da fare che ficcare il naso nella mia vita?

Si, non mi é ancora andato giù il fatto che ci abbia beccati, quella sera in camera mia.

- Abbiamo parlato - dico vagamente. Ovviamente, sto mentendo. Più che parlare le mie labbra sono state impegnate a fare altro.

- Si, certo. Come no? - ribatte sarcastica. Sto per ribattere in malo modo quando il telefono di casa squilla. Salvata dalla campanella.

Mi alzo dal tavolo fulminandola con lo sguardo e vado a rispondere. Riconosco subito il numero di Martina.

- Hey, Marti.

- Salve, ci conosciamo? - finge. - Sto cercando la mia migliore amica, quella che non si fa sentire da un'eternità. Sa dirmi per caso se l'ha vista?

Un sorriso mi incurva le labbra mentre alzo gli occhi al cielo. - Non farmi la predica quando tu passi tutto il tuo tempo con il biondo.

- Dove diavolo sei sparita ieri? - urla dopo un attimo. - Tua madre era preoccupatissima!

- Ero da Teo, non mi sono resa conto del tempo che passava.

- Già, immagino - dice sarcasticamente mentre salgo gli scalini per andare in camera mia. - Novità?

- Vuoi la versione lunga o il riassunto?

- Riassunto, spara.

- Sono andata a trovare mio padre in carcere, non é andata bene. Me ne sono andata, Teo é venuto a prendermi. É rimasto con me tutto il giorno.

- Credo di volere i dettagli.

Mi siedo a gambe incrociate sul letto. - Se non hai da fare puoi venire qui e ti racconto tutto.

- In realtà, c'é una cosa di cui volevo parlarti.

- I ragazzi hanno una partita oggi, Ale mi ha invitata. Vieni?

Partita, penso accigliata. Teo non ha accennato a nessuna partita ieri, né nel pomeriggio né al telefono. Perché?, mi chiedo intristendomi leggermente. Credevo che tra noi le cose stessero andando per il verso giusto.

É solo un partita, mi rimprovera subito una vocina. Non fare la bambina solo perché non ti ha invitata.

- Non saprei - le rispondo. - Teo non me ne ha parlato.

Fors non voleva davvero invitarmi. Se poi io mi presento lì, così.

- Gli sarà sfuggito di mente - azzarda lei. - Magari non te l'ha detto perché dopo tutto quello che é successo ieri pensava di volerti lasciare tranquilla.

Si, deve essere così, concordo nella mia testa per rassicurarmi. Anche se un tarlo resta comunque.

- D'accordo - faccio.

- Perfetto, preparati. Ti chiamo quando arrivo sotto casa tua.

- Ah ah.

- A dopo.

- Ciao.

Chiudo la chiamata e butto il telefono sul letto. Non capisco nemmeno perché la cosa mi tocchi tanto.

É solo una stupidissima partita.

Cerco di non pensarci mentre ritorno in cucina in tempo per salutare mia madre pronta per andare a lavorare.

- Ci vediamo stasera, tesoro - mi saluta prima di uscire.

- Allora - esordisce mia sorella. - Dimmi la verità: cosa avete fatto tu e Teo a casa sua?

Ma non si stanca mai?

- Niente che ti riguardi - le rispondo secca. Ha solo quindici anni. Dovrebbe interessarsi alle cose che fanno le quindicenni, qualunque cosa facciano. Io alla sua età guardavo ancora i cartoni animati (lo faccio ancora adesso quando mi capita) invece di pensare ai ragazzi!

Invece no, lei si diverte a stuzzicarmi, sempre! Come se la notte in cui abbiamo dormito abbracciate non fosse mai avvenuta.

- Antipatica! - sbotta facendomi una linguaccia infantile.

Rispondo allo stesso modo (già, davvero molto maturo). Poi mi giro e ritorno in camera mia per prepararmi.

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