Capitolo 20

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Dopo quella cena a casa dei miei genitori ero rimasto a pensare e ripensare per giorni alle parole di Federica, cercando comunque durante tutta la seguente settimana di evitare Christian quanto più possibile sul posto di lavoro nonostante non fosse per niente facile.

Dovevo ammettere che con il tempo la rabbia che mi dominava era sbollita, rimanendo soltanto con la delusione per quel gesto amaro, ma nulla che non fosse gestibile se riuscivo a stare alla larga dal moro, ma lui non sembrava intenzionato a lasciarmi perdere, proprio per nulla.

Quel sabato mattina mi svegliai al suono della sveglia puntata la sera prima, preparandomi per quel turno di lavoro lunghissimo che avrei dovuto svolgere, e sperai vivamente che quel giorno la folla fosse minima perché non avrei retto troppa confusione.

Dopo una doccia al volo misi una felpa e dei jeans, mettendo in cambio dentro lo zaino per poter così uscire da casa e raggiungere la fermata dell'autobus dove rimasi ad aspettare per almeno mezz'ora prima di vederlo anche solo da lontano in mezzo al traffico.

Arrivato a destinazione entrai dentro la struttura, ricercando subito Alexia con lo sguardo quando non la trovai al suo solito posto davanti alla cassa, alzando un sopracciglio

«Ale, ci sei?» Chiesi ad alta voce, approfittando del fatto che il posto avesse appena aperto e che non ci fosse nessun cliente a cui avrebbe potuto dare fastidio quella mia uscita

Tuttavia non ricevetti alcuna risposta nell'immediato, tanto che mi diressi in cucina dove sapevo che di prima mattina avrei trovato solamente Ivan, però vi trovai stranamente e solamente Christian che, con le cuffie nelle orecchie, stava preparando qualcosa per la colazione

«Chri» Affermai a voce alta nel tentativo di farmi sentire ma fallii miseramente, così mi avvicinai a lui da dietro per sfilargli un'airpod dall'orecchio, cosa che lo fece sussultare dallo spavento

«Cristo Mattia, mi hai fatto morire» Affermó portandosi una mano al petto, immaginando che si fosse spaventato sul serio dalla sua espressione

«Ti ho chiamato ma non mi hai sentito, avrei dovuto farti i segnali di fumo? Comunque... Alexia? Tuo padre?» Chiesi estremamente curioso prima di stropicciarmi un occhio assonnato

«Alexia doveva dare un esame all'università e ha detto che se lo supera con più di diciotto questo pomeriggio festeggia, quindi probabilmente non la vedremo fino a domani... Mio padre invece sta male, non riesce neanche a mettersi seduto sul letto, credo abbia l'influenza o qualcosa di simile» Spiegó e trovai davvero che il destino mi giocasse dei brutti tiri

«Quindi siamo soli? Come dovremmo gestire il posto?»

«È la stessa cosa che ho detto a mio padre stamattina, ma ha insistito dicendo che non avrebbe potuto perdere tutti quei clienti e che ce la saremmo cavata senza problemi» Alzó le spalle, controllando poi la teglia dentro il forno, estraendola quando capì che le cose fossero cotte al punto giusto

«Riesci a servire e stare alla cassa? Io non posso uscire spesso dalla cucina»

«Non lo so, posso provarci... Non prometto nulla» Alzai le spalle, allontanandomi con l'intento di uscire dalla cucina per andare a cambiarmi nello spogliatoio, ma il ragazzo mi acchiappó per il braccio facendomi un sorriso divertito

«Assaggi? C'è il tuo preferito»

Sbattei un paio di volte le palpebre prima di realizzare mentre la mia totale attenzione veniva catturata da quella mano stretta dolcemente attorno al braccio, sentendo bruciare la pelle sotto ogni dito

«È un modo alternativo per offrirmi la colazione?» Chiesi fissando quei cornetti semi-caldi, prendendone così uno, alzando in seguito lo sguardo su di lui

AMNESIA [Zenzonelli-Amici21] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora