- Vieni con me.
Teo mi segue in cucina mentre gli altri si sparpagliano per il soggiorno. Gli faccio cenno di sedersi su una delle sedie del tavolo a penisola e attraverso il corridoio per raggiungere il bagno. Frugo nei cassetti fino a trovare quello che cerco: dei tamponi, alcol disinfettante e dei piccoli cerottini.
Quando torno da lui, é ancora seduto dove l'avevo lasciato tenendosi un lembo della maglietta scura contro il labbro. Gli vado incontro cercando di non farmi distrarre dalla vista dei suoi addominali parzialmente scoperti e dalla V che scende verso i pantaloni calati meravigliosamente sui fianchi.
- Apri le gambe - gli ordino.
Lui sorride, o almeno penso che lo faccia dal modo in cui i suoi occhi si illuminano divertiti. - Non dovrebbe essere la mia battuta? - scherza.
Davvero?
Alzo un sopracciglio con biasimo dandogli un colpetto sul ginocchio. Lui allarga le gambe come gli ho chiesto, lasciandomi avvicinare al suo corpo. Afferrò il bordo della maglietta e lo faccio cadere in modo da scoprire il labbro ferito. Almeno ha smesso di sanguinare, penso mentre avvicino il cotone bagnato con l'alcol alla sua bocca. Non mi resta solo che pulire il sangue, disinfettare e applicare il cerotto.
- Alza la testa, per favore - gli chiedo mentre le mie dita vanno delicate a sollevargli il mento coperto da un leggero strato di barba scura. Comincio a lavorare, stando attenta a non premere troppo per evitare di fargli male e faccio tutto il possibile per concentrarmi, ignorando il suo sguardo puntato dritto sulla mia faccia.
- Mi perdoni? - mormora all'improvviso e per un attimo penso che si stia riferendo alla sua battuta. Sospiro.
- Non parlare - svio la sua domanda impassibile. - Non ho ancora finito.
Per una frazione di secondo il mio sguardo corre verso il suo viso. Sgorgo una piccola traccia di delusione nei suoi occhi mentre avverto il suo corpo irrigidirsi. Non dice altro finché non finisco di applicargli il cerotto.
- Fatto - gli annuncio lasciandolo andare e allontanandomi di un passo.
Ora che non sono più impegnata con il labbro, non posso fare a meno di soffermarmi su quel viso che non vedo da quattro giorni. I tratti marcati e virili, quella leggera barba che lo rende ancora più sexy.
Mi giro di scatto impedendomi di fare qualcosa che non dovrei. Tipo buttarmi tra le sue braccia e baciarlo come se non ci fosse un domani, labbro spaccato o meno.
- Grazie - lo sento dirmi mentre butto nel cestino tutto ciò che ho usato. Mi sciacquo le mani.
- Vanessa..
Chiudo il rubinetto. Mi appoggio al bancone della cucina e incrocio le braccia al petto. - Matteo, no. Non ti perdono.
- Vorrei almeno che tu mi lasciassi spiegare - fa lui alzandosi dalla sedia.
- Mi hai usata per vincere una stupida scommessa. É molto chiaro.
Lui scuote la testa. - Ascoltami, per favore.
Annuisco. Martina dice che dovrei dargli la possibilità di spiegarsi e beh, ora lo sto facendo. Ma questo non significa che, se sarà convincente, dimenticherò tutto e gli permetterò di ripartire da dove ci eravamo lasciati.
- Ho fatto quella stupida scommessa quella sera in spiaggia ma se posso giustificarmi avevo bevuto troppo e questo é il genere di cose tipiche di Giacomo - comincia facendo una smorfia al ricordo. - Quando abbiamo parlato fuori dal cinema, mi sono sentito uno stronzo anche solo per aver pensato di poterti usare in quel modo.
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Live your life
Teen FictionNon volevo nemmeno partecipare a quella festa ma se non l'avessi fatto non l'avrei conosciuto. E, forse, questa estate non sarebbe stata bella, piena di incontri, amicizia e amore. Forse, mi sarebbe stato più difficile affrontare le difficoltà con...