Capitolo 3-Parte seconda

60 4 0
                                    


"Anvil...svegliati...ANVIL!"

Aiuto, chi è?!

Faccio uno scatto e spalanco gli occhi, mi cascano le cuffie. Dilato le pupille e, molto faticosamente, metto a fuoco il prof di francese, che mi scuote per la spalla, facendomi ballonzolare come una gelatina di frutta.

E da dove è uscito questo qua? Non stavamo facendo economia aziendale?

Mugugno, strofinandomi il volto, percependo una canzone degli 883 gracchiare dalle cuffie cadute. Da brava nerd, mi rendo conto che dalla canzone "Life is like a boat" a questa, ne sono passate almeno una trentina. Ma quanto ho dormito?

Appoggio gli auricolari sul banco, inebetita, percependo una strana sensazione, come se qualcosa stesse scivolando via dalla mia memoria a tutta velocità. Mi tocco la testa, riflettendo.

Aspetta, cos'è che stavo sognando? Non riesco a ricordare...

Certo che riuscirei a pensare molto meglio, se il professore la piantasse di shakerarmi i neuroni.

Ma poi perché, oggi abbiamo francese? Mmmmh, mi sa di sì. Ops. Non ho il libro. Veramente, non ho nessun libro, però vabbè...

"Anvil, ci sei?" Sento dirgli, quando i timpani si riallineano al cervello.

Solo adesso realizzo che la classe è completamente vuota, a eccezione di me, il prof, Teo e Lisa (che ci fa qui?).

Aspetta. Effettivamente. Ma dove sono tutti?

Mi sollevo e mi stropiccio di nuovo la faccia, perplessa. Perché non mi hanno svegliato prima?

"Anvil, allora? Rispondi o no? Non mi fare preoccupare" insiste il Lepri, ed io finalmente mi scuoto.

"Bella, prof" farfuglio. "Ehm...lei non doveva esserci un'ora prima della ricreazione?" Wow, Anv. Che approccio di merda.

"Veramente, ricreazione è suonata già da due minuti. L'ora di francese ormai è finita da un pezzo." Interviene Lisa, scuotendo la testa. Mi volto verso di lei – rimbecillita dal sonno come sono, mi ero già scordata che fosse qui – squadrandola con disappunto.

Ah. Peccato. Francese è l'unica materia che non mi fa venire l'orticaria.

Solo ripensare alle lezioni di francese mi fa stare meglio. Questo prof sì che è un mito. Spacca proprio. Lo rivedo mentre entra in classe con la chitarra, come fa ogni tanto, assicurata alla spalla con l'aiuto di uno spago (la cinghia è per sfigati), e ci strimpella qualcosa. Un mattacchione.

Considerando che è sempre apparso con lo strumento dal nulla, sto ancora cercando di capire se la chitarra la porta da casa, o se la ruba dall'aula musicale al pianterreno – peccato che noi non la usiamo mai, essendo per il laboratorio pieno di colori, blocchi di F4, pastelli a cera e pennelli, dedicato ai ragazzi disabili - .

"Bella dormita ti sei fatta" si introduce Teo, noto solo ora, addentando un mega panino ai Wurstel traboccante di salse "però non ti sei svegliata manco con la campana della ricreazione, quindi abbiamo pensato di chiamarti noi. Poi era strano, da parte tua." Biascica, a bocca piena "Di solito, quando hai fame, ti svegli di scatto e cerchi di addentarmi il collo..." Una goccia di senape gli gocciola lungo il mento imbarbato. La seguo con lo sguardo, storcendo il naso.

"Molto spiritoso" rispondo, domando l'imbarazzo, mentre la pulisce via.

Mi rendo conto solo ora che Lepri mi sta ancora tenendo la spalla. Oh, Gesù. "Ehi, proffi, sto bene. Tutto a posto!" Dico allora, cercando di evitare che gli venga un attacco di cuore qui sul posto. No, per favore. Almeno questo prof lasciatelo in pace. Tutti gli altri potete anche darli in pasto ai lupi, per quel che mi importa.

Good LuckDove le storie prendono vita. Scoprilo ora