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Dicembre 2011

Peter mi bacia con tutta la passione di cui è capace, con molta probabilità non vuole che scivoli ancora via. Ho provato a reprimere i miei sentimenti, ma è stato più forte di me. Ci baciamo con foga, la sua lingua si muove insieme alla mia. Le sue mani si incastrano alla perfezione tra i miei capelli mentre gli afferro con forza le spalle, gemo a questo contatto.

Quanto lo desidero.

Dio, quanto è bello.

Però...

Appoggio le mani sul suo petto cercando di allontanarmi.

«Peter, non possiamo... non qui.»

«E dove?» mi domanda scettico e con le labbra ancora gonfie dei miei baci.

«In camera» affermo sicura. Sgrana gli occhi sorpreso della mia proposta.

Senza farselo ripetere due volte, mi ribacia con più forza e superiamo la porta che con una mano la richiudo dietro di me, girando la chiave.

Nel frattempo, Peter traccia con la lingua un percorso lungo il mento, poi il collo e ancora dietro l'orecchio, così emetto un ansimo imbarazzante, ma lui forse non la pensa in questo modo perché sembra perdere del tutto di testa e mi solleva agganciandomi al suo busto. Lascio andare da qualche parte il disegno e continuiamo ad avanzare nella stanza, uno schiacciato all'altro.

Voglio di più, voglio lui.

Ci stacchiamo per qualche secondo per riprendere fiato, poi prendo l'iniziativa e lo bacio, mi mostro più sicura e scendo sul suo collo fino a leccargli il pomo d'Adamo. Peter tira indietro la testa ed emette un verso strozzato di piacere.

Lentamente ci portiamo sul letto, quando le mie ginocchia toccano il bordo faccio una lieve flessione indietro mentre Peter mi sovrasta con il suo robusto corpo, che mi premuro di tenerlo stretto a me, cingendogli attorno le gambe.

Con un lieve tocco inizia un percorso partendo dalle caviglie, continuando per il ginocchio e infine l'esterno delle cosce, fino al sedere.

Continua questa lenta salita che mi tortura, fremo dalla voglia di sentire la sua pelle sulla mia. Porta le dita sulla pancia seminuda e si fa strada sotto la maglietta, sfiorando il ferretto del reggiseno. Peter continua a baciarmi famelico e con un gesto premuroso mi stringe il seno nel suo palmo. Mio dio, quanto è eccitante.

«Sei bellissima. Non so dirti quanto mi piaci...Ka-» ma lo silenzio con l'indice e premo ancora le labbra contro le sue.

Sento il cuore scoppiarmi nel petto.

Nessuno mi ha mai toccata prima d'ora. Peter è eccitato, lo avverto mentre strofina il rigonfiamento presente nei pantaloni sulla mia parte più intima, questo contatto mi manda su di giri, mordo il labbro inferiore e lo stringo ancora più forte a me.

Voglio di più.

Sta davvero succedendo.

Peter si arresta di colpo. «Vuoi che mi fermi?» Assolutamente no, nego con la testa.

Inizia a leccarmi con dolcezza il collo, poi mi bacia sopra la maglietta all'altezza del capezzolo, più sotto verso l'ombelico fino ad arrivare al bordo dei pantaloni.

Inarco la schiena e gemo impaziente.

È a questo punto che sentiamo la porta aprirsi, ma per fortuna l'ho chiusa a chiave. Sobbalzo immediatamente e Peter si allontana, posando la schiena sul letto. Mi guarda incredulo negli occhi, mentre io cerco di tornare di nuovo lucida e padrona del mio corpo.

Me in Your AbsenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora