Matt
Maggio 2012
Dopo quell'abbraccio con Evan, pian piano, mi calma. Sono cosciente che ci vuole ben altro per farmi perdonare del tutto da mio fratello, ma è un inizio, per mia fortuna.
Decido proprio in questo momento, nella sua camera, che smetterò di tenergli nascosto dell'altro, conosco il bene che vuole al suo migliore amico, perciò, non ce la faccio a tenere il segreto ancora a lungo come mi aveva chiesto Peter, ho paura si sia ficcato in qualche guaio e se c'è qualcuno che potrebbe aiutarlo, quello è proprio mio fratello.
Ha il diritto di sapere.
«Senti, non voglio più nasconderti nulla. Soprattutto dopo il male che ti ho provocato nell'ultimo periodo...» lo avverto.
«Continua» mi incoraggia lui.
«Qualche giorno fa, dopo un allenamento, ho sorpreso Peter a litigare con un individuo losco» provo a spiegargli.
«Di che parli?» Sgrana gli occhi sorpreso.
«Non so chi fosse Evan, so solo che aveva un aspetto per niente raccomandabile e quando gli ho chiesto spiegazioni, Peter mi ha fatto giurare che non avrei rivelato nulla per la vostra incolumità. Parole sue.»
«Hai sentito il contenuto della conversazione?» Mi chiede ancora.
«No, purtroppo no. Ma parlavano di accordi, di condizioni che Peter doveva rispettare... e poi il tizio ha nominato il suo capo, minacciandolo!» cerco di ricordare e portare alla mente più dettagli possibili.
«Insomma, non mi sembrava per niente un confronto amichevole, però lui mi ha detto di tacere per il vostro bene e io, dato come mi era già comportato, non volevo immischiarmi ancora in affari che non mi riguardavano. Ma ho preferito dirtelo lo stesso, alla fine.» Tiro fuori tutto, lasciandomi senza fiato.
«Hai fatto bene, grazie.» Sembra davvero turbato dalla confessione, ha uno sguardo cupo e indecifrabile.
«Per qualsiasi cosa, ci sono. Se Peter si trovasse nei guai, vorrei darvi una mano, Evan!» Mi faccio avanti, deve sapere che voglio stargli vicino, che non lo lascerei solo in quella situazione, soprattutto se si tratta di qualcosa di pericoloso.
«Parlerò con Peter.» Mi dà un lieve colpetto sulla spalla sinistra e poi si alza dal letto, ancora scosso.
***
All'interno dello spogliatoio della scuola, possiamo udire la folla fuori acclamare le squadre. Per fortuna giochiamo in casa, e le nostre cheerleader stanno incitando la folla con cori e balli. Il coach è nervoso, perché abbiamo perso le ultime tre partite di fila, infatti, ammonisce Peter davanti a tutti.
Lui è il regista del gioco e oggi dovrà assolutamente chiamare lo schema studiato durante gli ultimi allenamenti e permettere al running back, cioè io, di rimanere dietro e sorprendere così l'avversario.
Peter annuisce con il volto stanco e lasciato mollemente tra le mani. Non ha una bella cera, nemmeno oggi.
Urliamo forte per caricarci. Dobbiamo spaccare!
Sarà una delle nostre ultime occasioni, prima che si concluda definitivamente la stagione.
La principale motivazione che mi ha spinto a inizio anno a presentarmi ai provini per l'ammissione in squadra era che volevo essere notato, divertirmi e diventare popolare, quasi al pari di Evan, Peter e i loro compagni.
Poi, con il passare del tempo, ho cominciato ad appassionarmi sempre di più e ho capito di far parte di qualcosa, di un team, di un gioco esaltante e travolgente. Perciò, non vorrei sprecare la grande occasione e perdere il campionato di stato per un soffio.
STAI LEGGENDO
Me in Your Absence
RomanceKate Flaming pensava di essersi lasciata alle spalle i ricordi dell'adolescenza, le giornate tra i banchi di scuola e il suo primo grande amore: Peter Handerson, il migliore amico di suo fratello maggiore. Da qualche anno è tornata a vivere a Los An...