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Berkeley, luglio 2015

«Potrei sempre subaffittare la tua camera» affermo, mentre mi trovo seduta sul letto e John decide quali magliette portare con sé, fossi in lui le trascinerei tutte con me.

«Non ti azzardare. Sai che torno... Prima o poi torno.»

«Oppure potrei farlo diventare un albergo a ore.» Ride in risposta.

«Mi ci vedi, un domani, come una milf con cani e gatti che affitta a giovani sprovveduti uomini la camera in cambio di-» mi interrompe. «Bleah, ti prego non continuare.» E mi lancia un cuscino in faccia.

«Come osi?» Perciò glielo rilancio in risposta, devo essere io a chiudere questa partita.

Ma si tratta di John e anche lui è estremamente competitivo. Prende ancora il cuscino e in poco tempo è subito sopra di me, cercando di colpirmi ripetutamente sul capo.

«John. Basta!» chiedo pietà, così mi blocco assecondando le richieste di resa. In un attimo aggancio le gambe e ribalto la situazione, trovandomi a cavalcioni su di lui.

È stato tutto un tranello per farlo soccombere sotto di me.

«Arrenditi.»

«Mai.» Gli occhi neri saettano dalla voglia di vincere e così anche i miei. Per qualche breve istante il mio cuore si ferma, e intuisco che tutto questo mi mancherà. Lui mi mancherà. Il vuoto che pervade il petto è solo un avvertimento, sta partendo per un intero anno a Londra e io non andrò con lui.

Il mio sguardo si rattrista, il moro lo intuisce senza dire nulla. Gli Lascio i polsi e pian piano mi appoggio al suo petto, John contraccambia l'abbraccio, baciandomi con delicatezza la fronte.

«Scusami» sputo fuori.

«Kate, è normale essere tristi. Anche io lo sono.»

Le sue braccia, questo luogo sicuro e protetto non ci sarà più per tanto tempo. Solo qualche giorno e la sua camera si libererà.

Quando mi ha comunicato di essere stato selezionato per un tirocinio all'estero, era indeciso se accettare, le grandi sfide spaventano. Ma tra le varie motivazione mi ha confessato che gli sarebbe dispiaciuto allontanarsi da me. Dalla nostra perfetta bolla.

Però è l'occasione di tutta una vita. L'opportunità che potrebbe aprirgli le porte ad una futura carriera nella finanza, come ha sempre sognato.

Come posso non essere felice per questo?

Eppure.

«Ti voglio bene, J» ammetto tra le lacrime che iniziano a bagnare la sua maglietta bianca.

«Anche tu K, non sai quanto.» e invece lo capisco, eccome.

«Stasera posso dormire con te nel letto?»

«Certo.»

Nella notte sogno il nostro primo incontro, l'inizio della nostra lunga amicizia.

Vago per i corridoi della scuola elementare quando avverto delle urla.

«Ehi negro. Hai fatto i miei compiti?» Un ragazzo dalla corporatura robusta, con i capelli arruffati e scuri, le lentiggini sul naso, afferra un bambino mingherlino, facendolo sbattere al muro vicino agli attaccapanni.

Combinazione, al momento, nessun adulto responsabile cammina in questa direzione, accorgendosi di quello che sta succedendo.

«Parla. Per caso sei diventato anche muto, oltre che brutto?» Gli altri fanno finta di niente, mentre io rimango sbigottita di ciò che sta avvenendo davanti ai miei occhi.

Me in Your AbsenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora