- Federico, io non devo pagare per i tuoi errori - dico orgogliosa che la mia voce sia così ferma nonostante la paura che mi fa tremare le viscere. Ma le mie budella si contorcono al suono della sua risata agghiacciante, mentre il suo viso arriva ad un palmo dal mio.
Lui mi afferra violentemente per i capelli costringendomi ad alzare la testa verso i suoi occhi, i suoi occhi scuri più cattivi dell'ultima volta in cui li ho visti. Uno strattone e la mia bocca si spalanca per il dolore.
- Puoi urlare quanto vuoi, credi che qualcuno riuscirà a sentirti? - mi schernisce divertito. E con sommo dispiacere devo ammettere che ha ragione, la musica é talmente alta da sovrastare qualsiasi grido di aiuto che potrei lanciare.
Il sangue mi si congela nelle vene. Sono intrappola con questo mostro, completamente alla sua mercé.
- Federico, non farlo. Hai già pagato una volta per questo - cerco di farlo ragionare. - Lasciami adesso. Sai che non ne vale la pena, sai che é sbagliato.
Ovviamente il mio tentativo fallisce miseramente. I suoi occhi sembrano iniettarsi di una combinazione di rabbia e di follia mentre mi passa un dito sul mento e scuote lentamente la testa. - Dici che non ne vale la pena? Hai idea di quello che ho passato dopo che quella puttanella della tua amica mi ha denunciato?
Certo che lo sapevo. Dopo la denuncia, avrebbe dovuto scontare come minimo due anni per aggressione e percosse in prigione ma grazie all'influenza dei suoi genitori se ne era uscito con solo tre mesi dentro e qualche altro ai domiciliari. Non aveva avuto nemmeno la metà di tutto di quello che si meritava, in realtà.
- A dire la verità - continua alitandomi in viso. - Hai davvero un bel corpicino e sarebbe davvero un peccato sprecare quest'opportunità. In fondo, tu saresti dovuta essere mia da tempo.
La sua mano scivola sotto il mio vestito accarezzandomi la coscia. - Federico.. - ansimo in un nuovo tentativo di sviare le sue intenzioni.
Cerco di liberarmi ma lui mantiene la presa salda sui miei capelli e così finisco per dare un nuovo strattone. Santo Dio.
Non può davvero andare così. Non può e basta.
Le mie gambe si muovono per mirare un colpo, ricordandomi di come ero riuscita a svincolarmi dall'aggressione di Giacomo diverse settimane fa, ma Federico sembra molto più furbo e mi intrappola sotto di lui, schiacciata contro il suo corpo.
- Si, ci sarà da divertirsi - mormora accennando un sorriso. La sua mano sulla mia coscia sale. Deglutisco.
- Non toccarmi, lurido bastardo.
E un attimo dopo mi ritrovo con il sedere sul pavimento toccandomi la guancia dolorante. Mi ha appena schiaffeggiata.
- Ci divertiremo solo se chiuderai quella cazzo di bocca, piccola. Ubbidiscimi e non costringermi a forzarti.
Lacrime calde mi offuscano la vista. Oddio. Dio.
- Adesso alzati - ordina.
Non lo faccio, rimango a terra guardandomi in giro per il bagno alla ricerca di qualcosa che mi possa aiutare, qualunque cosa. Ma con la vista appannata e il cervello in preda al terrore mi riesce difficile ragionare e pensare qualcosa che non sia: ti prego, non farlo.
Federico si inginocchia. - Credevo di averti detto di ubbidire. Così non va bene, Vanessa.
L'orlo del mio vestito viene sollevato e strappato con un solo colpo. Guardo con orrore la stoffa viola cadere a brandelli sul pavimento bianco. Appena vado a coprirmi con le braccia, il mio gesto viene immediatamente impedito. Federico mi stringe violentemente i polsi tra le dita di una mano e l'altra corre a tastarmi tra le gambe.
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Live your life
Teen FictionNon volevo nemmeno partecipare a quella festa ma se non l'avessi fatto non l'avrei conosciuto. E, forse, questa estate non sarebbe stata bella, piena di incontri, amicizia e amore. Forse, mi sarebbe stato più difficile affrontare le difficoltà con...