Le ore successive le ho passate nel coma cerebrale più assoluto, tra una lezione e l'altra, facendo scorta della tensione che credevo mi avesse abbandonato subito dopo il primo ginseng mattiniero. Ho seguito lezioni apparentemente spiegate in arabo, copiato appunti dalla lavagna forse tracciati in greco antico, e segnatomi almeno cinque diari scolastici di compiti a casa arretrati con l'aiuto di Teo, frattanto cercando di capire cosa stia prendendo a Christoph. Mi sembra incredibile, eppure è letteralmente rimasto appollaiato sul banco senza girarsi neanche una volta, neanche una. È da matti. Non ho avuto nemmeno il modo di poterci parlare, oggi i docenti sono stati estenuanti, come se percepissero nell'aria il mio ritorno fresco. Per questo sto correndogli dietro, ora, incespicando nei corridoi gremiti di ragazzi che intasano la via per l'uscita.
L'ultima campana è suonata da poco, ma Chris è già sprintato via e non ci siamo neanche più rivolti la parola.
Ho salutato Teo a razzo e mi sono messa a volare giù per gli scalini, ritrovandomi in questo stupido gioco di parti invertite.
Per fortuna il berretto di Chris non si smentisce mai, e mi consente di vederlo nonostante tutta questa gente.
Quando lo raggiungo siamo già fuori dalla discesa infinita, e lui si sta incamminando a passo svelto verso il parco, probabilmente diretto agli autobus. Starà andando da qualche parte? "Chris!" Urlo facendolo girare, e quando inquadro l'espressione sul suo volto rimango colpita.
Non credo di aver mai visto su quella faccia un'espressione diversa dai sorrisi sgangherati.
Mi avvicino a lui col fiatone, lo stomaco brontolante e il bagliore del sole riflesso sulle pozzanghere che mi acceca. "Ciao" fa lui.
...ciao?!
Ciao e basta?!
"Ti va una pizza?" Propongo di getto, calpestando immediatamente quanto ho appena pensato.
Chris, finora rimasto girato verso il marciapiede per tre quarti, finalmente si volta verso me. La sua faccia è contratta, e non so se sia per via dei riflessi solari abbaglianti o per qualcos'altro. "Avevo dietro il bento, ho mangiato." Risponde, freddo come l'aria frizzante che gioca tra le chiome alberate, rumore quasi più forte della folla, al momento.
Apro la bocca, poi la richiudo. "Okay. Beh, nemmeno un caffè?"
"Che cosa vuoi, Anvil? Devo correre a lezione di batteria."
COME?!
"Ma che hai, Chris? Volevo solo farmi una pizza con te. Non abbiamo parlato per tutto il giorno..."
"E...?" Mi interrompe, sfilando il berretto e cominciando a giocherellare con la visiera, scoperchiando la chioma scura allungatasi non so quando. Sembra una specie di leone incazzato. Con una zampa precedentemente infilata in una presa della corrente, visto cosa stanno combinando i suoi capelli, ma comunque incazzato. Sarà il vento.
Sospiro, irritata. D'accordo, qualcosa non va. "E ho un consiglio da chiederti, ma non e questo il punto..."
"Potevi dirmelo subito saltando la parte della pizza, allora."
"D'accordo, Christoph" sbotto, infilando il giubbetto che stringevo in mano con gesti nervosi "ti girano, giusto?"
Lui rimette il berretto, coprendo la criniera. "No, che non mi girano. Ho solo avuto una brutta giornata, sai, capita anche a me."
Sentendomi punta sul vivo, desisto dall'incazzatura. Che sto facendo? La sto prendendo sul personale?
Inspiro, cercando di calmarmi. "Ricevuto, ne parliamo in un altro momento, allora." Lui annuisce, riprendendo a camminare. Gli saltello dietro, incapace di impedirmelo. "Posso accompagnarti?"
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Good Luck
Teen FictionLa sveglia che suona, la mamma che urla e un'altra giornata da trascorrere a scuola in un paesino di provincia: L'inferno personale di Anvil è pronto ad accoglierla anche oggi!Essere adolescenti è già abbastanza incasinato di per sé, ma se sei una r...