21

131 27 7
                                    

Los Angeles, oggi

Ho bisogno di una pausa dal dissimulare una forza che non mi appartiene, per darmi il tempo che merito, prima che arrivi Andrew.

Busso alla porta dello studio, quello di papà.

«Avanti.» una voce ormai adulta e più profonda di quello che ricordassi mi invita a entrare.

Evan è appoggiato mollemente sulla scrivania di legno di mogano, lo sguardo sconfortato rivolto verso il cellulare.

«Non capisco dove sia finito l'ufficiante. Mi sta facendo letteralmente impazzire. Ci voleva solo questa» esclama.

Mi avvicino a piccoli passi e gli afferro l'avambraccio, mio fratello è un fascio di nervi. Lo osservo da vicino, i suoi profondi occhi blu sono circondati da delle brutte occhiaie, segno che anche lui ha passato diverse notti in bianco.

«Ehi.» cerco di attirare la sua attenzione, così pian piano il suo sguardo si posa sul mio, in attesa del proseguo.

«Hai fatto tutto quello che potevi. Se vuoi provo a fare qualche chiamata io. Gli altri compagni conosceranno qualcuno di sicuro.»

«Mmm. O forse mi risponderà. Sarà solo impegnato.» sbuffa fuori dell'aria e finalmente lascia andare sulla scrivania il cellulare.

«Come faremo?» la mia più che una domanda suona nell'aria quasi come una supplica, sto implorando mio fratello di aiutarmi a capire come fare, d'ora in avanti.

Con un peso in più sul cuore, dovrò trovare la forza di andare avanti lo stesso, e con la consapevolezza che lui non ci sarà più.

«Se mi fermo a pensare anche solo un istante mi sento come svuotato.» il pomo d'Adamo vibra dall'intensità delle sue parole.

«Lui è e sarà sempre parte di me. Ma...»

«Non sei pronto a lasciarlo andare via?» continuo la frase al posto suo.

«Solo tu conosci il dolore che si è ramificato dentro, fin sottopelle, sotto ogni strato o fibra del corpo. Solo tu lo hai amato quanto me.»

Deglutisco forte e in silenzio annuisco con la testa.

«Vieni qui.» per la seconda volta di oggi, Evan mi abbraccia e mi faccio trasportare dal calore del suo corpo.

«Ti voglio bene» sussurro schiacciata al suo petto.

«Anche io, piccola K.» L'unica altra persona che può arrogarsi il diritto di chiamarmi così.

Lascio andare piano piano la presa e mi distanzio il giusto per poterlo osservare negli occhi, velati dal magone.

«Sai... in tutti questi anni, ho sempre tenuto in conto che gli sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa. Ma, nonostante tutto, ho sempre pensato fosse invincibile.»

Eppure.

«Questo giorno non sarebbe mai dovuto arrivare» farfuglia Evan.

«Già.» Non riesco a proseguire oltre. Le parole mi muoiono in gola.

«È quasi ora...» Evan osserva l'orologio sul polso.

«Dovremmo dirgli addio.» Faccio un passo indietro, come scottata da queste parole.

Come, proprio lui?

«Questo mai.» indurisco la voce e affilo lo sguardo. Come può rassegnarsi così velocemente? Lui che lo ha amato per anni in silenzio e con una perseveranza fuori dal comune.

Non sono d'accordo. Non posso cancellare la sua esistenza e metterci una pietra sopra.

Non dirò mai addio a Peter.

Mai.

Breve capitolo di passaggio, ma fondamentale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Breve capitolo di passaggio, ma fondamentale

Ecco, finalmente svelata in parte la motivazione di tanto sgomento... cosa sarà successo a Peter? 👀 

Me in Your AbsenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora