Capitolo 26

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A quel messaggio vocale Christian non mi aveva mai risposto, probabilmente neanche lo aveva mai ascoltato, e ci misi del tempo a metabolizzare davvero cosa fosse successo e il fatto che fosse finita così.

E mi mancava, da fare schifo... Avevo la malata tendenza a cercarlo con lo sguardo ovunque andassi, con chiunque fossi, nonostante sapessi che non avrei mai potuto vederlo lì.

Spesso avevo anche la dannata voglia di farmi del male e così mi ritrovavo a riascoltare canzoni che mi riportavano a lui, ricordavo piccoli momenti divertenti vissuti insieme.

Non riuscii velocemente ad accantonare il pensiero di lui nella mia vita perché l'aveva sconvolta troppo per poter far finta di nulla, ma ci stavo provando a piccoli passi e forse affrontare l'esame di maturità mi aveva aiutato.

Dalla fine della scuola fino al giorno del primo scritto non avevo avuto molto tempo per pensare a qualcosa che non fosse Italiano, Scienze, Matematica, Inglese o Educazione Fisica, gli unici momenti che mi concedevo per pensarlo erano quelli durante i quali il pensiero e lo sconforto di non riuscire ad affrontare al meglio gli esami mi catturavano e immaginavo quanto sarebbe stato diverso se avessi avuto lui al mio fianco a sostenermi in quei momenti di forte stress.

Dopo la maturità né un messaggio né una chiamata, e nel mio cervello si stava lentamente facendo chiara l'idea che forse lui era riuscito ad andare avanti abbastanza facilmente ed io non volevo rimanere indietro, non mi piaceva, ma non volevo neanche correre per superarlo, quindi mi stavo prendendo il mio tempo.

Circa due giorni dopo l'orale della maturità, Federica era stata portata d'urgenza in ospedale da Saverio perché aveva improvvisamente rotto le acquee, e così ci eravamo ritrovati tutti in ospedale ad aspettare che la bambina venisse al mondo; quando successe fui uno dei primi a vederla, ed era assolutamente bellissima... Aveva gli occhi semichiusi dai quali si potevano scorgere delle iridi verdissime come quelle della madre, un nasino fine e all'insù, delle labbra estremamente sottili e pochi capelli mori.
Quando mi invitarono a prenderla in braccio inizialmente ebbi qualche perplessità, spaventato dalla possibilità di farle male, ma quando me la ritrovai effettivamente tra le braccia mi si sciolse il cuore... Era una sensazione bellissima, e avevo davvero bisogno di provare un sentimento tanto bello dopo tanto.
Chiesi a mia madre di farmi una foto mentre tenevo la piccola tra le braccia, e successivamente le feci anche un primo piano quando la rimisi nella piccola culla in plastica trasparente; quando uscii dalla stanza e mi sedetti nella sala di aspetto, mi ritrovai con il telefono in mano e sulla chat di Christian, decidendo di mandargli quelle due foto, scrivendogli "È bellissima... Vorrei tanto che la vedessi... Alla fine sei ancora lo zio, no?".
Ma neanche a quello ricevetti mai risposta e, proprio in quell'istante, pensai che sul serio qualsiasi cosa ci fosse mai stata tra noi era davvero terminata per sempre.

E allora avevo deciso di lasciare il lavoro, perché quel posto continuava a ricordarmi Christian in ogni modo possibile e vedere sua sorella e suo padre quotidianamente mi faceva stare male.
Durante i mesi estivi avevo studiato come un forsennato per fare il test di ammissione universitario per la facoltà di Medicina, riuscendo a Settembre ad entrare in graduatoria, e così mi ritrovai ad immatricolarmi presso La Sapienza di Roma, città lontana che sapevo mi avrebbe aiutato a togliermi Christian dalla testa.

Lasciai allora casa mia, ma non prima di ricordarmi ogni minimo particolare e momento vissuto con il ragazzo: quando la prima volta che ci eravamo conosciuti mi aveva accompagnato a casa preoccupato e mi aveva lasciato il numero, quando aveva dormito con me la prima volta, la prima colazione insieme e le crostatine, il suo compleanno e la dormita sul divano l'uno sull'altro perché lo spazio era minimo, la prima scenata di gelosia che avevo fatto per quella non sapevo essere la cugina, la prima volta che avevamo fatto l'amore, la prima doccia insieme in quel bagno troppo piccolo... Stavo lasciando tutto, e andava bene, doveva andare così... Era un male necessario.

AMNESIA [Zenzonelli-Amici21] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora