Capitolo 6-Parte quarta

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Il sole sta iniziando a spennellare il cielo di scaglie pervinca. Teo adocchia il cielo con aria preoccupata. "Anv, non abbiamo ancora molta luce. Non possiamo correre al buio per prati senza la minima idea di dove cercare."

Mi volto a guardarlo. È affannato, ansante ed ha la fronte imperlata dal sudore. Io, messa più o meno come lui, aggancio una mano al cancello, scoraggiata. "Hai provato a telefonargli?" Mi strofino le braccia appena infreddolite. Nella foga, non ho pensato minimamente a infilare il giubbetto. Mi trattengo con tutte le forze dallo stringere Nazar nella tasca.

"Diverse volte." Boccheggia Teo, faticando a riprendere fiato. Solleva il micro cellulare, reclinandosi in avanti nel tentativo di ritrovare qualche grammo di energia. "Entra in segreteria, probabilmente non gli prende."

Deglutisco, non sapendo come comportarmi. Sento l'orecchio che fischia, ma lo ignoro. Non posso ogni volta contare su Nazar, so benissimo che è lui che cerca di attirare attenzione. Devo prendere le mie scelte da sola, non sto messa così male. Non ho bisogno di aiuto, mi ripeto in automatico. Posso farcela, devo solo pensare.

Mentre mi arrovello, cominciando a valutare l'idea di armarci con torce elettriche per fare un tentativo, una cosa morbida e rasposa prende a inumidirmi le dita della mano abbandonata lungo il fianco, facendomi trasalire. Girandomi con uno scatto, colgo l'eterocromia di un paio d'occhi stinti appena dalle ombre crepuscolari, ancora prima di riconoscerli in Melombe. "Ehi!" Esclamo ridacchiando, mentre lui si solleva appoggiandomi le zampe anteriori sulle spalle. Melombe prosegue la sua opera in tutta tranquillità, leccandomi ogni centimetro del viso. Contemporaneamente un sibilo familiare che si fa strada dietro me, sempre più vicino. Sento immediatamente il sollievo risalirmi in gola.

Riesco a sganciarmi il cane da dosso, accarezzando il suo pelo ruvido, e fisso quello scapestrato di Christoph trascinarsi fino a noi sulla sua bike completamente logora, dall'altra parte della cancellata. Schizzi di fango imbrattano disgiunti i pedali, gli ammortizzatori e circa quattro quinti di quanto rimane della bicicletta che ricordavo. "Stellina..." mormora sfiancato Chris smontando dal sellino schizzato di terra, regalandoci una panoramica della catena invischiata dalle erbacce. Allunga le braccia sporche verso il cancello, ansimando, completamente ricoperto da sudore e turpitudine, cappello ribaltato. "Sei vera... non sei un miraggio" balbetta, spingendo le sbarre senza successo.

"Anche io sono contento di rivederti, geniaccio, non fare caso a me." Borbotta Teo andando ad aprirgli il passaggio, in cui Melombe dev'essersi invece infilato senza alcun problema. Il ferro scrostato cigola, tracciando una linea scomposta tra i ciuffi d'ebra. Chris lo ringrazia a mezza bocca, sospingendo la bike probabilmente con le ultime energie che gli restano. "Cosa ti è successo?" Aggiunge Teo, monitorandogli i vestiti imbrattati. Mi aspettavo quasi di vederlo cacciare fuori dal nulla la sua giga boccetta della Lego, ma non succede.

Povero Teo. Sempre a farci da pronto soccorso.

Chris si butta dritto tra le mie braccia facendomi barcollare all'indietro, dopo aver mollato la bike a Teo, senza proferire parola.

Inizialmente vorrei picchiarlo e urlargli quanto mi ha fatto spaventare intimandogli minacce se prova a rifarlo, ma poi ricaccio tutto nel cofanetto della schizofrenia. Una vaga nausea mi circola nella pancia, percependo il suo odore di sudore.

Lo abbraccio rigidamente, ascoltandolo mugolare, inchiodata al terreno dai miei sentimenti.

Teo intanto ha accostato la mountain bike al muretto in tufo per poter richiudere l'inferriata, mentre Melombe continua a saltellarci attorno abbaiando e scodinzolando, gli occhi verdi e azzurri accesi di un'energia inestinguibile. Sono convinta che lui avrebbe proseguito tutta la notte.

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