Capitolo 9

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Lo vidi farsi vicino, e d'istinto indietreggiai per distanziarmi, chiedendomi cosa volesse precisamente

«Dai, non scappare... Dopo tutto questo tempo che ci conosciamo scappi?» Rise sottovoce, facendosi nuovamente vicino e cercai di trattenermi sul posto

«Sei proprio cresciuto bene, me lo ricordo quando sei venuto a chiedere lavoro... Tutto timido ed incredibilmente eccitante, talmente tanto che mi sono ritrovato con un'erezione nei pantaloni in poco tempo... E devo dire che la situazione è andata peggiorando nel tempo» Affermó divertito indicandosi, notando un disgustoso rigonfiamento nei suoi pantaloni

«Ho un impegno urgente, dovrei andare via» Deglutii, sperando che mi pagasse e mi facesse andare via senza troppi problemi

«Tanto urgente da non poter fare alcun favore al tuo capo?»

Una strana sensazione di nausea inizió a impossessarsi del mio corpo, probabilmente scatenata dall'ansia che stavo provando

«Io... C'è il mio ragazzo che mi sta aspettando. Non ho intenzione di fare alcun favore a nessuno»

Parlai con voce ferma nonostante gambe, braccia e persino le mani non smettessero di tremolare

«Sai che, se solo volessi, potrei sbatterti fuori da questo locale senza problemi, no?»

Annuii, fissandolo negli occhi

«Sei sicuro della tua scelta? Perché non si torna indietro» Mormoró lascivo, portando una mano sul mio fianco, scendendo verso il sedere prima che potessi allontanargli quella mano che poteva essere paragonata ad una zampa di un animale selvaggio

«Preferisco andarmene che essere toccato anche solo un altro istante da quelle mani che si ritrova. È la persona più viscida che conosca. Dovrebbe elemosinare che non la denunci per molestie sessuali inquanto minorenne e per far lavorare illegalmente i ragazzi al suo locale. Se fossi in lei, mi pagherei tutta un'intera settimana e forse così potrei anche pensare se rimanere in silenzio»

Parlai e lo vidi allontanarsi di scatto, sconvolto da quelle parole che gli avevo destinato

«Vai al diavolo Mattia, non sai cosa sia la riconoscenza, sei un moccioso spocchioso»

«Almeno il cazzo non mi si alza guardando dei vecchi come lei, ma lei non può dire lo stesso, è solo un malato»

Mantenne il silenzio mentre tirava fuori dalla tasca dei pantaloni il portafoglio, prendendo da esso un certo quantitativo di banconote che dopo aver contato mi porse

«È un piacere fare affari con lei di tanto in tanto» Affermai, dandogli una spallata prima di superarlo, uscendo da quella stanza per tornare tra la folla, sentendo solo la necessità di stringere Christian a me e lasciarmi stringere come solo lui riusciva a fare

«Finalmente, avete finito da quasi venti minuti... Credevo non tornassi qui perché ce l'avessi con me»

Come avevo previsto, non trovai parole per rispondere, semplicemente mi gettai tra le sue braccia, sentendomi stringere forte in risposta... Lui era così, non sapeva perché lo stessi abbracciando ma non aveva esitato un solo momento a stringermi ancor più forte, sentendo lentamente quella sensazione di ansia, angoscia e paura che mi divorava, abbandonarmi

«È il tuo modo di chiedermi scusa?» Ridacchió prima di rendersi conto che ci fosse sotto qualcosa di più importante

«È successo qualcosa?»

«Possiamo andarcene perfavore? Ti racconto a casa»

Annuì e così ci allontanammo, giusto il tempo sufficiente per poter uscire da quel locale, avendo la consapevolezza che non ci avrei mai più messo piede, raggiungendo la macchina.

AMNESIA [Zenzonelli-Amici21] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora