12

215 35 82
                                    

Novembre 2011

Dopo la festa e dopo ciò che è accaduto in quella camera, io e Peter abbiamo continuato a scambiarci messaggi, anche perché lui è stato assente da scuola per una settimana a causa di una brutta influenza.

Ad ogni squillo del cellulare il mio cuore perdeva un battito.

L'eccitazione e l'euforia di questi giorni stanno giungendo al culmine per l'appuntamento di questo pomeriggio.

In tale attesa provo i più dispariti e contrapposti sentimenti, sono irrequieta e trepidante d'ansia. Il nostro sarà un incontro clandestino, poiché nessuno della mia famiglia ne è ancora a conoscenza, l'unico con il quale sono riuscita a confidarmi, per il momento, è stato John.

Mi trovo presso l'Auditorium per finire di allestire lo spettacolo teatrale che si terrà alla fine del mese. Sto sistemando il groviglio dei cavi delle luci, quando sento un rumore di passi avvicinarsi.

È arrivato, finalmente. Il cuore non mi dà tregua, nemmeno un secondo.

Ci baciamo subito, senza alcuna remora.

In questi brevi istanti di lucidità in cui riprendiamo fiato, provo a rammentare a me stessa che non si tratta di un sogno, ma della realtà. Durante le ore che ci hanno tenuto separati, ho avuto modo di ripensare sovente a Peter, alle sue labbra morbide e calde, al suo tocco delicato e passionale, a quelle iridi nebulose e profonde sulle mie, alle fossette incantatrici e al suo sorriso ammaliante e genuino.

Riprende a baciarmi con più passione di prima, la mia lingua ormai non è più inesperta e timida, segue i sublimi moti di quella del moro.

Decido però di interrompere l'intreccio incandescente, ponendo le distanze con i palmi appoggiati al suo petto muscoloso.

Grazie al contatto percepisco lo scalpitio impazzito del suo cuore, questa rivelazione mi fa arrossire le guance, ma non voglio aspettare ancora a lungo ed esprimere ciò che la mia mente trama da tempo: chiarire la situazione e comprendere le sue intenzioni.

«Peter, cosa stiamo facendo? Non che mi dispiaccia, ma ogni volta che siamo soli... e ci appartiamo...» non riesco a concludere la frase che lui prova immediatamente a giustificarsi.

«Capisco cosa intendi Kate.» Fa una breve pausa e prende un respiro profondo. Abbasso lo sguardo, sconfortata. Temo la continuazione del discorso.

«Tu mi piaci. È evidente.» Gli si increspano le chiare iridi e un sorriso rassicurante appare sulle labbra. Anche se non si può osservare dall'esterno, il mio cuore inizia a fare le capriole.

Lo ha veramente ammesso?

«Sei appena uscito da una storia piuttosto lunga... cosa rappresento per te?» Sono preoccupata della risposta.

«Tu non sei un capriccio, non voglio che tu lo pensi. Vorrei poterti frequentare, portarti fuori e stare il più possibile insieme, perché quando sto con te mi sento bene.» Sembra anche alleggerirsi di un peso. Il respiro caldo giunge fino al mio viso.

Queste parole mi rasserenano, lascio andare anche io un sospiro di sollievo. Inutile dire che provo lo stesso per lui.

«Lo hai detto ad Evan per caso?»

«Non ancora. Di solito non gli tengo nascosto nulla... ma avrei paura della sua reazione, sei sua sorella. Non so come la prenderebbe.» Cambia aspetto in volto mentre lo confessa.

Il loro è un legame indissolubile, l'amicizia che li avvolge l'uno all'altro dura da molto tempo, non sopporterei di essere la causa di un eventuale attrito tra loro.

Me in Your AbsenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora