Giorno 7 Maggio 2007
Non so cosa mi abbia fatto più strano questa mattina, se il fatto divorare la colazione in meno di cinque minuti (già... la prima volta che l'ho ritrovata pronta di tutto punto, con pane tostato, marmellata, burro e cappuccino, ho quasi pianto per la commozione), o il fatto di arrivare a scuola sull'automobile bordeaux di Samuel, e in orario. È stato fantastico aprirsi un varco tra le orde ambulanti, non molto reattive, certo, ma comunque costrette a farsi da parte per lasciarci passare. Oh, che senso di onnipotenza.
Ora so cos'ha provato Mosè.
Mettere piede nell'atrio dell'alberghiero mi ha regalato una disinvolta fitta allo stomaco, invece, così intensa da farlo brontolare.
Lisa, scesa insieme con me nell'attesa che il padre parcheggiasse l'Alfa Romeo, mi ha guardato sogghignando. "Eppure ti sei letteralmente ingozzata, a colazione." Le ho fatto la linguaccia. Lei ha ridacchiato,
sbottonandosi lo zip del giacchetto. Dopodiché, senza mezzi termini, ha domandato: "Perché hai tolto le cose che avevo messo sul tuo profilo?"
"E tu perché le hai scritte?" Ho replicato, allentandomi il foulard. Lei non ha risposto subito, rumoreggiando nella tasca con il probabile tappo del burro cacao, segno evidente di nervosismo.
"Era per farti sapere..."
"Che ci sei, sì, lo avevo intuito." L'ho interrotta. "Bella iniziativa, ma non voglio che gli altri sappiano gli affari miei. Non mi è piaciuto tutto quello sbandierare al pubblico la tua solidarietà. Preferisco i miei problemi restino miei..."
"Sai che novità" ha ribattuto aspramente lei, sfilando infatti il burro cacao di tasca –quel rumore lo riconoscerei tra mille- "è stato proprio questo tuo atteggiamento a farti rischiare la pelle, e sono contenta che tu avessi compreso il mio esserci per te, perché io non avevo idea che tu l'avessi fatto. Anzi, al contrario." Se lo è passato grossolanamente sulle labbra, la faccia di chi prova a respingere la rabbia.
Sono ammutolita.
Touché.
"Scusa..." ho mormorato, dopo un po' che lei se ne stava a imbruttire il panorama. Non so come mi sia venuto in mente. Lisa mi sta offrendo riparo e asilo, oltre che tutto il suo appoggio, ed io me ne sono uscita come una ragazzina capricciosa per l'ennesima volta.
Ecco spiegato il suo comportamento. Dev'essersi esasperata per la mia freddezza, per la mia distanza, scrivendo tutte quelle cose sul mio profilo. Ed io invece che apprezzare il suo calore, ho fatto la stronza. Quelle scritte erano tutta colpa mia, avevo mandato Lisa fuori dai gangheri per la preoccupazione, e adesso mi mettevo anche a giudicarla. Bella schifezza. Lei ha sospirato, probabilmente facendo appello a tutta la sua pazienza. Infine mi ha sospinto la spalla con un pugno, concedendomi un mezzo sorriso e dicendo: "Tranquilla Anvil, anche se sei un disastro nelle
relazioni umane e una catastrofe vagante, io ti voglio bene come se fossi una persona normale."
Ho spalancato la bocca senza riuscire a celare un sorriso sotto la sorpresa.
"Ma che stronza!"
Lei ha riso di gusto, mentre Sam, facendo il suo ingresso dal cancello principale dell'alberghiero con un'aria tesa scolpita in volto, ci ha lanciato uno sguardo incuriosito. "Sì, anche io sono brava, in questo."
Già, tutto molto dolce e commovente. Devo ammetterlo, me lo sono meritato. Devo togliermi la sindrome da stronza, e cominciare a pensare a problemi più reali.
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Good Luck
Teen FictionLa sveglia che suona, la mamma che urla e un'altra giornata da trascorrere a scuola in un paesino di provincia: L'inferno personale di Anvil è pronto ad accoglierla anche oggi!Essere adolescenti è già abbastanza incasinato di per sé, ma se sei una r...